Missioni Consolata - Settembre 2002

MISSIONI CONSOLATA 70/ II SETTEMBRE 2002 pasquale di Cristo crocifisso e risorto. Il volto dolente del Crocifisso ci conduce ad accostare l’aspetto più pa- radossale del suo mistero, quale emerge nell’ora della croce (cfr. 25). È la croce la chiave che dà libero acces- so ad una sapienza che non è di questo mondo, né dei suoi dominatori, ma alla sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta (cfr. 1 Cor 2, 6.7 ). Dalla contemplazione della croce impariamo a vive- re nell’umiltà e nel perdono, nella pace e nella comu- nione. Questa è stata l’esperienza di san Paolo, che scri- veva agli Efesini: «Vi esorto io, prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che a- vete ricevuto, con umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di con- servare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace» ( Ef 4, 1-3 ). E ai Colossesi aggiungeva: «Rivestitevi come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, bontà, umiltà, mansuetudine, pazienza, sopportandovi a vi- cenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia da lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Si- gnore vi ha perdonato, fate anche voi. Al di sopra di tut- to vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa sie- te stati chiamati in un solo corpo» ( Col 3, 12-15 ). I l grido di Gesù sulla croce non tradisce l’angoscia di un disperato, ma è la preghiera del Figlio che of- fre la sua vita al Padre per la salvezza di tutti. Dal- la croce Gesù indica a quali condizioni è possibile e- sercitare il perdono. All’odio, con cui i persecutori lo a- vevano inchiodato sulla croce, risponde pregando per loro. Non solo li ha perdonati, ma continua ad amarli e intercede per loro. La sua morte diventa la realizzazione dell’amore. Davanti alla croce non possiamo che prostrarci in a- dorazione. «Per riportare all’uomo il volto del Padre, Gesù ha dovuto non soltanto assumere il volto dell’uo- mo, ma caricarsi persino del vol- to del peccato. “Colui che non a- veva conosciuto il peccato, Dio lo trattò da peccatore, perché po- tessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” ( 2 Cor 5, 21 )» ( Novo millennio ineunte, 25 ). Dal perdono di Cristo anche per i suoi persecutori inizia la nuova giustizia del regno di Dio. C risto risorto dona ai suoi discepoli la pace. La chie- sa, fedele al comando del suo Signore, continua a procla- marne e diffonderne la pace. Me- diante l’evangelizzazione, i cre- denti aiutano gli uomini a ricono- scersi fratelli: pellegrini sulla terra e su strade diverse, sono tutti incamminati verso la pa- tria comune che Dio, attraverso vie solo a Lui note, non cessa di additare. La strada maestra della missione è il dialogo sin- cero (cfr. Ad gentes, 7 ; Nostra aetate, 2 ); il dialogo che «non nasce da tattica o interesse» ( Redemptoris mis- sio, 56 ), e neppure è fine a se stesso. Il dialogo, piut- tosto, fa parlare all’altro con stima e comprensione, af- fermando i principi in cui si crede e annunciando con amore le verità profonde della fede, che sono gioia, speranza e senso dell’esistenza. Il dialogo è la realiz- zazione di un impulso spirituale, che «tende alla pu- rificazione e conversione interiore, la quale, se perse- guita con docilità allo Spirito, sarà spiritualmente frut- tuosa» ( ibid., 56 ). L’impegno ad un dialogo attento e rispettoso è con- ditio sine qua non per un’autentica testimonianza del- l’amore salvifico di Dio. Questo dialogo è profondamente legato alla volontà di perdono, perché colui che perdona apre il cuore a- gli altri e diventa capace d’amare, di comprendere il fra- tello e di entrare in sintonia con lui. La pratica del per- dono, sull’esempio di Gesù, sfida e apre i cuori, risana le ferite del peccato e della divisione, crea una vera co- munione. C on la giornata missionaria mondiale è data a tut- ti l’opportunità di misurarsi con le esigenze del- l’amore di Dio. Amore che domanda fede; a- more che invita a porre tutta la propria fiducia in Lui. «Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si accosta a Dio deve credere che Egli esiste e che ri- compensa coloro che lo cercano» ( Eb 11, 6 ). In questa annuale ricorrenza siamo invitati a prega- re per lemissioni e a collaborare con ogni mezzo alle at- tività che la chiesa svolge in tutto il mondo per costrui- re il regno di Dio. Siamo chiamati anzitutto a testimo- Atene, maggio 2001: il papa sull’areopago con Christódoulos, arcivescovo della Grecia.

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