Missioni Consolata - Settembre 2002
39 APRILE 1998 CONSOLATA MI SS IONI 39 SETTEMBRE 2002 CONSOLATA MI SS IONI Alla fine del 1893, la relazione in- viata a Propaganda fide così riassu- meva i 15 mesi di lavoro: 3 missioni con 5 preti, 8 fratelli e un volontario laico; 135 alunni nelle scuole di Lomé, Adidjo e Togoville; 150 cri- stiani e 160 catecumeni; battezzati 50 adulti e un migliaio di morenti. Le cifre non danno conto dei mis- sionari falciati da malaria e vaiolo, o costretti a rimpatriare a pochi mesi dall’arrivo. «Tutti malati! Stop. Aiu- to!» gridava il telegramma del pre- fetto al superiore generale nel giu- gno 1896. Ma dalla casa madre, al- meno nei primi anni, arrivano pochi soldi e tante critiche: si parlava d’in- fantilismo, ambizioni e sprechi, an- che se, per sopravvivere, i missiona- ri si arrangiavano con artigianato e agricoltura. Anche sul campo abbondavano le spine. Il manipolo di cristiani afro- brasiliani trovati in Togo vivevano «nelle condizioni dell’Antico Testa- mento - scriveva il prefetto, padre Schäfer -; molti sono tornati alla po- ligamia; ma sono ben disposti verso i missionari». Più dura era la lotta con gli stregoni, che proibivano di mandare i ragazzi a scuola e tenta- rono di avvelenare un missionario. Inoltre, bisognava sgomitare per farsi largo tra i protestanti, arrivati decenni prima. Il governo fu co- stretto a dividere il territorio in zone d’influenza e proibire invasioni di campo. Solo nel 1913, i padri pote- rono spingersi nell’estremo nord. Autentici strateghi, i missionari te- deschi si stabilirono nei centri popo- losi, mercati e incroci di vie di co- municazione. Poiché il mondo degli adulti resisteva alla penetrazione del vangelo, a causa dell’attaccamento alla religione tradizionale ( vodoun e feticismo) e poligamia, essi concen- trarono gli sforzi sui giovani, semi- nando il paese di scuole primarie, agricole e professionali. Alla formazione umana e religiosa, i verbiti univano lo studio di lingue e culture locali, traduzioni e pubbli- cazioni di libri religiosi. Studiarono i problemi più spinosi, come la poli- gamia, prospettando soluzioni auda- ci: dare almeno il battesimo ai poli- gami più aperti ai valori del vangelo. I fratelli, spesso in numero supe- riore ai padri, innalzarono le struttu- re materiali (case, chiese, cappelle, scuole e cattedrale di Lomé) e si im- mersero nella formazione scolastica, sfornando maestri, artigiani e cate- chisti. Altrettanto preziosa, nella for- mazione femminile, fu la presenza delle suore, arrivate nel 1897. Tale strategia lungimirante si di- mostrò vincente: la maggioranza dei battezzati e famiglie cristiane na- scevano sui banchi di scuola. In 20 anni la chiesa in Togo era impianta- ta e consolidata. Nel 1914 essa con- tava quasi 20 mila battezzati, 6.425 catecumeni e 1.235 matrimoni reli- giosi; 47 padri, 15 fratelli e 25 suore erano distribuiti in 15 missioni, at- tendevano a un numero impressio- nante di stazioni periferiche e gesti- vano 198 scuole con 8.463 alunni e 228 maestri e catechisti. C’erano più alunni nelle scuole cattoliche del To- go che in tutte le colonie francesi dell’Africa occidentale. «Se i tedeschi fossero rimasti, og- gi tutto il Togo sarebbe cattolico» sospira un missionario italiano con lunga esperienza nel paese. SECONDA NASCITA Con lo scoppio della prima guerra mondiale (1914), il Togo fu occupa- to dalle truppe inglesi e francesi, pri- ma vittima del conflitto. Inizialmen- te tollerati, ma con le ali tarpate da restrizioni d’ogni genere, i missiona- ri tedeschi vennero dichiarati pri- gionieri politici nel 1916 e, nel giro di un anno, erano tutti fuori del pae- se: padri e fratelli deportati in In- ghilterra, le suore rimpatriate. Per quattro anni i vescovi della Co- sta d’Oro e Dahomey presero in con- segna il vicariato e inviarono alcuni missionari per tenere aperte alcune missioni e scuole. Finita la guerra, i verbiti cercarono di ritornare nelle amate missioni, ma Parigi e Londra non ne vollero sapere. Nel 1921 Pro- paganda fide affidò la parte francese ai missionari di Lione; quella ammi- nistrata dagli inglesi fu annessa al vi- cariato di Keta. La chiesa togolese cominciò a ri- prendersi, ma molto lentamente: i missionari arrivavano col contagoc- ce, sempre insufficienti a coprire tut- te le opere avviate dai verbiti: nel 1958 il numero dei missionari era di poco superiore a quello del 1914. Nonostante ciò, la chiesa togolese sperimentò una nuova nascita, gra- zie al sacrificio del personale missio- nario e alla lungimiranza del vicario, mons. Jean-Marie Cessou. Egli conti- nuò lo sviluppo delle scuole, aprì nuove missioni nel centro e nord del paese e, per neutralizzare l’influenza islamica, facilitò la creazione della prefettura di Sodoké (1937). Grande merito di mons. Cessou fu la promozione delle vocazioni indi- gene. Nel 1922 fu ordinato il primo prete africano nella zona britannica; 6 anni dopo un togolese nella zona francese. Alla sua morte (1945) il ve- scovo lasciava 23 preti europei e 4 togolesi, 26 suore e 292 catechisti, 191 scuole e 13 mila allievi, 88 mila cristiani e 200 chiese e cappelle. CHIESA MAGGIORENNE Dopo il secondo conflitto mondia- le, che aveva richiamato sotto le ar- mi i missionari più giovani, arrivaro- no una quindicina di congregazioni maschili e femminili di diverse na- zionalità e la chiesa togolese fu rivi- talizzata. Furono promesse numerose associazioni, confraternite religiose e istituzioni varie: collegi, seminari, noviziati di suore indigene, per ri- spondere ai venti nuovi che soffiava- no sulla società del Togo. Nel 1955 il vicariato di Lomé fu elevato ad arcidiocesi e la prefettura Santuario della Madonna del Mare a Togoville, cuore della religione tradizionale vodoun.
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