Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002
si dilata (con fatica) la missione MERU I kikuyu furono «il primo amore» dei missionari della Consolata in Kenya. Fu tra loro che impe- gnarono gli sforzi maggiori, cercan- do di entrare in un mondo tutto da scoprire. Ma il territorio kikuyu, at- torno a Nyeri, cominciava a diventa- re stretto e lo sguardo, da tempo, si spingeva oltre i confini imposti dal governo inglese ai missionari italiani. Verso il 1911, anche per gli euro- pei arrivò il permesso di varcare il territorio dei meru ... emons. Filippo Perlo non era rimasto ad aspettare. Dopo un viaggio di esplorazione, si era convinto che il nuovo territorio era «incantevole, fertilissimo e mol- to popolato»: per cui mise in atto la sua strategia di «occupazione». I primi quattromissionari (G. Bal- bo, G. Aimo Boot, L. Olivero e G. Toselli) cavalcando «tre asini ed un cavallo bigio abissino, scortati da due cani», si misero in viaggio alla «con- quista» del territorio. Nonmancaro- no incertezze, scoraggiamenti e ri- tardi, ma alla fine vennero fondate nel Meru «quattro roccheforti avan- zate nel cuore del paganesimo»: so- no Egoji, Mujwa, Tigania e Igembe. Il ricominciare da capo, l'isola- mento, la nuova lingua, la scarsità di mezzi, l'apparente disinteresse della popolazione... resero la penetrazio- ne nel territorio lenta e logorante. DOPO LA BUFERA Non ci mancava che la prima guer- ra mondiale, con il conseguente re- clutamento di portatori e soldati, a Resi ormai «esperti» dal lavoro tra i kikuyu, i missionari si spingono più in là, lasciandosi perfino innamorare da un posto sterile come il «Tharaka», nella terra dei meru... SENZA MAI ARRENDERSI Nel Meru l’acqua è un impegno assillante. Se n’è fatto carico fratel Giuseppe Argese (nella foto) con il suo celebre acquedotto.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=