Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

riorganizzò le scuole e i centri sani- tari e iniziò una grande politica di e- spansione con «teste di ponte» per occupare un territorio molto vasto. ACQUA E STAMPELLE Il 3 marzo 1954, altro cambio di guardia: Meru, divenuta diocesi au- tonoma, accoglieva il nuovo vescovo Lorenzo Bessone. Favorito da buo- ne doti di amministratore, fu capace di creare un clima di famiglia con i suoi missionari, anche se la situazio- ne risentiva pesantemente del pas- saggio dei Mau Mau ; di questi si av- vertivano ancora le sacche terminali, come la situazione delle scuole, dove i maestri erano diminuiti del 35%. Venendo anche ampliati i confini della diocesi, si presentò subito l'ur- genza di nuovo personale, cui il ve- scovo pensò con l'istituzione di un seminario per preti locali: la prima pietra fu posta il 3 settembre 1955. L'anno seguente il vescovo inizia- va la congregazione delle Nazareth Sisters of Annunciation per l'istru- zione religiosa e l'opera sociale nel campo femminile. Le prime e vaste missioni vennero smembrate e ne sorsero di nuove, af- fidate a padri coraggiosi e intrapren- È bene ricordare prima di tutto che qui, tra i meru, al contrario dei nostri paesi cosiddetti civili, la chio- ma è curata in maniera tutta speciale dal sesso forte... poiché le donne vanno abitualmente rasate e rasate proprio completamente. Gli uomini, invece, se i capelli donati loro da madre natura s’attardano ad allungarsi sì da potersi fare un bel codino, te li allungano con cor- dicelle e fili, impiastricciando tutto di ocra rossa, così che capelli veri e aggiunta di cordini, diventano un quid unum e danno materia per abbellire il bellimbusto che, quando ha il codino, si cre- de giunto all'apogeo della bellezza. Il neonato dev’essere ra- sato al terzo o quinto gior- no dalla nascita e, finché non sono tagliati questi ca- pelli, la madre non può u- scire di casa. Non può esse- re rasata per allontanare e seppellire (insieme coi ca- pelli raschiati) tutto quel non so che di sacro e invio- labile che ha la capanna, dove abita col bimbo nei primi giorni della nascita. Il bimbo rasato può essere portato a vedere ai parenti e anche il padre, per lo me- no di sotterfugio, potrà dar- gli un'occhiata; la madre è libera d'attendere alle sue consuete occupazioni e i ca- pelli, oggetto di tanto ter- rore, sono con ogni riguardo seppelliti ai piedi del letto della madre, perché piede profano non calpesti la «mambura» (capigliatura) del neonato. Però, col crescere del bimbo, ricrescono i capelli e cre- scono davvero, perché per tagliarli una seconda volta, occorre ancora più solennità. Si richiede la presenza del- lo stregone e, si sa, costui non lavora gratis: occorre un montone, che viene ucciso per la cerimonia e la cui car- ne e pelle sarà la sua paga. Ma, tra i meru, vi sono mol- ti, anzi troppi poveracci che difficilmente trovano tan- to presto il montone necessario; intanto si aspetta e il bimbo cresce fino a sei, dieci e più anni e... i capelli non sono più riccioli spioventi sulle spalle, ma formano u- na boscaglia aspra o forte «che nel cor rinserra... ogni lordura». Oh, non importa! Nessuno li tocca, nessuno li deve toccare: sono cosa sacra! R icordo un fatterello. Tra i marmocchi che frequen- tavano la scuola di Egoji, parecchi anni fa, c’era un ragazzetto di una dozzina d'anni, molto, ma molto in- telligente e anche tanto, ma tanto bravino, che si at- tirò l'attenzione premurosa della suora maestra. E dav- vero faceva progressi a scuola; ma la maestra, po- veretta, ogni volta che do- veva avvicinarlo per rad- drizzargli la penna in mano o che so io, sentiva una ri- pugnanza indescrivibile, ché il ragazzo aveva appun- to in testa una di quelle ca- pigliature arruffate e incol- te da più di dieci anni. Un bel giorno le venne un'i- dea e, senz’altro, prese le forbici, s’improvvisò par- rucchiera per amore del prossimo; e il ragazzetto fu libero dalla boscaglia! Venne poi il pandemonio quando il bimbo tornò a ca- sa. Padre e madre, come spiritati, giunsero alla mis- sione. Era troppo l’insulto fatto loro, quasi non aves- sero un montone per chia- mare lo stregone a tagliare i capelli al loro Kaibi. Chi salvò la faccenda, oltre la mia barba un poco temuta, fu l’osservazione di un vecchio, presente alla scena, che tagliò corto dicendo che non c’era nessun problema, per- ché i capelli non erano stati «rasati», ma semplice- mente tagliati con le «magazi» (forbici). E fu fatta la pace... P . A NGELO B ELLANI Pace... con le forbici Un convertito di Tigania, morto ultra- centenario. MISSIONI CONSOLATA 34 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA

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