Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

Ilmondo del«nonprofit» Cari missionari, esiste un mondo, dove si lavora in sordina, senza pretendere «posti al sole», un mondo criticato da chi non lo conosce ed elogiato da chi vi opera. Un «mon- do sommerso», che tutta- via sostiene l’economia vera con ideali veri, come quello del «non profit». È il mondo delle coope- rative e dei consorzi socia- li, che si inseriscono nel la- voro dei «grandi» con «pietre scartate» dal «si- stema». È il mondo di chi affronta i problemi senza puntare esclusivamente al tornaconto personale e in- veste tempo come pochi altri. È il mondo anche dei «disgraziati»: carcerati, handicappati, drogati, sie- ropositivi. Comunità, cooperative e consorzi sociali stanno la- vorando con buoni esiti e con persone qualificate, che sentono il lavoro co- me vocazione, e non solo come fonte di guadagno. Come sono strutturate queste realtà? Le comu- nità-alloggio offrono un supporto psico-educativo e un lavoro nella stessa co- munità (turni di pulizia, di cucina e interventi specifi- ci di sostentamento). Le cooperative e i consorzi, oltre al supporto educati- vo, offrono un lavoro se- condo la specializzazione professionale di chi vi o- pera (si va dal settore agri- colo a quello informatico). Economicamente come sono gestite? Da conven- zioni regionali o comuna- li, ma soprattutto si reggo- no su lavori che gli utenti del gruppo svolgono: lavo- ri scartati dal «nostro mondo lavorativo», per- ché umili, poco rimunera- tivi; lavori che non si of- frono a nessuno, perché troppo costosi per aziende professionalmente prepa- rate. Tuttavia se un datore di lavoro, quando la mano d’opera è costosa, la cerca in una cooperativa socia- le... può anche trovarsi soddisfatto. Terminando l’anno in attivo, s’investe una parte dell’utile per migliorare la comunità o cooperativa (strumenti tecnici più mo- derni per rendere il lavoro meno faticoso, oppure e- ducatori laureati in scien- ze dell’educazione, che se- guono gli utenti). I direttori di questo mondo, se prendono il lo- ro lavoro come una voca- zione, possono scoprire nuovi orizzonti e nuove mete da raggiungere. Allo- ra sì che si fa qualcosa di socialmente utile... Oggi tutti lamentano u- no stress , la malattia della presente civiltà meccanica. Già negli anni Cinquanta esisteva una bevanda pub- blicizzata come il rimedio «contro il logorio della vi- ta moderna». Nel lessico quotidiano lo stress ha assunto una connotazione generica; più che ad una malattia, allude ad una disposizio- ne, che con varie sfumatu- re passa dal «viola» del soggetto (un po’ nervoso) al «nero» del «malato» (chiuso nel cerchio della sofferenza). Viviamo tempi che met- tono a dura prova l’animo di tutti. I motivi per alzar- si dal letto la mattina di- ventano sempre più diffi- cili da intrecciare; il senso del dovere (che in passato agiva da farmaco), sembra essersi perso, lasciando il posto ad un’«autorealizza- zione» di cui tutti parlano, ma che nessuno sa esatta- mente mostrare. Non intendo fare l’apo- logia del mondo sotterra- neo: anche in questo, in- fatti, esistono «nodi» irri- solti. Tuttavia chi vive in questo mondo appare me- no esposto allo stress . Non è poco. Giovanni Fumagalli Casatenovo (LC) Siamo grati all’amico Giovanni, già volontario in Zaire (oggi Congo) con i missionari della Conso- lata, per la sua riflessione sul mondo «non profit». Un mondo meno «stres- sato», dove non si esclu- de il profitto. Un mondo «socialmente utile». Solidarietà. «Siateespliciti!» Egregio direttore, la rivista Missioni Conso- lata da lei diretta è ottima: contiene articoli ben fatti, in gran numero sui proble- mi del terzo mondo, e vari interessanti dossiers . Tut- to o.k. Però le faccio presente una difficoltà: se voglio in- viare un’offerta per qual- che vostra opera missiona- ria, come faccio non tro- vando esplicitato il «progetto» o «a favore di...» o «necessitano eu- ro... per...»? Che cosa scri- vo sulla causale del conto corrente postale? La mia difficoltà è con- divisa anche da altri. Si- gnor direttore, aggiunga alla sua rivista quanto so- pra: sarà più completa e più pratica per il lettore. Italia Fuina Livorno Signora Italia, lei ha o- gni ragione di lamentarsi. Ma, fino a ieri, vigeva una norma governativa che vietava alla nostra rivista di rivolgere «appelli spe- cifici» di solidarietà. Però oggi, essendo Missioni Consolata divenuta On- lus (Organizzazione non lucrativa di utilità socia- le), è possibile farlo. E lo faremo. Intanto ringraziamo, ancora una volta, gli ami- ci che sostengono le atti- vità della Onlus (compre- sa quella di produrre la rivista) con contributi «specifici» e «generici». Per la causale del versa- mento, è «tollerato» an- che l’uso del retro del conto corrente postale. Se lamorte è una«fiction» Egregio direttore, ho letto con molto interes- se il dossier di G UIDO S AT - TIN «Storie di orchi e ca- vaocchi» ( Missioni Conso- lata, luglio-agosto 2002) sulla tremenda realtà del traffico di organi umani. Non sono, però, d’accor- do che il turpe commercio si vinca aumentando le «donazioni», bensì orien- tando la ricerca su un cam- po incruento, verso altri o- rizzonti (organi artificiali e, ancor più, ricorso a cel- lule staminali, prelevate da adulti o cordoni ombelica- li). Sì, perché la «morte ce- MISSIONI CONSOLATA 6 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA

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