Missioni Consolata - Settembre 2002
zato per produrre piccole quantità di energia elettrica. I L RECUPERO DEI MATERIALI Per recupero o riciclaggio si in- tende la valorizzazione e l’utilizzo delle risorse naturali presenti nel ri- fiuto, in modo da poterle reintro- durre nei cicli di produzione e con- sumo, con due vantaggi principali: 1) risparmio di materie prime (re- cuperando il vetro si risparmia la sabbia estratta dalle cave e tutte le sostanze aggiuntive necessarie alla produzione del vetro); 2) risparmio di energia (l’energia impiegata per estrarre la sabbia e le altre sostanze, per i trasporti, per ot- tenere la temperatura a cui fonde la sabbia...). Gli esempi più noti sono il recu- pero della carta, del vetro, della pla- stica e dell’alluminio. Anche il com- postaggio è una forma di recupero: tramite un’operazione naturale di biodegradazione, la sostanza orga- nica (il verde e gli alimenti) si tra- sforma in ammendante per l’agri- coltura. Essendo dei veri e propri impian- ti industriali, anche gli impianti di recupero presentano vantaggi e svantaggi dal punto di vista am- bientale ed economico. Ad esem- pio, è noto che, nel recupero della carta, la fase di disinchiostrazione abbia un pesante impatto sull’am- biente. La plastica non può essere recuperata molte volte perché per- de le proprietà iniziali: una bottiglia di plastica non può tornare ad esse- re una bottiglia ma può diventare materiale per oggetti vari (ad esem- pio panchine, maglioni in pile, ma- teriale espanso per le automobili...). Il vetro , invece, può essere fuso in- finite volte senza perdere le sue ca- ratteristiche. Ecco perché il recu- pero del vetro è forse quello che comporta meno problemi a livello di mercato: la qualità di una botti- glia di vetro proveniente da vetro ri- ciclato (quello che noi mettiamo nelle campane della raccolta diffe- renziata) è la stessa di una bottiglia fabbricata a partire dalle materie prime (sabbia, carbonati di calcio e sodio, ossidi di ferro...). Al contrario, il mercato della car- ta non è ancora abbastanza svilup- pato, in quanto la qualità della car- ta riciclata non soddisfa le richieste di tutti gli acquirenti (anche se nel- la maggior parte dei casi non è ne- cessario scrivere una lettera o una relazione su carta bianchissima...). Gli impianti di recupero sono mol- to complessi e costosi e quindi giu- stificabili per quantità elevate di ri- fiuti. Essi inoltre necessitano che il materiale da riciclare (vetro, carta, plastica...) sia il più possibile privo di altri elementi estranei. Ad esem- pio, se nelle campane del vetro so- no presenti anche piccole quantità di ceramica (come la tazzina di caffè), la probabilità che le bottiglie ottenute dalla fusione del vetro si rompano è molto elevata. A questo punto risultano eviden- ti alcune considerazioni: - qualsiasi tipologia di smaltimento (inceneritore, discarica, recupero) presenta vantaggi e svantaggi; - la raccolta differenziata non è una forma di smaltimento alternativa al- la discarica o all’inceneritore, come molti pensano; essa rappresenta in- vece il passaggio dalla produzione dei rifiuti al recupero (della carta, del vetro, della plastica, ecc....) e, quindi, costituisce una prima fase di separazione dei materiali, alla qua- le seguiranno trattamenti più accu- rati; - affinché il recupero possa essere efficiente, la r.d. deve essere fatta nel migliore dei modi, sia da parte del cittadino, sia dell’amministra- zione comunale. LOCALISMO E SOSTENIBILITÀ Finora l’analisi del problema ri- fiuti è stata affrontata da un punto di vista locale, ossia limitatamente al territorio in cui un certo impian- to (discarica, inceneritore...) è co- struito. Se, in questo contesto, ci ponessi- mo la domanda «perché la questio- ne rifiuti è grave?», sicuramente la risposta sarebbe «perché non sap- piamo più dove metterli!». Questo effettivamente corrisponde al vero, e di conseguenza l’intero dibattito verte su quale sia la migliore tipolo- gia di smaltimento. Se però si cambia il punto di vista, possono emergere alcune conside- razioni inaspettate e sorprendenti. Tale nuovo punto di vista è quello dello sviluppo sostenibile ( MC, giu- gno 2002 ). La sostenibilità ambien- tale, infatti, analizza i problemi nel lungo periodo (e quindi non nel scegliere i prodotti con minor zaino ecologico; scegliere i prodotti con meno imbal- laggio possibile; preferire prodotti duraturi, riparabili, smontabili; preferire materiali riciclabili; provare a riutilizzare i prodotti per scopi differenti dall’originario; evitare i prodotti usa e getta; diminuire l’uso di prodotti chimici pericolosi; evitare i cibi confezionati con involu- cri inutili; non fare incartare dai commessi pro- dotti che hanno già una propria con- fezione; preferire i liquidi (alimentari e non) alla spina o in contenitori a rendere; evitare i contenitori di plastica mono uso; preferire i contenitori di vetro a quel- li in plastica o alluminio; evitare gli imballaggi in tetrapak, costituiti da cartone ed alluminio (ad esempio per il latte, i succhi di frut- ta…); evitare i prodotti con «omaggi» che si rivelano spesso come oggetti inutili, destinati a diventare subito rifiuti; preferire borse di juta e cotone alle borse di plastica; preferire le pile ricaricabili; utilizzare i fogli con una facciata bian- ca per la brutta copia; fotocopiare fronte e retro; non prendere volantini o fogli pubbli- citari se non interessano; usa il più possibile la carta riciclata. Consigli per RIDURRE i rifiuti: MISSIONI CONSOLATA 54 SETTEMBRE 2002
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