Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

L o chiamano harab lanugseli , letteralmente «succhiarsi la lingua». È un rito che si com- pie alla nascita d’un bambino e si svolge in questo modo: raccolti in- sieme otto oggetti tipici del clan, un uomo picchia leggermente il neona- to ripetute volte; poi altri uomini del clan sputano sugli stessi oggetti e li passano sulle labbra del neonato; in- fine ognuno gli sputa sulla bocca gridando: « Idei aleh!» , sii come me. La cerimonia serve a controllare il potere delle maledizioni ( ibire ), che per i rendille sono una cosa seria: o- gni clan ha le sue; vengono traman- date da una generazione all’altra. So- no credute e temute anche dai popo- li vicini: qualsiasi cosa strana possa capitare l’attribuiscono a una male- dizione dei rendille, che spesso sono invitati a pregare per togliere la iella. «T’AMO... PIO CAMMELLO» Circa 600 anni fa, gli antenati dei rendille vivevano in Somalia: faceva- no parte di uno stesso gruppo etnico cuscita e parlavano la stessa lingua. Fin d’allora elaborarono una cultura ruotante attorno al cammello e de- terminati riti per ottenere benessere per sé e per gli animali, seguendo un duplice calendario, solare e lunare. Poi l’espansione degli oromo avviò un grande movimento migratorio verso sud e ovest, provocando una differenziazione progressiva e dando origine agli attuali somali , sakuye , gabbra, rendille. Tra i nuovi gruppi etnici, i rendil- le sono quelli che si sono spostati più a sud e hanno mantenuto lingua e cultura più intatte. Oggi, sono circa 36 mila e vivono nella zona semide- sertica del distretto di Marsabit, cir- condati a est dai borana, a nord dai gabbra, con i quali si guardano in ca- gnesco da qualche decennio, a est e sud dai samburu. Con questi ultimi, invece, le rela- zioni sono ottime. La delimitazione territoriale è molto elastica, per cui i samburu entrano nella terra rendille e viceversa. Pur mantenendo la pro- pria identità, la vicinanza dei gruppi ha favoritomutui scambi di elemen- ti culturali: i rendille imitano gli or- namenti maschili e femminili dei samburu e hanno metabolizzato va- rie cerimonie di iniziazione. Gelosi della propria identità, i ren- dille si definiscono «proprietari di cammelli»: ma allevano pure bovini, ovini, caprini e pochi asini. Dal be- stiame, eccetto gli asini (usati solo come bestie da soma) proviene il ci- bo, sotto forma di latte, sangue e ra- ramente carne; la pelle è adatta a molteplici usi. Il bestiame compare nelle feste religiose e profane ed è motivo d'orgoglio e prestigio per il proprietario, il cui peso sociale e po- litico è determinato dalla grandezza delle mandrie. Il cammello, soprattutto, gioca un ruolo importante nella vita econo- mica rendille: esso è utilizzato per il trasporto di attrezzi e strutture degli accampamenti verso nuove terre da pasto; o per trasportare l’acqua da pozzi lontani. Un servizio inestima- bile se si tiene conto che l’animale può portare fino a 90 chili di peso, percorrendo 40 km per 6-8 ore al giorno. Inoltre può restare senza be- re per 10-14 giorni. CASA MIA, CASA MIA! La pastorizia è attività comune a uomini e donne, dall'infanzia al ma- trimonio; in seguito lemansioni ven- gono distinte: l'uomo l'abbandona gradualmente per avvicinarsi alla vi- ta politica e la donna si dedica ai la- vori domestici, tra cui l'approvvigio- namento d'acqua, legna da ardere e periodica costruzione della casa. Trenta abitazioni in media forma- no un villaggio, che non ha una col- locazione territoriale stabile; ma, se- condo esigenze igieniche e di pasco- lo, viene smontato e ricomposto altrove, rispettando la consuetudine: la casa del capo al centro e tutte le al- tre intorno, in ordine d'importanza decrescente verso la periferia. Una siepe di rami spinosi circon- da sempre l'abitato, entro il quale so- no disposti i recinti per il bestiame e si aprono alcuni spazi che la gente u- tilizza, di tanto in tanto, per esegui- re danze o canti corali. Sotto un albero frondoso, accanto al villaggio, si riunisce quotidiana- mente il consiglio di anziani, per e- saminare i problemi inerenti alla vi- ta pubblica ed esercitare funzioni di corte giudiziale, quando occorre. RENDILLE cultura del cammello Famiglia rendille verso nuovi pascoli e cammelli caricati con le strutture delle capanne.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=