Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002
handicappati di Tuuru, iniziato da padre Franco Soldati e capace di o- perare i «miracoli delle stampelle», non solo per il recupero fisico dei piccoli, ma per l’affetto (dei missio- nari e della gente) con cui vennero circondati. L'opera fu af- fidata nel 1972 alle suore del Cottolen- go, che ritornarono così, dopo quasi 70 anni, a lavorare ac- canto ai missionari della Consolata, in quel Kenya che le aveva viste tra i pionieri. Le suore della Consolata diedero il loro contributo nella promozione della donna con il «Centro sociale femminile» di Getoro (alla periferia di Meru) e una serie di corsi per as- sistenti sociali, segretarie d'azienda, assistenti all'infanzia. Lentamente, ma tenacemente, la chiesa di Meru poteva camminare con le proprie gambe; finito il tempo dei pionieri, si camminava verso la maturità. E questo avvenne il 2 otto- bre 1975, quandomons. Silas Silvius Njru, originario della diocesi, veniva nominato vescovo di Meru. L'anno seguente, all'ospedale di Nkubu si spegneva mons. Bessone: dopo 22 anni, lasciava in diocesi ben 200mila cristiani e tante opere sociali e religiose. Scrisse di lui padre Bon- zanino: «Le chiese, le scuole, le cap- pelle, gli ospedali, i dispensari, i se- minari che spuntarono a Meru in 20 anni di attività sbalordiscono. Que- sto lavoro gli calzava come un guan- to in una mano ben fatta. Era il ve- scovo che ci voleva per una diocesi nuova, la più vasta del Kenya, dove c'era tutto da fare. Adesso che lui non c'è più, resta quello che ha fatto. E non c'è nulla da ritoccare, perché fu fatto bene... alla Bessone!». O, meglio, all’«Allamano». denti come Giovanni Bonzanino, Luigi Eandi (cfr. box), Angelo Sala... e soprattutto un piccolo drappello di coadiutori. Tra questi, il mitico fratel Giuseppe Argese: insieme ad altri, e- gli sconfisse il dramma della man- canza d'acqua, creando con intelli- genza e fantasia un acquedotto di 270 chilometri, che ancora oggi sa... di mi- racolo. Significativa al riguardo la te- stimonianza di una donna del posto: «Passeranno tanti anni, molti saran- no dimenticati, ma noi non dimenti- cheremo mai i fratelli dell'acqua ». Di fronte alle carenze sanitarie della popolazione, la diocesi si impe- gnò a tutto campo per la realizzazio- ne di dispensari e ospedali, alcuni dei quali famosi come quello di Nkubu e Kyeni, elogiato dallo stesso presi- dente Kenyatta. Fiore all'occhiello divenne, poi, il centro per bambini Padre Luigi Eandi SINO IN FONDO A Egandene (Meru) la raccolta prometteva bene. C'era una cristianità giovane, dove il battesimo non era soltanto un bel rito. C'era una chiesa viva, sana, non handicappata da sfasature o compromessi. C'era- no debolezze e difetti, perché un cristiano, anche quando ce la mette tutta, non è mai un angelo, è soltanto un santo in «potenza». E c'era un missionario che, mezzo eroe e mezzo profeta, ci viveva dentro. Un missionario che non aveva nulla di singolare, se non la tempra di un uo- mo diritto e onesto. Non gli fu concesso di vivere a lungo. Quando è morto, non aveva ancora 40 anni. Non si era ancora rimesso dalla gioia di essere missionario, dal desiderio di pregare, di ringraziare, di adora- re e di lavorare. Nei suoi pochi anni di missione amò Egandene e la sua gente, dalla quale fu riamato con grande sincerità. Quando un missionario ama ed è amato come padre Luigi Eandi (1932- 1970), può morire in qualsiasi momento senza rimorsi e in qualunque modo. Anche con un tuffo dall'alto, dentro uno stagno d'acqua sporca. Come morì lui, all'improvviso, in un pomeriggio di sole. Quando lo ri- trovarono, il volto era sfigurato, vischioso, gonfio. Non aveva più nulla di quell'espressione grave e serena d'un tempo. Più nulla di quel sorri- so giovane e spontaneo, che è un prodotto della grazia di Dio. Perché era passato all'aldilà, oltre il tempo, ricongiunto finalmente al suo Dio per cui era vissuto. Gli anni passano a Egandene e la intensa memoria di padre Eandi re- sta. Perché è stato un missionario che non è rimasto a mezza strada. È andato fino in fondo e il suo essere in Africa è stata la sua vita. È stato duro, ostinato, anti-fariseo, vigoroso, e ha calcato la mano, ma sempre alla misura del vangelo e dell'amore. È stato un uomo che con sempli- cità, chiarezza e amore ha cercato di viverla. L'ha vissuta sui colli di E- gandene, dove si è accalcati di verde, dove misere capanne sembrano navate di basiliche, dove la gente vive in una liturgia di povertà, e do- ve si vedono brecce d'azzurro tra la nuvolaglia itinerante sui bianchi pic- chi del Kenya. P . G IOVANNI B ONZANINO La rivista The Seed , diretta da padre Gigi Anataloni; sorta 14 anni fa, è un mezzo significativo di anima- zione missionaria in Kenya.
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