Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002
appena germogliato». I partecipanti all’incontro di Mu- rang’a valutarono i pro e i contro di ogni possibilità. Alla fine optarono per combinazione delle tre linee d’a- zione. Il «metodo misto» fu appro- vato. EVANGELIZZAZIONE GRADUALE AMurang’a i missionari confron- tarono le loro prime esperienze. Ri- conosciuto il pertinace attaccamen- to dei kikuyu alla tradizione, con- vennero che la missione avrebbe dovuto procedere con gradualità: pretendere immediate conversioni sarebbe stato come «voler far fissa- re il pieno sole meridiano a chi fino allora è stato chiuso in un buio sot- terraneo». Conveniva avanzare con piedi di piombo e, intanto, spargere le prime idee evangeliche. L’evangelizzazione graduale si e- strinsecò nella tolleranza e pruden- za di fronte alla consuetudo locale. A differenza di varie denominazioni protestanti ( Church Mission Society, Church of Scotland, Salvation Army, African Inland Mission, ecc.), si ac- cettò, per esempio, l’iniziazione. In un’epoca successiva padre Ca- gnolo stigmatizzò la mancanza di duttilità mentale, scrivendo: «Certi educatori, che vorrebbero abolire il corpo delle tradizioni, si creano a- mare sorprese, come quando si ten- ta di abolire la circoncisione ed altri usi per sé indifferenti al progresso... Diamo tempo al tempo». Né si in- dirono crociate contro la poliginia. In conformità allametodologia e- sposta, i primi missionari non si la- sciarono contagiare dalla «malattia del mattone»: cioè costruire edifici all’«europea». Scrisse padre Filippo Perlo: «Non è nostro sistema far le chiese e poi i cristiani, ma pensiamo sia metodo migliore l’attendere che questi sentano il bisogno di quelle». Per anni la chiesa sarà un capan- none e il campanile si mimetizzerà con un mugumu (albero sacro), dal- la cui sommità la campana suonerà a distesa. L’ALBERO DELLA SFIDA Di pari passo con l’attendismo, alcune scelte del missionario indica- no come l’evangelizzazione dovesse pure sfidare la cultura locale. Il capoWambugu (che aveva con- cesso al missionario delle agevola- zioni per erigere la sua sede) rispo- se picche quando si ventilò l’ipotesi di abbattere degli alberi sacri, sotto i quali gli operatori magici compi- vano sacrifici per impetrare la piog- gia o la vittoria sugli odiati masai . Il padre tuttavia, necessitando di un alto fusto per innalzarvi la campana, additò proprio un rigoglioso mugu- mu . Gli anziani replicarono che, se a- vesse toccato l’albero, sarebbe cer- tamente morto; ma il missionario si avvicinò alla pianta per incidervi col coltello una croce. Nello sbigotti- mento generale, si rivolse alla gente, osservando che nulla gli era succes- so, perché il « patri è l’uomo di Dio». Una provocazione per affrettare l’ora del vangelo. ( 1) Padre Costanzo Cagnolo scrisse The Akikuyu , Mission Printing School, Nyeri 1933 (un’importante monografia sul po- polo in questione, con pregevoli illustra- zioni). (2) Il riferimento al Massaia non è casuale. I missionari della Consolata intendevano proseguirne l’opera. Una «punta» per scalfire la tradizione è la cura dei malati (sotto). Un’altra è la scuola... che continua oggi nell’Istituto tecnico di Sagana con il motto swahili : «preghiera, conoscenza, lavoro» (a destra, in alto). MISSIONI CONSOLATA 19 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA
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