Missioni Consolata - Settembre 2002

46 SETTEMBRE 2002 CONSOLATA MI SS IONI do a visitare i genitori solo quando essi rifiutano di essere coinvolti nel recupero dei figli. Il grosso del la- voro è fatto da collaboratori, due uomini e due donne, che scovano i casi più pietosi, visitano regolar- mente i 130 ragazzi e ragazze, ne se- guono da vicino il processo di riabi- litazione e fanno i rapporti sulla si- tuazione. Uno dei collaboratori è il mio braccio destro: battezzato otto anni fa insieme a tutta la famiglia, macina chilometri e chilometri, sostenutoda fede granitica e tanta passione per gli handicappati, chemi sembra di toc- care conmano lamisericordia del Si- gnore per questa popolazione, po- vera e sofferente da fare pietà». Un’altra iniziativa intrapresa dalle suore è quella delle adozioni a di- stanza. Anche questa attività è rac- chiusa in grossi faldoni e gestita da suor Luciana. «L’adozione dura cin- que anni - spiega lamissionaria -: ol- tre 500 adottati ne hanno beneficia- to e concluso il ciclo elementare; al- tre 900 sono ancora in corso. Spesso devo fare le ore piccole per compi- lare e aggiornare le schede degli adottati e inviare relazioni ai padrini e madrine sulla situazione dei fi- gliocci». Il lavoro più delicato consiste nel vagliare i casi da aiutare, poiché tut- ti sono poveri, ed evitare di creare dipendenze e, soprattutto, gelosie tra le famiglie del villaggio. In que- sto campo i collaboratori africani si rivelano indispensabili: una bianca darebbe troppo nell’occhio. E se la cavano da veri 007, sia nello scopri- re le reali situazioni familiari, sia nel- l’evitare la curiosità dei vicini, sia nello scattare le fotografie senza che gli interessati se ne accorgano. Inoltre, non si parla mai di «ado- zione», affinché i genitori non avan- zino pretese, ma il denaro viene di- stribuito in tre rate annuali, sotto forma di prestiti, aiuti di emergenza o pagamento diretto alla scuola dal- la quale gli alunni sono stati caccia- ti, perché i genitori non hanno pa- gato la tassa scolastica. Secondo il sistema proposto dal- le Figlie di San Gaetano, la cifra di adozione è assai modesta (100 mila lire, ora portata a poco più di 80 eu- ro); sbriciolata in tre rate, appare an- cora più esigua, ma non in Togo, dove tali briciole equivalgono allo stipendio mensile di molti maestri di scuola elementare. A PICCOLI SOGNI Dopo il ciclo elementare, non c’è speranza di continuare gli studi: le tasse per accedere alle scuole supe- riori e liceali sono proibitive. Ragaz- zi e ragazze cercano di imparare un mestiere e, magari, mettersi in pro- prio. Per realizzare tale sognooccor- re prima di tutto avere un diploma, senza il quale è impossibile ottenere la licenza dal governo, e i soldi per procurarsi strumenti e materiali. Quando un falegname del luogo, diplomato in Nigeria, ha presenta- to a suor Luciana il progetto di av- viare una falegnameria, con scuola per giovani apprendisti, e le hanno chiesto una spinta per avere attrez- zi e rifornirsi di legname, la missio- naria non ha saputo dire di no: ha scritto alla Caritas di Montegranaro (Ascoli Piceno), suo paese di resi- denza, e sono arrivati alcuni mac- chinari e i fondi necessari. Les Olivieres, così si chiama la nuova società, è in piena attività: co- struisce e vende mobili di vario ge- nere e dimensione, preparano assi e travi per fabbricare case. Mentre i tre falegnami che gestiscono tale ini- ziativa si guadagnano da vivere one- stamente, i quattro giovani impara- no il mestiere e, alla fine dei due an- ni di apprendistato avranno il diploma e potranno realizzare il so- gno di mettersi in proprio. Ma poiché l’appetito viene man- giando, suor Luciana ha presentato alla Caritas marchigiana i progetti per allargare la società con officine e relativi corsi di formazione per elet- tricisti, fabbri emeccanici. « Les Oli- vieres si appoggiano ancora sudime, ma spero che presto diventino auto- nomi e camminino con le proprie gambe», conclude la missionaria. Un progetto diventato autonomo è quello dei mulini per aiutare lema- dri di famiglia. Il processo è molto semplice: un gruppo di donne han- no chiesto un prestito per compera- re il frantoio, costruire la struttura muraria, acquistare granoturco, ma- nioca, palme da olio; una volta ma- cinati questi prodotti vengono ven- Dispensario di Fiata e alcuni pazienti in attesa di essere curati. Pagina accanto: falegnameria «Les Oliviers» e apprendista. Ultima pagina: suor Luciana con un bambino in braccio.

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