Missioni Consolata - Settembre 2002

MISSIONI CONSOLATA 8 SETTEMBRE 2002 R everendo padre, ho 72 anni. Ricevo la rivista Missioni Con- solata , ne sono affezionata e vi ringrazio per il bene che fate al- l'umanità. Vi amo da una vita. Par- lo così, perché ho anche trascorso parte della mia gioventù accanto al vostro istituto. Ma veniamo al «dunque» della mia lettera. Sono piuttosto istin- tiva: quello che mi colpisce devo e- sternarlo. Il mio pensiero va a ciò che ho letto sul dossier di maggio: «Mutilazioni genitali femminili. Ferite per sempre». Era proprio ne- cessario raccontare ogni particola- re per filo e per segno? Gente mia, occorre prudenza, su tutto! Ciò che si scrive rimane, sì, sulla carta per sensibilizzare... ma noi (che forse non siamo all'altez- za di interpretare giustamente le notizie) possiamo restare sciocca- ti, specialmente di fronte ai pro- blemi descritti in modo troppo spe- cifico. Una volta gli scandali non si do- vevano palesare a nessuno, eppu- re c'erano... Oggi le cose sono cam- biate e si può dire tutto: pedofilia, omosessualità... Anche il Vaticano non è da meno nel mettere in evi- denza certi scandali. Caro padre, vuole il mio parere? Se sì, eccolo. Forse il tema delle «mutilazioni genitali femminili» si presta per un documentario, ben preparato e con storie raccon- tate dalle interessate, presentato sui canali televisivi (magari ad un’ora tarda della notte), con la possibilità di intervenire in diret- ta e aprire un dialogo. Sarà forse possibile ascoltare anche i modi a- datti per capire come certi usi e costumi potranno scomparire nel tempo. Più che uno sfogo, caro padre, vorrei che lo prendesse come un consiglio. Dello stesso parere so- no pure alcune mie conoscenti, in quanto faccio girare Missioni Con- solata . Risentiamo di un ambien- te troppo chiuso e riservato? For- se. Tuttavia ritengo che non si de- vono sbandierare apertamente certi comportamenti della natura. Sono cose delicate. Purtroppo so- no una realtà per chi vive in alcu- ni paesi. Noi, direttamente, non possiamo farci niente. Non credo che basti sensibilizzare: anche perché non penso che, facendo gi- rare sui giornali tutti i particolari di alcuni usi e costumi, faccia pia- cere a quei popoli. Parlarne in generale è giusto. Ma è bene usare riservatezza, pu- dore, modestia. E il fatto lo si ca- pisce ugualmente; inoltre è meglio accettato, perché presentato con «leggerezza». Se io le dicessi: «Mia madre morì di parto a soli 25 anni e mi lasciò orfana a due anni, lei rimar- rebbe indifferente». Tutt'al più di- rebbe: «Poverina!». È una notizia qualsiasi. Se le raccontassi che fu una fine tremenda (che nessuno ha mai saputo), la cosa cambie- rebbe? No. Siccome solo io so la verità, ho pensato di vivere il fat- to rifuggendo dallo sbandierare tutto in pubblico in termini sca- brosi. Mi scuso di queste righe, padre. Ne faccia quello che vuole, libera- mente. Però tenga conto dell'es- senziale... Vi faccio i complimenti per la vostra perseveranza. Anch'io cerco di fare il bene, senza vergo- gnarmi, in mezzo a quelli che non lo fanno. C HERUBINA L ORUSSO - M ILANO Grazie, signora Cherubina, del- l’affettuoso invito alla prudenza, specie quando si affrontano temi scabrosi e drammatici. Le mutila- zioni genitali femminili lo sono. La rivista accennò al tema nel 1996. Allora la «persecuzione» in- fieriva su 80 milioni di donne: una cifra enorme. Oggi sono 130 milio- ni. Che fare? La collaboratrice Angela Lano ci ha consegnato un dossier , solo con testimonianze dirette. «L’ho scrit- to con l’angoscia nel cuore» ci ha confidato. Poi abbiamo sottoposto lo scritto a diverse signore (non giovani), rimaste inorridite. Però hanno aggiunto: «È un tabù che bi- sogna infrangere!»... Per «allegge- rire il peso», abbiamo scelto dei di- segni come foto. Certamente la sola informazio- ne non basta a superare un costu- me atavico, discutibile. Ma giova il silenzio?... Un tempo i portato- ri di handicap venivano nascosti, perché ritenuti un disonore. Oggi vanno a scuola e in chiesa, salgo- no sui treni e gareggiano alle o- limpiadi. Qualcosa è mutato, dopo averne parlato. Fino a ieri, fra le pareti dome- stiche, si sono consumati incesti e atti di pedofilia con... «guai a te se parli!». Al presente qualcuno par- la. Speriamo che lo faccia con spi- rito costruttivo, e non per incurio- sire in modo morboso. È in tale ottica che va letto «Fe- rite per sempre». Una grave viola- zione dei diritti della persona. S ono una studentessa di Scien- ze politiche della facoltà di To- rino. Leggo la vostra rivista da tempo; mia madre è abbonata da anni e abbiamo avuto missionari anche nella nostra famiglia. Ogni volta rimango sorpresa dalla chiarezza, dalla cura, dalla oggettività, dalla profondità con cui componete il giornale. Pur- troppo siete fra i pochi in questa realtà italiana e anche mondiale a dire veramente in quale misero stato versa il mondo. Ho in mente soprattutto il dos- sier «Ferite per sempre» di A NGELA L ANO . Non ho mai, mai letto da nes- suna parte una pubblicazione così cruda, reale e obiettiva del pro- blema dell' infibulazione. Allora complimenti a tutti voi! E grazie. P AOLA B IZZARRI - T ORINO RACCONTARE TUTTO PER FILO E PER SEGNO? 130 milioni di mutilazioni genitali femminili

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