Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

ghiotti mangiatori di questi pachi- dermi; oltre alla carne, usano la pel- le per fare scudi, le zanne per orna- re le maschere rituali, specialmente quelle delle cerimonie funebri. Sfruttando la fertilità del suolo, il caldo clima equatoriale e l’abbon- danza di fiumi che si versano nel la- go, essi hanno fatto passi da giganti nell’agricoltura: oltre ai prodotti di consumo immediato, coltivano su scala industriale cotone, canna da zucchero e banane. PIPA E CHITARRA Benché sia una delle etnie più atti- ve e industriose del Kenya, i luo non godono di grande stima da parte dei vicini: i pastori li disprezzano per es- sersi dedicati all’agricoltura, un lavo- ro «a schiena curva»; i kikuyu ne de- ridono la dieta, chiamandoli «man- giatori di pesce». Eppure i luo hanno un carattere pacifico e gioviale. Tale giovialità si traduce in conviviali abbuffate e maiuscole bevute di birra; danze ac- compagnate da chitarristi improvvi- sati; interminabili fumate di nonne e bisnonne. È diventata classica la fi- gura dell’anziana luo che fuma bea- ta la sua grossa pipa di terracotta. Altrettanto classici sono gli stru- menti musicali, con cui i luo accom- pagnano danze e feste: il nyatiti , una specie di chitarra o cetra a più strin- ghe, non necessariamente accordate secondo la scala diatonica; l’ abu , cor- no di bue o di altro grosso animale; l' orutu, una specie di violino a una sola corda, che viene fatta vibrare con un minuscolo archetto. Presso alcuni luo è facile vedere un enorme strumento a fiato: un insieme di zuc- ca e corno, detto bu . UOMINI E BESTIE... NEL PACHO Il gruppo familiare luo è costitui- to da capofamiglia, mogli e numero- si figli e figlie. La struttura familiare è patrilineare; per cui proprietà e po- tere passano dal padre ai soli maschi. Le figlie, quando si sposano, escono definitivamente dal nucleo familiare di origine e appartengono a quello del marito. La ricchezza gioca un ruolo essen- ziale nella consistenza del nucleo fa- miliare: più un capofamiglia è ricco, più mogli gli occorrono per avere molti figli da impiegare nella difesa della proprietà, cura dei beni e cu- stodia del bestiame. Per i luo il numero è potenza. Un tempo, quando erano diffuse malat- tie spesso mortali, un capofamiglia poteva avere perfino 50mogli, se era molto ricco o uno stregone. Ancora oggi la poligamia èmolto diffusa, ma non nelle proporzioni del passato. La classica famiglia luo vive insie- me al bestiame nel proprio pacho : una grande siepe di euforbie conuna entrata principale e una secondaria. Al centro c’è un recinto minore, do- ve si raduna il bestiame; attorno a questo le abitazioni, di forma circo- lare e tetto conico. Di fronte all’entrata principale si trova la capanna del capofamiglia; ai suoi lati quelle delle mogli. Le ragaz- ze vivono insieme a una donna an- ziana; ragazzi e scapoli occupanouna casa accanto all’entrata del recinto del bestiame, per controllare che non avvengano furti. Non esistono vil- laggi; all’interno di ogni stanziamen- to il capofamiglia è la maggiore au- torità. Ogni famiglia appartiene a un clan ( dhoot ), cioè l’insieme di persone di- scendenti da uno stesso antenato. Più clan, imparentati e radunati nel- la stessa zona geografica, formano un popolo ( oganda ), sotto il coman- do di un capo ( ruoth ). Più popoli ( o- gendini ) costituiscono l’etnia luo. Prima che l’amministrazione sta- tale prendesse il sopravvento sumol- te strutture tribali, ogni ruoth aveva il suo consiglio, composto dai più ri- nomati anziani dei maggiori clan: ba- dava alle questioni di grande impor- tanza, come delitti gravi, razzie, que- stioni di proprietà, guerre tra clan. Esistevano pure i consigli regionali e di clan. Il capofamiglia giudicava so- lo i piccoli crimini nell'ambito del proprio nucleo familiare. SCAPOLI SENZA SCAMPO L’importanza della famiglia è sot- tolineata dal fatto che, una volta, nel- la società luo non c’era posto per sca- poli e zitelle. Chi non si sposava non era considerato una persona adulta e rimaneva ai margini del clan. Ma sposarsi è un’impresa: il cerimonia- le del matrimonio è così complesso che, anche oggi, sono pochi a cono- scerlo e seguirlo per intero. Le nozze, infatti, non si esaurisco- no in un atto, ma è un processo lun- go, fatto di accordi, offerte, sacrifici e feste, con un nugolo di protagoni- sti e attori secondari, che ruotano at- torno ai due nuclei familiari interes- sati. Per guidare un cerimoniale tan- to complesso, si richiede unmaestro molto esperto. Anzitutto le trattative per il matri- monio si possono protrarre per me- si. Sono i genitori dei due «promes- si» a portarle avanti, attraverso in- termediari. Deciso il matrimonio, un tempo avveniva una specie di rapi- mento, con cui la ragazza veniva tra- fugata alla capanna del fidanzato. Dopo una breve convivenza, la cop- pia si recava insieme a casa dei geni- tori della donna, dove il fidanzato rendeva omaggio alla madre e co- minciava a pagare parte della dote pattuita. E seguiva una grande festa. Mentre il futuro marito procede- va nell'impegno di pagare la dote, la ragazza restava con i genitori; ma an- dava a convivere per breve tempo con il promesso sposo, ogni qualvol- ta che questi sborsava un’altra muc- ca. Quando il padre della sposa si di- chiarava soddisfatto delle bestie ri- MISSIONI CONSOLATA 68 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA Donna luo con la caratteristica pipa di terracotta.

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