Missioni Consolata - Settembre 2002
la facevanodeperire fisicamente, fin- ché venne alla missione per essere li- berata dalla maledizione». In compenso, i senufo sono molto ben disposti verso i missionari e il cristianesimo, mentre hanno il den- te avvelenato contro l’islam. Tale av- versione risale alla fine del 1800, quando Samori, un guerriero della Guinea, conquistò tutta la regione settetrionale della Costa d’Avorio e, per costruirsi un regno islamico, im- pose la sua fede con massacri e di- struzioni ( vedi riquadro p. 68 ). I mu- sulmani lo celebrano come eroe, le popolazioni animiste lo ricordano come un sanguinario e i senufo rifiu- tano ancora oggi di convertirsi al musulmanesimo, mentre si aprono facilmente al messaggio del vangelo. TE LO DO IO IL DIALOGO La presenza dei missionari è ap- prezzata anche dai musulmani. «Sul piano umano il dialogo è possibile e già esiste - racconta padre Flavio -. Al nostro arrivo, l’iman-capo è venuto due volte a darci il benvenuto. Noi abbiamo ricambiato le visite, fatto at- to di presenza al funerale di un suo familiare e, all’iniziodel ramadan, sia- mo andati a fare gli auguri e lui è ve- nuto a ringraziarci». «L’iman di Marandallah - aggiun- ge padre Michael - ha chiesto al ve- scovo di mandare missionari stabili in quella zona». Il fatto è sorpren- dente, ma non troppo: la chiesa cat- tolica porta asili, scuole, ospedali e altre opere sociali. «Il dialogo religioso è ancora lon- tano - continua padre Flavio - e ri- chiederà da parte nostra una cono- scenza più profonda del mondomu- sulmano. Per ora vorremmo tentare a livelli più concreti: coinvolgere i musulmani nei progetti sociali che abbiamo nel cassetto, asili, scuole di alfabetizzazione, strutture sanitarie». Una visita all’iman potrebbe esse- re l’occasione per tastare il polso. Lo troviamo in casa, che funge anche da moschea; ma non riusciamo a co- municare: egli parla solo diula ; il fi- glio traduce in un francese incom- prensibile. L’iman promette di veni- re, la sera, alla missione con un in- terprete più ferrato. E arriva puntuale. Dopo le rituali presentazioni, risponde pacatamen- te alle domande. Dice di chiamarsi KarimKaraté; ha fatto il pellegrinag- gio alla Mecca, come pure gli altri quattro imandi Dianra. Afferma che non ci sono conflitti tra cristiani e musulmani, poiché adorano la stessa divinità; la differenza è solo sulle lab- bra, gli uni diconoDio, gli altri Allah; ma nel cuore è lo stesso Dio. Domando quanti sono i musul- mani di Dianra. Risponde di non co- noscere il numero esatto, ma che so- no più dei cristiani e provengono da vari gruppi etnici del Mali, Guinea, Burkina Faso. Ci informiamo sulle scuole coraniche: gli alunni impara- no a memoria brani del Corano in a- rabo, usando traduzioni in francese e diula per la comprensione. Arriviamo alla domanda cruciale: «Come e in quali campi possono la- vorare insiememusulmani e cristiani per il bene della gente?». L’iman si e- sibisce in un lungo e generico di- scorso sulla necessità della collabo- razione e aiuto reciproco. Lo incalzo conuna domanda piùprecisa: «Qua- li sono i problemi e necessità della popolazione in generale?». «Non conosco le necessità degli altri - ri- sponde serafico l’iman -; ma solodel- la mia gente: per ora abbiamo biso- gno della moschea; chiediamo ai cri- MISSIONI CONSOLATA 66 SETTEMBRE 2002 Accanto: l’iman di Dianra, Karim Karaté tra i padri e l’interprete. In basso: spighe di riso offerte durante la messa. Pagina accanto: un ragazzino alimenta il rudimentale mantice nella fucina di un fabbro, personaggio prestigioso nelle cultura senufo.
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