Missioni Consolata - Settembre 2002

MISSIONI CONSOLATA 57 SETTEMBRE 2002 I vescovi italiani stanno affron- tando il problema di «comuni- care il vangelo in unmondo che cambia» (1) . La chiesa si interroga su come fare ripartire la missione nel «crocevia contemporaneo». In primo luogo, occorre «metter- ci in ascolto della cultura del nostro mondo», per discernere i «semi del verbo» già presenti in essa, anche al di là dei confini visibili della chiesa. Ascoltare le attese più intime dei no- stri contemporanei, coglierne desi- deri e ricerche, capire che cosa fa ar- dere i cuori e cosa, invece, suscita paura... è importante per divenire servi della speranza. Non possiamo affatto escludere, inoltre, che i non credenti abbiano qualcosa da inse- gnarci circa la comprensione della vita e che, per vie inattese, il Signo- re possa farci sentire la sua voce at- traverso di loro (2) . In secondo luogo, occorre pre- stare attenzione alla novità del van- gelo e rimanervi fedeli. Infatti vi è u- na novità irriducibile del messaggio cristiano: pur additando un cammi- no di piena umanizzazione, esso non si limita a proporre solo un umane- simo. Gesù Cristo è venuto a ren- derci partecipi della vita nell’«uma- nità di Dio». Il Signore ci ha fatti an- nunciatori della sua vita rivelata agli uomini e non possiamo misurare con criteri mondani l’annuncio che siamo chiamati a compiere (3) . Siamo immersi in tre grandi pro- cessi di cambiamento: SECOLARIZ - ZAZIONE , CRISI DI VALORI e GLOBA - LIZZAZIONE . Li esamineremo evi- denziando le sfide e opportunità offerte alla evangelizzazione. Inoltre vedremo come fare ripartire la mis- sione. 1/ SECOLARIZZAZIONE a) Sfide e opportunità La secolarizzazione è un profon- do mutamento di mentalità, cultura e costume. Nasce con il mondo mo- derno come reazione alla identifica- zione che la cristianità medievale a- veva fatto tra sacro e profano, tra fe- de e cultura, fra trono e altare. Nasce come rivendicazione dell’au- tonomia della ragione verso la reli- gione; si spinge fino al secolarismo, cioè fino al tentativo di escludere Dio. Quando la secolarizzazione dege- nera in secolarismo, l’uomo si ritie- ne autosufficiente, crede che la sal- vezza possa venire da una ideologia. Il secolarismo esclude Dio dalla vi- ta sociale ; considera la religione un fatto privato. Insomma: con il seco- larismo, l’uomo «dimentica Dio, lo ritiene senza significato per la pro- pria esistenza, lo rifiuta ponendosi in adorazione dei più diversi idoli» (4) . Quando, invece, la secolarizza- zione viene intesa come legittima au- tonomia delle realtà temporali e del- la laicità, il fenomeno è positivo. I- noltre offre nuove opportunità alla evangelizzazione, perché purifica i contenuti della fede, accresce la re- sponsabilità dei credenti, ne stimo- la la creatività e apre al dialogo con tutti gli uomini di buona volontà. In ogni caso la società secolariz- zata ha assimilato molti valori della cultura cristiana (dignità della per- sona, solidarietà, qualità della vita), ma li presenta come «valori laici». Lo stesso cristianesimo è visto co- me «religione civile». Si ripete lo slogan «non possiamo non dirci cri- stiani», anche se si tratta di atei omi- scredenti. Aver ridotto il cristianesimo a re- ligione civile genera gravi contrad- dizioni anche in nazioni di antica e- vangelizzazione. Per esempio: da un lato si riconosce che la religione è un fattore di educazione civica e, dal- l’altro, si tolgono i simboli religiosi dalle scuole e dagli edifici pubblici, non si fanno udire i canti natalizi ai bambini dell’asilo in nome della lai- cità e della tolleranza verso chi non è religioso. Da un lato gli stati se- guono con fiducia le iniziative reli- giose per la pace (come l’incontro di Assisi del 25 gennaio 2002) e, dal- l’altro, si cancella ogni riferimento religioso dal proemio della Carta dei diritti europei, né si invitano le co- munità religiose a partecipare con le altre realtà sociali alla preparazione della Costituzione europea. Da qui viene un pericolo per la missione: limitare l’annuncio cri- stiano alla proposta di «valori civi- li», in nome di un malinteso rispet- to della laicità e della tolleranza... Nessuno nega che la promozione u- mana sia parte integrante della e- vangelizzazione, ma essa non si può ridurre ad unmero impegno di civi- lizzazione. b) Fare ripartire la missione La missione che Cristo ha affida- to alla chiesa non è di ordine politi- co, economico e sociale: il fine è re- ligioso. La chiesa in nessun modo si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politi- co (5) . Stato e chiesa, avendo una na- tura diversa, devono essere liberi di perseguire ciascuno il proprio fine e di usare gli strumenti propri di cui dispongono. Tuttavia, pur essendo autonomi, chiesa e stato devono collaborare al bene comune, senza però invadere il campo altrui. Il vangelo non solo ci svela il mi- stero di Dio, ma svela anche l’uomo all’uomo. Perciò l’annunzio del van- gelo è destinato a influenzare i com- portamenti personali e sociali, pri- vati e pubblici, di chi liberamente lo accoglie. E il missionario quando e- vangelizza non parla solo di Dio, ma fa un discorso sull’uomo. Che cos’è la «politica» se non un discorso sull’uomo, sui suoi valori? Pertanto il missionario non può non «fare politica» in senso culturale ed etico. Egli si deve mantenere equi- distante dalle fazioni in lotta per il potere e non si schiera per l’uno o l’altro partito; però la sua equidi- stanza non significa neutralità. Non tutte le politiche né tutti i program- mi si equivalgono; le coscienze van- no formate al discernimento. Il vescovo Oscar Romero, in El Salvador, era equidistante dai parti- ti, ma non era neutrale nei confron- ti dell’oppressione degli squadroni della morte. A tal punto, che - come spiega Giovanni Paolo II - «si pos- sono dare casi eccezionali di perso- ne, gruppi e situazioni in cui può ap- parire opportuno (o addirittura ne- cessario) svolgere una funzione di aiuto e supplenza in rapporto alle i- stituzioni carenti e disorientate, per sostenere la causa della giustizia e della pace» (6) . La chiesa ha svolto «supplenza politica» in Italia, dopo la seconda guerra mondiale, quando il paese si trovò impreparato a fronteggiare il pericolo comunista e doveva rista- bilire la democrazia dopo il fasci- smo. La stessa funzione ha svolto la chiesa inAmerica Latina, dove è sta- ta l’unica forza morale, l’unica voce autorevole, in grado di difendere i

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