Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

pelle, abbellite da teorie di perline multicolori. Famosi sono i fabbri turkana: e- straggono il ferro da una roccia spe- ciale emodellano armi e utensili.Ol- tre alle classiche lance e frecce dei popoli nomadi, essi fabbricano il micidiale bracciale: infilato al polso e coperto da una sottile guarnizione di cuoio, sembra un ornamento; ma liberato da essa, svela il suo vero sco- po: è un’arma che non lascia scam- po. Caratteristici sono pure i loro bastoni da combattimento: sembra- no comuni canne decorate; ma do- vunque colpiscono le decorazioni lasciano il segno. Nei loro ornamenti, donne e uo- mini rivelano un vasto campionario d'inventiva, gusti, significati sugge- stivi e altro. Le fogge dei ca- pelli sono totalmente diffe- renti da quelle samburu; collane, orecchini, pen- denti e altri ornamenti femminili distinguono le nubili dalle sposate e in- dicano differenti situa- zioni familiari: nascite e lutti, vedovanza e lonta- nanza del marito. Oltre alla perforazione dell’o- recchio, è praticata quella del labbro infe- riore, per inserirvi un monile metallico. Armi, utensili, orna- menti e oggetti artigia- nali hanno per la gente un valore puramente pratico, senza esclude- re quello estetico; ma da quando i bianchi hanno cominciato ad apprezzarli come sou- venir turistici, i turkana hanno fatto un balzo nell’adattamento alla «civiltà industriale». SOCIETÀ DEL BESTIAME L’intera etnia turkana è divisa in12 clan, con usi e rituali propri, e 25 se- zioni sparse in tutto il distretto, con regole esogamiche. Tutti imaschi so- no divisi in due grandi gruppi: ngi- moru (pietre) e ngirisae (leopardi), distinguibili da segni decorativi in occasione di feste. L’appartenenza è alternata tra padre e figli: se il padre è ngimoru , i figli saranno ngirisae e viceversa. Col matrimonio le donne entrano nel clan e gruppo del mari- to. Ma clan, sezioni e gruppi non ri- vestono particolare significato sul piano socio-economico, poiché non posseggono bestiame proprio. Cuore e centro del sistema socia- le turkana è l’ ekal , famiglia estesa: un nucleo indipendente, economicamente au- tosufficiente e geo- graficamente distin- un crimine, ma significa semplice- mente riprendersi ciò che è proprio per diritto divino e primordiale. Se a tale giustificazione si aggiun- ge il prestigio di uccidere uno o più nemici, ostentato con speciali deco- razioni e cicatrici sul petto, si com- prende come i turkana si siano gua- dagnati la fama di guerrieri corag- giosi e sanguinari; anche se negli ultimi anni si sono dati una calmata, sia per convinzione, sia perché le po- polazioni circostanti si sono riforni- te di armi da fuoco ( vedi riquadro ). ADATTARSI O SPARIRE Dote fondamentale dei turkana, modellata dalle difficoltà ambienta- li, è il grande spirito di adattamento. Pur conservando vari usi e costumi del gruppo originario karamojong- jie (modi di vestire, decorazioni e fogge di capelli, rituali e tipi di al- leanze), i turkana hanno abbando- nato tante pratiche classiche dei po- poli nilotici, come la circoncisione sia maschile che femminile; le classi di età, l’importanza dell’autorità de- gli anziani e della divisione clanica. Il rapporto con il bestiame, soprat- tutto, è essenzialmente pratico, ben lontano dalla simbiosi psicologica- sacrale dei samburu. Quando, per motivi di sopravvi- venza, migrano nelle città o altri ter- ritori tribali, i turkana accettano di ripristinare la circoncisione o adot- tano le tradizioni del nuovo habitat . Unici tra i pastori nomadi, i turka- na non si vergognano di «piegare la schiena» per zappare e coltivare la terra, appena le rare piogge ne offro- no l’opportunità, né di avvantaggiar- si d’ogni cosa commestibile: uova, pesce, pollame e carne di animali sel- vatici, cibi rigorosamente tabù per le altre popolazioni pastorali. Fanno ec- cezione le carni di cane e iena. Poiché le difficoltà aguzzano il cer- vello, i turkana hanno imparato a u- sare tutte le risorse offerte da un am- biente ostile. Legno, pelli, cuoio, a- vorio, metalli, zucche, semi, ossa, corna, zoccoli, unghie, piume ecc.... nulla è buttato, ma trasformato in u- tensili, ornamenti e altri oggetti di ar- tigianato. Solo la tessitura non è pra- ticata, per mancanza di fibre vegeta- li. In compenso, le donne sono abili nel lavorare il cuoio, con cui confe- zionano caratteristiche sottane di Ragazza con fratellino in spalla: fin da piccoli i turkana imparano ad assolvere gli impegni familiari.

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