Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

V iso ovale e altero, corpo ro- busto e armonioso come una statua greca, dritto come un fuso su una gamba e l’altra sollevata nella tipica posizione dell’airone, la destra appoggiata alla lunga lancia, il guerriero samburu è l’esemplare tipi- co dei popoli pastori, che disprezza- no con orgoglio il «lavoro a schiena curva» dei popoli agricoltori. Anche la danza tradisce tale orgo- glio: i guerrieri si divertono saltando, pettoruti e a piedi pari, come cangu- ri, librandosi nell’aria come farfalle, per ricadere sugli stessi centimetri di suolo da cui prendono lo slancio. ORIGINE Proprio la farfalla avrebbe dato il nome ai samburu, per quel senso di raffinata armonia, sconfinante nel- l’effeminatezza, che sprigiona dalla loro vita (*). Per alcuni tale nome de- riverebbe da «coloro che hanno il borsellino» ( ampur ); per altri da «co- loro che vanno in guerra» con la sac- ca dei viveri, per fare razzie o com- battere i razziatori. Un tempo erano conosciuti come burkineji , corruzione di loibor kineji , cioè «possessori di capre bianche». Tra di loro, però, preferiscono chia- marsi lookop , «possessori della ter- ra». Di fatto occupano un territorio di oltre 20.000 kmq a sud del lago Turkana, costituito dal Distretto Samburu e alcune frange del Di- stretto di Marsabit. Da dove siano giunti non si sa. Gli anziani raccontano di provenire da un luogo chiamato Pagaa, probabil- mente nell’attuale Sudan, spinti da grave fame e carestia. Una cosa è cer- ta: i samburu sono cugini stretti dei masai , dai quali si sono staccati, non sappiamo quando, formando un gruppo autonomo e omogeneo: en- trambi i popoli sono nilo-camiti, no- madi e pastori, parlano la stessa lin- gua, hanno usi e costumi assai simili. Il termine in-kishu per i samburu significa sia «bestiame» che «perso- na»: l’identificazione è totale e sa- crale, vivendo in profonda simbiosi, sul piano esistenziale e psicologico, soprattutto col bestiame bovino, il cui latte e sangue giocano un ruolo essenziale anche nella simbologia re- ligiosa. Bovini, capre, pecore e qualche dromedario costituiscono la base dell’economia, della sussistenza e del prestigio familiare. Il bestiame for- nisce cibo e pelli, che servono per fabbricare oggetti di uso domestico e ricoprire le abitazioni. La quantità, più della qualità, oltre a costituire motivo di orgoglio dell’allevatore, è strategia di sopravvivenza. Le man- drie, divise in piccoli nuclei, vengo- no dislocate in varie zone del terri- torio: sull’altopiano e nelle pianure orientali, dove abbondano corsi d’acqua e vegetazione forestale, nel- la savana delle pianure occidentali e nel semideserto delle pianure cen- trali ed orientali. Con tale disloca- mento i samburu garantiscono la so- pravvivenza, in caso di grave crisi, come razzie, epidemie, siccità, di al- meno un piccolo nucleo di animali da cui ricominciare. Ovviamente, il bestiame costituisce la base dell’alimentazione. Ma esso non è visto in funzione della resa di carne, che viene consumata solo ra- ramente, in occasioni di celebrazioni sociali, rituali e familiari. La dieta è quella classica dei popoli nomadi: il saroi, cioè latte unito a sangue. ORGANIZZAZIONE SOCIALE Il popolo samburu è diviso in otto grandi famiglie: cinque sono dirette discendenti di altrettanti progenito- ri; tre sono nate da conflitti e divi- sioni tribali. All’interno d’ogni clan esistono varie segmentazioni, che rafforzano le relazioni personali, le- gami di solidarietà e senso di parità. Elemento portante dell’organizza- zione sociale e politica sono le classi di età, con funzioni e mansioni spe- cifiche simili al modellato dei masai. Nel sistema samburu tali classi sono sei. Ma poiché ogni classe è racchiu- sa nel ciclo di circa 15 anni e si entra nella prima all’età di 15-20, le classi più importanti sono quattro, con ra- ri superstiti della quinta e sesta, ve- gliardi quasi ottuagenari e oltre. La prima classe di età è formata dai giovani iniziati e circoncisi durante lo stesso ciclo di 15 anni: essi sono chiamati moran , cioè guerrieri. La loro funzione, infatti, èmilitare: han- no il diritto e dovere di difendere il territorio e gli armenti che vi pasco- lano; di iniziativa propria passano al- l’attacco per battute di caccia contro MISSIONI CONSOLATA 44 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA SAMBURU il popolo dalla «schiena dritta» Giovane samburu con lancia; l’anello d’avorio all’orecchio è un ornamento esclusivo dei guerrieri.

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