Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

D unque 100 anni sono trascorsi dalla prima partenza dei missionari per il Kenya. «Dal 1902 ad oggi ogni missio- nario della Consolata - afferma il cardinale Sepe - parte idealmente da questo santuario; parte con l’intento di vivere la missione ad gentes con le caratteristiche suggerite dal ti- tolo “Consolata”, consegnato dal fondatore Giuseppe Allamano come principio ispiratore dell’attività: “elevare” la condizione delle persone attraverso l’annuncio del vangelo, la promozione umana, la difesa dei diritti uma- ni, la lotta contro le ingiustizie; incontrare la gente e stare con essa, specialmente con chi è emarginato, solo, triste, sfruttato; preoccu- parsi delle sue necessità e mirare al bene in- tegrale delle persone». Al presente i missionari e le missionarie della Consolata sono circa 2 mila, presenti in 25 nazioni: in Africa, nelle Americhe, in Asia, in Europa. E oggi puntano verso le sterminate steppe del mitico Gengis Khan, con una picco- la squadra multiculturale (vi sono pure una colombiana e un argentino). È «una partenza insieme»: non a caso per l’Asia, dove vive e soffre la stragrande maggioranza dei non cri- stiani. «La Pentecoste continua oggi - prosegue il cardinale -. La consegna del crocifisso a que- sti missionari ci ricorda che il dovere di an- nunciare il vangelo in ogni parte del mondo è di tutti i battezzati. “Non possiamo starcene tranquilli - afferma pure Giovanni Paolo II - di fronte a milioni di fratelli e sorelle, an- ch’essi redenti dal sangue di Cristo, che vivo- no ignari dell’amore di Dio. Per il singolo cre- dente, come per l’intera chiesa, la causa mis- sionaria deve essere la prima, perché riguar- da il destino eterno degli uomini e risponde al disegno misterioso e misericordioso di Dio” ( Redemptoris missio, 86 )». È È «lo zoccolo duro» o «la natura» della chiesa cattolica, che è tale (cioè univer- sale) solo se missionaria. Lo ribadì con forza il Concilio ecumenico Vaticano II, che 40 anni fa (l’11 ottobre 1962) aprì i battenti per celebrare l’evento ecclesiale più significativo del secolo. Un evento attualissimo, per rilanciare la pace e la giustizia, il dialogo interculturale, la li- bertà religiosa, senza tuttavia demordere dal- l’annunciare Gesù Cristo. Ma la missione non è un andare a senso uni- co: è «andata e ritorno». Così Joseph Gitonga, Reuben Kanake e James Lengarin (rispettiva- mente kikuyu , meru e samburu ) sono missionari della Consolata in Italia. Cent’anni fa i «nostri» parti- vano per il Kenya. Oggi si assiste al processo inver- so. Questo perché la «casa», in Africa o in Europa, è di tutti. Con la certezza che invano si affaticano i loro co- struttori, se non lo fanno secondo le «beatitudini» del vangelo. La «charta magna» di tutti i cristiani. F RANCESCO B ERNARDI I quattro partenti per la Mongolia, dopo aver ricevuto il crocifisso. Alla «Consolata» è risuonato anche il tamburo africano...

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