Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002
INTESA E FASCINO Tra l’evangelizzatore e il leader nacque subito un'intesa. Al primo giovò molto, per superare la diffi- denza del popolo. Di fronte agli al- tri capi ed anziani, «egli (Karuri) parla di noi (missionari) e ci presen- ta ai suoi sudditi. Dice che siamo ve- nuti non con pensieri cattivi, ma per far loro del bene, curarli delle ma- lattie, insegnare a leggere e scrivere, difenderli dai nemici». AKaruri interessò soprattutto l'i- struzione. La prima scuola fu aper- ta nel 1902, frequentata dallo stesso capo e dai suoi figli. All'illustre al- lievo il missionario riservò un trat- tamento speciale con lezioni priva- te. A volte nel capo albergavano se- condi fini, come quando esigeva dal bianco qualche regalo (una coperta colorata, ad esempio). In tali fran- genti il missionario rifuggiva dal pa- ternalismo, scoraggiando il preten- dente. Al pari di tutti, Karuri subì il fa- scino del missionario, specie del suo servizio gratuito. Secondo l’usanza kikuyu, chi si rivolgeva ad un supe- riore per consigli o per risolvere un problema, gli offriva un montone quale ricompensa. Ma Karuri, im- pressionato dalla generosità del pa- tri , non fu da meno: soppresse ogni donativo dovutogli. Il missionario aspettava Karuri al «varco». Nel frattempo mise in atto varie iniziative per accelerarne la conversione. ■ Risiedere vicino al capo. La lo- calità dove erigere la missione, oltre che centrale rispetto alla gente, do- veva soddisfare il requisito di «es- sere alle costole di Karuri, per avere una costante influenza su di lui». ■ Catechizzare il capo a tu per tu. L'efficacia dell'iniziativa consisteva proprio in quel «a tu per tu». ■ Riposo domenicale allamissio- ne. Scrisse padre Gaudenzio Bar- lassina: «PigliandoKaruri in dispar- te gli suggerii, poiché imita il bian- co, di imitarlo anche di domenica, rifiutando la cira (assemblea) e tut- to il suo lavoro; la festa sia per tutti di Dio e trascorsa con il padre. Ac- cettò volentieri». LA DIFFICILE CONVERSIONE Se le conversioni dei kikuyu al cri- stianesimo furono travagliate, quel- la di Karuli le superò tutte per diffi- coltà. Lo «scandalo dell'apostasia» dalla tradizione e il timore della con- seguente vendetta degli ngoma pe- sarono sull'animo di Karuri come un incubo. Gli anziani e i capi mi- nori gli puntavano di continuo il di- to del «non ti è lecito». Gli sciamani si dimostrarono i più irriducibili, poiché la defezione del grande capo avrebbe segnato la lo- ro parabola discendente. Senza di lui, come avrebbero potuto conser- vare il potere? Secondo gli anziani, era gravissimo «correr dietro a cer- te dottrine dei bianchi», che stava- no mangiandosi tutta la ricchezza del paese. Fra le difficoltà affrontate da Ka- ruri, è da menzionare anche la criti- ca pretestuosa del protestantesimo e dell'islam contro il cattolicesimo. I missionari anglicani inglesi guar- davano in cagnesco quelli cattolici italiani (e viceversa). «Chi sono gli italiani? Povera gente in cerca di che sfamarsi. Figurarsi! Nel loro paese sono tanto schiavi che sono obbli- gati a fare gli askari per niente... I pa- dri poi ti costringeranno ad adorare una muiritu , ad inginocchiarti da- vanti, vedrai!» (allusione alla Vergi- ne Maria). Per un kikuyu inginoc- chiarsi davanti ad una muiritu , cioè una ragazza non iniziata, era un’u- miliazione. I musulmani sfruttarono l'opinio- ne secondo cui l’islam, oltre ad assi- curare un progresso rispetto al cul- to tradizionale, sarebbe stata anche una religione più adatta alla menta- lità kikuyu. Che dire, poi, della scandalosa in- coerenza degli stessi cristiani con le loro interne divisioni? Gli ufficiali Dichiarazione (in latino) di matrimonio di Karuri e Wanjiru, sottoscritto con impronte digitali. Foto con sposi e autorità. MISSIONI CONSOLATA 27 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA
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