Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002
P elle color rame, corpi longilinei e voltodai lineamenti asciutti e fini non lasciano dubbi: i gab- bra (*) sono uno dei tanti gruppi cu- sciti della grande famiglia oromo (E- tiopia), con i quali condividono lin- gua e cultura pastorale. Dai somali hanno attinto elementi arabo-musul- mani e la predilezione per i cammel- li, che assumono rilevante importan- za economica, sociale e rituale. Abitano a cavallo del Kenya ed E- tiopia. La zona kenyana (35.000 kmq) si estende dalla sponda orien- tale del lagoTurkana fino al centro a- bitato di Marsabit ed è popolata da oltre 25 mila gabbra , 36 mila cam- melli, 9mila bovini e 360mila tra pe- core e capre. VAI DOVE TI PORTA IL VENTO Il territorio dei gabbra è un im- menso tavolato dove steppe e sava- ne, disseminate di arbusti spinosi ed erbe secche, si alternano a deserti di pietraie e polvere lavica, circondate da rilievi rocciosi e ammassi moreni- ci di origine vulcanica, simili a enor- mi palle di cannone arrugginite. Il turista che vi si avventura nella stagione secca non può sottrarsi al- l’impressione di essere capitato in una solitudine sconfinata, soprattut- to di fronte al deserto del Chalbi, in- crostato di sale, regno assoluto della fata morgana. Chi invece vi arriva durante la stagione umida (marzo-a- prile e novembre) e vede scrosciare le piogge, lo scorrere tumultuoso di torrenti in piena, lo spuntare rapido dei fiori, pianura e monti ricoprirsi di verde, può comprendere perché i gabbra amino questa terra. Conservatori come tutti i popoli pastori, quella dei gabbra è l’etnia kenyana meno toccata dall’occiden- talizzazione. Cultura e strutture so- ciali sono mirabilmente adattate al- l’ habitat , lasciandolo intatto come è da millenni. Lavoro e vita sono gui- dati dalla natura, dai ritmi lunghi del- le stagioni, gestazioni e crescite. I gabbra comprano dal fabbro ac- cetta, lancia, coltello, scalpello per la- vorare il legno; per il resto sono in- dipendenti e ricavano quanto occor- re loro da ciò che offrono la natura e il mondo animale. Attività principale è la pastorizia, accompagnata da un semplice arti- gianato per uso domestico: sedie, re- cipienti, coppe, manici, bastoni, bor- se, cordami. L’abitazione soprattutto rivela lo spirito di adattamento dei gabbra. Costruita con materiali vegetali e pelli, pianta circolare di 3-4 metri di diametro, struttura a cupola, essa è facilmente montabile e smontabile, per essere trasportata quando, alla ri- cerca di acqua o nuovi pascoli, essi migrano liberi e leggeri come il ven- to, che corre libero e gagliardo, ine- briato dagli spazi immensi. La terra appartiene a tutta l’etnia; il bestiame è proprietà dei capifami- glia. Tutti hanno diritto di accedere ai pozzi: la priorità può essere riser- vata a chi ha costruito o riparato il pozzo; gli altri si attengono paziente- mente e rigorosamente ai turni deci- si dagli anziani. Inoltre, prima si ab- beverano le bestie, poi le persone. ATTÀCCATI AL TRENO! La famiglia ( worra ), per lo piùmo- nogamica, è il fondamento della so- cietà dei gabbra. Essi vivono in vil- laggi ( olla ) di una ventina di capan- ne, disposte in fila o in semicerchio, circondate da una siepe di rami spi- nosi condue entrate. Accanto alla ca- panna ci sono i recinti del bestiame. In ogni villaggio l’assemblea degli anziani, raccolta sotto un albero, cu- ra gli affari di politica, amministrano la giustizia e dirimono le questioni comunitarie: ricerca di nuovi pasco- li, migrazioni, dispute, date di cele- brazioni, turni di abbeveramentode- gli animali, epidemie, pericoli di at- tacchi nemici. Nel consiglio emerge la figura dell’« abba olla » («padre del villaggio»), con funzioni di guida, proporzionate alle doti personali. Un’unità più vasta raggruppa i di- scendenti da un capostipite comune e non lontano nel tempo. I membri del lignaggio sono tenuti ad aiutarsi a vicenda, specie in caso di vedovan- za, razzie subite o carestie. Il clan o sezione ( gosa ) è alla base dell’organizzazione della vita. Sono cinque: Alganna , Galbo , Gara , Odo- la e Sharbanna . Il principio di di- scendenza è patrilineare: ogni gabbra sa fin da fanciullo a quale gosa ap- partiene suo padre e quindi egli stes- so. Il ricordo del nome degli antena- ti si spinge fino alla 10 a generazione. Ogni clan si organizza come unità sociopolitica, in molti aspetti auto- noma, con funzioni rituali e costumi propri, con un gruppo di anziani re- sponsabile dell’andamento generale e particolari funzioni giudiziarie, per dirimere i problemi di difficile solu- zione. Questi anziani risiedono in un villaggio sacro, detto yaa , dove sono custoditi gelosamente i simboli sacri clanici: tamburo, corno e bastoncini per l’accensione del fuoco. Ma la struttura socio-politica più tipica dei gabbra è la classe di età ( lu- ba ), uno dei più affascinanti model- li socio-politici dell'Africa. In tale si- stema ogni generazione assume, via GABBRA pace, pioggia e lunga vita MISSIONI CONSOLATA 60 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA Donna gabbra con ornamenti e pettinatura caratteristica.
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