Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

animali predatori o per razzie del be- stiame alle popolazioni vicine. Non hanno potere decisionale, ma i mo- ran seniori hanno il compito di co- municare la loro esperienza ai co- scritti più giovani e ai primi gruppi di iniziati della classe successiva. «Non c’è classe di circoncisi senza il proprio nome» dice un proverbio samburu. Il nome è importante: con- ferisce identità a individui e gruppi. Per questo tutti gli iniziati di un de- terminato ciclo ricevono un nome speciale, che li distingue dalle classi precedenti: lkishili sono quelli della classe iniziata nel 1960; lkiroro dal 1975; lmoli dal 1990. La seconda classe è formata da uo- mini sposati o in procinto di sposar- si. Essi devono badare alla famiglia e soprattutto accudire al bestiame, la cui crescita procura prosperità e pre- stigio personale e serve ad avere nuo- vemogli e figli. La fortuna economi- ca e familiare tornerà utile per ac- quistare più autorità nel passaggio alla classe successiva. La terza classe possiede il potere politico e decisionale. È la classe dei padri: i loro figli sono ormai entrati nella prima classe, dei moran , e ne controllanomovimenti e attività mi- litari. Le decisioni vengono prese nei consigli degli anziani, cui fanno par- te anche i membri delle classi suc- cessive. Essi hanno uguale potere politico; ma il prestigio e successo personale possono essere motivo di maggiore ascolto ed efficacia per- suasiva. Tali consigli sono locali; ma ci sono occasioni in cui si richiede un consiglio unico per tutto il territorio. La quarta classe, insieme ai super- stiti della quinta e sesta, ha funzione «religiosa». I suoi membri sono i de- positari della tradizione: rappresen- tano il legame vivente tra il passato e l’aldilà. Il loro compito specifico è di consulenza e sacerdotale: alcuni riti e cerimonie richiedono la presenza di almeno uno di loro. Benché in tale sistema organizzati- vo anzianità e vecchiaia siano alta- mente rispettate, non si può definire l’ordinamento samburu una geron- tocrazia. In tale modello, infatti, il potere e le varie funzioni (militare, e- conomico, politico e religioso) sono distribuiti tra tutti i membri in ma- niera diffusa e partecipata, sottraen- doli al dominio del singolo capo o di un gruppo oligarchico. Le donne, però, sono escluse dal- la vita politica e dal meccanismo del- le classi di età, dal momento che non sono destinate a restare nel clan. INIZIAZIONE Nei primi 15 anni il samburu non conta nulla: è un nkerai (bambino) o layeni (ragazzo-pastorello). Ma con l’iniziazione entra nella maturità. L’iniziato, dopo essere stato rasato e fornito di sandali nuovi, coperto da una pelle di pecora, spalmata dalla madre con grasso e polvere di car- bone, viene circonciso davanti alla porta della propria abitazione, con l’assistenza di un padrino. In genere il circoncisore non è un samburu. Il circonciso non deve mostrare paura né lamentarsi per il dolore: sarebbe una vergogna per tutta la famiglia. Dopo la cerimonia il giovane rice- ve regali, cibo e, dal padrino, arco e frecce. Quindi rimarrà a casa per cir- ca un mese nell’osservanza di restri- zioni rituali; quindi comincerà ad an- dare a caccia di uccelli: un’occupa- zione di tremesi chiamata laibartani . Quindi raggiunge gli armenti lonta- ni per dedicarsi al pascolo e alla di- fesa del bestiame; per una decina d’anni intrecciano atti di coraggio a una vita di vanitosi elegantoni. Ma per diventare un moran il gio- vane deve passare attraverso tre sta- di, con relative cerimonie dette lmu- git : sono riti di passaggio obbligato- ri e punti fermi dell’educazione impartita dagli anziani. Inizia con il lmugit delle frecce (o uccelli), durante il quale viene ucci- so un bue: di fronte a sua madre, il giovane giura di non mangiare più carne in presenza di donne sposate. Solo da questo momento diventa moran e può dipingersi il corpo con l'ocra rossa. Segue il lmugit del nome, quando il giovane ha circa 20 anni. Anche questo rito è accompagnato dal sa- crificio di un bue, ucciso per soffo- camento: esso non deve cadere a ter- ra, ma tenuto sollevato dai giovani per i quali la cerimonia è celebrata. Il bue dovrà essere mangiato intera- mente e le ossa bruciate. Il lmugit del toro, in cui viene ucciso un altro bue, chiude praticamente il periodo del «moranato»: il giovane è pronto per il matrimonio e passa nella seconda classe di età. IL MATRIMONIO Il cerimoniale del matrimonio è complesso e suggestivo. Le trattative con la famiglia della sposa sono con- dotte dall’interessato, col sostegno del padre; ma ogni anziano della pa- rentela paterna o materna può met- tere il veto sulla ragazza scelta, mi- nacciando di maledire i futuri figli. Oltre agli otto buoi da consegnare Storie e proverbi sono il patrimonio culturale del popolo samburu... magari il popolo degli ndorobo . C’ erauna volta un vecchio ndorobo , che viveva con la famiglia in un villaggio. Un giorno, mentre cercava cibo nel bosco, trovò un cinghiale ad- dormentato e pensò che fosse morto. Si tolse il mantello di pelle e coprì l’a- nimale per nasconderlo. Tornato al villaggio, diede la notizia: «Ascoltatemi tutti! Chi fino a oggi mi ha dato cibo, non me ne dia più. Man- giatevi pure il vostro cibo, che io mi mangio il mio». E tornò giulivo nel bosco per mangiare il suo cinghiale. Giunto sul posto, il cinghiale si sve- gliò, si stirò e se ne andò per i fatti suoi. Lo ndorobo fu preso da grande senso di vergogna. Tornò mogio mo- gio al villaggio e disse alla gente: «Per piacere, qualcuno che mi dava qual- cosa ogni giorno, continui pure a far- lo». D a quel giorno, quando qualcuno non vuole ascoltare gli altri, o si insuperbisce per un’improvvisa fortu- na, lo si avvisa: «Attento a non pren- dere il cinghiale». MISSIONI CONSOLATA 45 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA ATTENTO AL CINGHIALE Ornamenti tipici dei guerrieri dopo il «lmugit degli uccelli».

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