Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

provò il maestro, pur stravolgendo il senso del discorso. «Sentite, uo- mini, il padre ha parlato bene. Noi credemmo sempre che ogni collina avesse il suo dio, e ci sbagliavamo. Non ci sono che due dèi: uno per i bianchi e uno per i neri...». Il mundu-mugo e padre Antonio Borda Bossana, una volta conosciu- tisi, entrarono in confidenza. «Mi racconta le istruzioni che ha sentito dalle suore riguardanti l’eternità del- l’anima, l’unità di Dio, giusto e on- nipotente, e aggiunge che anche lui ora, quando va a medicare i malati, fa la preghiera al Dio del patri e in- segna tutto quanto ha sentito di nuovo. In verità da questi stregoni non era da aspettarsi così subito un aiuto tanto prezioso». LA GRANDE RINUNCIA Leggiamo in un diario anonimo: «Ho trovato che i nostri insegna- menti sono assai diffusi e (per così dire) inconsciamente assorbiti; tan- to che molti anziani ed anche qual- che stregone mi enunciarono le co- se da noi insegnate riguardo a Dio, ai suoi attributi, all’anima umana e alla sua destinazione oltre la tomba, miste colle loro credenze». Il testo, del 1905, conferma il mu- tato rapporto framissionario e mun- du-mugo . Non era ancora la conver- sione, ma per l’evangelizzatore era già un consolante risultato. Il salto di qualità per l’avvicinamento al cri- stianesimo fu l’accettazione che i fi- gli dello stregone si battezzassero. Karogo aveva cinque mogli e una stalla che rigurgitava di vacche. Era un mundu-mugo convinto; per la sua rettitudine, prudenza e ospitalità e- ra venerato come un patriarca nel- l’intera regione di Tetu eMasera. Ac- consentì che il figlio ventenneMom- boy si convertisse al cristianesimo. A casa sua strinse un patto di amicizia con lamissione... a scapito di unma- gnifico montone! IL MISSIONARIO NON È... «Non esiste religione senza il suo mundu-mugo ». Secondo questo pro- verbio kikuyu, il missionario fu assi- milato all’operatore magico. Infatti anch’egli, come il mundu-mugo , cu- rava gli ammalati, indiceva preghie- re per la pioggia, consigliava. PadreGioachino Cravero ascoltò un dialogo fra un anziano e il capo Karuri. «Dunque - interruppe il vec- chio - i padri sono anch’essi strego- ni?». «Sicuro - rispose convinto Ka- ruri. Qual paese e qual popolo non ha i suoi stregoni? Li hanno i bian- chi in Europa... Perfino Dio in cielo ha i suoi stregoni, per dare le medi- cine a quelli che stanno lassù con lui. Non è così, patri ?». Padre Cravero non gradì il para- gone. E, tutte le volte che il suo la- voro era equiparato a quello del pre- sunto collega, metteva i puntini sul- le «i»: il patri insegnava una verità certa e traeva la dottrina dalla sa- pienza di Dio, mentre il mundu-mu- go si affidava alla divinazione. Il missionario non accettò di es- sere paragonato all’operatore magi- co neppure nel campo medico, per non inficiare il messaggio evangeli- co della stessa magia. Che la religio- ne kikuyu fosse compenetrata di e- lementi magici costituiva per lui u- na ragione in più per salvaguardare la propria da una simile affinità, al- lo scopo di proporla come un’alter- nativa assolutamente nuova. S i è detto che i primi battesimi so- lenni di adulti risalgono al 1909- 1911. Non è esatto. Il primo batte- simo fu quello di Waweru, mundu- mugo di Murang’a, l’11 giugno 1905. Mentre era catecumeno, un’epide- mia gli sterminò tutti i montoni. La moglie l’accusò di essere lui la cau- sa della moria, perché favorevole al- le «dottrine del bianco», irritando così gli antenati. Waweru risponde- va: «No, no: i genitori vogliono sem- pre bene ai loro figli, e i nostri vec- chi non hanno cessato di amarci. Id- dio è padrone dei nostri montoni: c’è dunque da arrabbiarsi se egli dispo- ne delle cose sue?». A chi gli consigliava di sacrificare agli spiriti per placarli, dichiarava: «Preferisco rivolgermi direttamente a “Dio padrone”, il quale saprà bene far cessare i miei infortuni». Fu bat- tezzato sfidando gli altri stregoni, che lo tacciarono di tradimento. A ffascinante è la storia di Kagwe, di Karima. Fabbro trentenne, impazzì e bruciò la sua officina. U- stionato in tutto il corpo, guarì, ma non dalla pazzia. La fantasia popo- lare lo circondò presto di un alone mitico: figlio delle fiere, dormiva con loro trasformandosi egli stesso in be- stia; si cibava di cadaveri come le ie- ne, lottava coi leoni. Godeva però di intervalli di lucidità; anzi, erano sempre più frequenti. Un giorno ritornò sulle ceneri del- la sua capanna, sotto lo sguardo cu- rioso di 40 stregoni, che decisero di guarirlo del tutto e avviarlo alla ma- gia. Kagwe divenne mundu-mugo , la cui fama valicò la regione, al punto da scalzare quella di tutti gli altri 40 messi insieme. Venuto a diverbio con il capo de- gli stregoni, lo infilzò con la lancia e gli succedette nella medesima di- gnità. Uccise pure un soldato indi- geno; e fu sferzato con 20 colpi di ki- boko per 10 giorni consecutivi ed im- prigionato un anno. Pessimi i rapporti con la missione. Accusò il padre di aver causato la meningite che decimò i kikuyu; ma il missionario, proprio durante il pro- cesso che dibatteva il caso, lo zittì. Kagwe allora mutò tattica: cercò l’in- tesa truccata con il rivale bianco. E qui il tranello giocò lo stesso ar- tefice, a tal punto che una sera chie- se al patri il battesimo. «Tu!». - Sì, io, Kagwe! - Vedremo... Quel «vedremo» comportò prove interminabili. Quando ormai tutto e- ra pronto, ne arrivò ancora una, l’ul- tima, la più ardua. «Kagwe, io ti bat- tezzo, ma a una condizione...». - Quale? - Che tu edifichi la tua casa presso la missione. Il mundu-mugo tentennava. L’in- domani disse: «Accetto». Però, sul punto di costruire la capanna, buttò via ogni strumento gridando: «No, non posso!». Il padre escogitò un compromesso: affidare il lavoro a o- perai. L’8 settembre 1919 Kagwe, ex as- sassino e mundu-mugo infausto, si chiamò Giovanni Battista. IL BUONO E IL CATTIVO Due conversioni clamorose MISSIONI CONSOLATA 22 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA

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