Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

POVERE DONNE! Il primo impatto del missionario con la donna lasciò subito una traccia profonda nel suo cuore. Le bambine nude, le ragazze rapate, lemadri a seno scoperto o ve- stite con una ruvida pelle imbevuta di grasso misto a o- cra lo impressionarono. L’impressione si tramutò imme- diatamente in «compassione», al- lorché apparve lamole di fatica sop- portata dalla donna. «I kikuyu ap- partengono ad una bella razza, che però nelle donne è degenerata a causa delle eccessive fatiche». Il missionario dovette aver ritrat- to la donna continuamente cur- va sotto pesanti carichi, se scrisse: «In questo paese la donna è la vera bestia da so- ma. Dal mattino alla sera o- gni riposo le è sconosciu- to». Il paragone «bestia da soma» riecheggerà ancora nel 1954. Ci si aspetterebbe un po’ di con- siderazione per la donna incinta. Invece... «le donne sono non di rado, insieme colle loro creature, vittime innocenti di tanta schia- vitù. Non sono pochi i casi di a- borto (spontaneo), come sono ancora abbastanza frequenti le morti di giovani spose nel momento di dare alla luce il frutto delle loro viscere». Che il «sesso debole» svolgesse mansioni più numerose del «sesso forte» è fuori discussione. Ecco che, mentre le mogli sudano nel campo, i mariti «vanno a zonzo» a tracan- nare birra. Ecco che mentre le so- relle sono impegnate nel trasporto di un carico, i fratelli guerrieri si al- lenano nel canto e nella danza o lu- cidano le lance. Ementre le ragazze collaborano con le missionarie nel- la conduzione di orfanotrofi ed asi- li, i ragazzi a scuola rifiutano ogni la- voro, come i genitori maschi. INFERIORITÀ PARADOSSALE La donna subiva una paradossale discriminazione: non solo svolgeva un’azione economica superiore a quella dell'uomo, ma l’assolveva in una inferiorità psicosociale, indotta emantenuta dalla nascita allamorte. Alla nascita di un figlio, la madre e le sue assistenti emettevano un tril- lo di gioia, ripetuto cinque volte se era maschio e tre se femmina. Il pa- dre, per celebrare la venuta al mon- do di un nuovo rampollo, tagliava cinque o tre canne da zucchero: cin- que per un «lui» e tre per una «lei»... L'iniziazione per i giovani è l’e- vento per antonomasia. È una festa per tutti, specie per i candidati. Trat- tandosi tuttavia delle ragazze, i fe- steggiamenti si svolgevano in tono più dimesso rispetto a quelli per i ra- gazzi: unaminore coreografia di bal- li e canti, un’offerta ridotta di cibi e bevande. La donna era la massima incar- nazione della forza-lavoro: dissoda- va il terreno, seminava, mieteva e trasportava a casa. Il suo lavoro non sempre era compensato da un ade- guato raccolto; bastava una breve siccità per annullare la sua fatica. In tale caso, all'inizio di una nuova se- mina, la donna doveva assoggettar- si alla purificazione con il sacrificio di una pecora o una capra, onde ri- muovere il thahu (impurità) che a- veva frustrato il dovuto raccolto. Quando la donna cadeva amma- lata, rischiava la morte per mancan- za di assistenza: le si prestava un po’ di cura nei primi giorni di malattia; ma, se non guariva in fretta, era ab- bandonata a se stessa. È sorpren- dente che quasi tutti i morenti rin- venuti dai missionari nella brughie- ra fossero donne o bambini. Nel 1930 era ancora imperante, se padre Ciravegna poté scrivere: «Intrattenetevi quanto volete con i neri, anche coi più svegli ed intelli- genti. Decantate loro i diritti delle quasi «una bestia da soma» IL PREZZO DELLA SPOSA «Intrattenetevi quanto volete con i neri... Decantate loro i diritti delle donne... Essi vi risponderanno con il sorriso più fine: “Ma... la donna non è un uomo”». LA DONNA MISSIONI CONSOLATA 23 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA

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