Missioni Consolata - Settembre 2002
italiana, invece, è di circa il 13% , con notevoli differenze fra le diver- se regioni. LO SMALTIMENTO Dopo essere stato raccolto, il ri- fiuto è destinato ad una qualche for- ma di smaltimento: la messa in di- scarica (oggi avviene per il 74,4% della quantità di rifiuti), l’inceneri- mento (7,2%), il recupero dei ma- teriali o riciclaggio (7,4%) il com- postaggio (11%). L’ INCENERITORE L’inceneritore si sta affermando come metodo di smaltimento in quanto dà la sensazione di elimina- re il problema rifiuti in modo rapi- do ed efficace: il rifiuto, bruciando, «sparisce»... In realtà, è noto che «nulla si crea, nulla si distrugge» e ciò vale anche per un inceneritore, che altro non è che un impianto di combustione ad alta temperatura, nel quale il com- bustibile è rappresentato dal rifiuto stesso. Nell’impianto entrano ap- punto i rifiuti, del combustibile che sostenga il processo di combustio- ne, aria (cioè ossigeno per la com- bustione), acqua (per le operazioni di filtraggio dei fumi e di raffredda- mento delle ceneri). Dopo la combustione, dall’im- pianto fuoriesce la stessa quantità di materiali, ma trasformata in: cene- ri, fumi di combustione (contenen- ti anidride carbonica, vapore ac- queo ed altri gas), polveri, acqua in- quinata (che, dopo essere stata de- purata, darà vita ai fanghi). Da 1 tonnellata di RSU, quindi, si ottengono circa 6000 Nm3 («nor- malmetricubi»: unità di misura dei gas) di fumi, 6,7 kg di polveri e 300 kg di ceneri e scorie. Da un lato, quindi, l’incenerimento causa un problema di inquinamento atmo- sferico (fumi e sostanze inquinanti in essi contenute), dall’altro crea un problema di smaltimento delle ce- neri e dei fanghi . Le ceneri, i car- boni attivi usati nei filtri dei fumi ed i fanghi, infatti, contengono cloro, fluoro, zolfo, metalli tossici, inqui- nanti non presenti nei rifiuti in en- trata (diossine, furani, fenoli…): si tratta in molti casi di sostanze per- sistenti che si accumulano nel ter- reno e che possono tornare all’uo- mo attraverso l’alimentazione . Ec- co perché questi rifiuti in uscita sono classificati come rifiuti specia- li e necessitano di discariche spe- ciali, la cui gestione e localizzazione presenta generalmente maggiori difficoltà rispetto ad una discarica per rifiuti urbani. Gli inceneritori, quindi, anche se riducono il volume dei rifiuti , pon- gono problemi di inquinamento at- mosferico e di salute pubblica e ne- cessitano comunque di una discari- ca. Se fra i vantaggi principali dell’incenerimento compare la ri- duzione del volume iniziale dei ri- fiuti, in realtà molti sostengono che tale risultato può essere raggiunto anche con un moderno processo di pressatura. Spesso gli inceneritori vengono definiti anche «termovalorizzatori»: ossia è possibile utilizzare il calore prodotto dalla combustione dei ri- fiuti per produrre energia elettrica. Tuttavia, perché tale operazione sia conveniente, è necessario che gli impianti siano di grosse dimensioni e siano localizzati in prossimità di u- tenze civili ed industriali alle quali inviare il vapore o l’energia elettri- ca prodotti. L A DISCARICA La discarica «controllata» (agget- tivo che vuole sottolineare la distin- zione rispetto alla discarica selvag- gia, fuorilegge) è un impianto nel quale vengono «stoccati» i rifiuti. Esistono varie tipologie di discarica in base ai rifiuti ospitati (urbani, speciali). Secondo il Decreto Ron- chi, in discarica potranno essere confinati soltanto i rifiuti inerti (non in grado di reagire con altre sostan- ze) e i rifiuti derivanti da operazio- ni di riciclo, recupero e smaltimen- to (come ad esempio l’inceneri- mento). La discarica deve soddisfare al- cuni requisiti generali: deve essere localizzata in luoghi stabili per tem- pi anche molto lunghi; deve posse- dere barriere naturali (ad es. spessi strati argillosi) o artificiali (ad es. fo- gli di polietilene di diverse tipolo- gie) che isolino i rifiuti dall’am- biente esterno, in particolare dall’a- ria e dalle acque sotterranee; deve essere controllata con differenti si- stemi di monitoraggio. Nonostante la discarica sia spesso associata ad una «buca» in cui si possa gettare di tutto senza creare problemi, due so- no i possibili impatti sull’ambiente: 1) sulle acque sotterranee : il conte- nuto acquoso dei rifiuti, veicolato dalle acque piovane, può infiltrarsi nel sottosuolo e raggiungere even- tualmente la falda sottostante la di- scarica; 2) sull’aria : i processi di degrada- zione naturale della parte organica del rifiuto provocano la formazione del biogas, un gas composto essen- zialmente da metano ed anidride carbonica; esso può dare problemi di incendi e soprattutto di cattivo o- dore, e quindi dovrebbe essere bru- ciato oppure recuperato ed utiliz- T ORINO , S TADIO DELLE A LPI : «VISTA SENZA RACCOLTA DIFFERENZIATA» MISSIONI CONSOLATA 51 SETTEMBRE 2002
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