Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002

MISSIONI CONSOLATA 9 LUG.AGO. 2002 H o letto con attenzione il dossier su Porto Alegre/ Brasile «L’utopia possibile» ( Missioni Consolata, aprile 2002). Se un proverbio dice «molto fumo e poco arrosto», dopo la suddetta lettura dico: una nuvola atomica di fumo e nemmeno un boccone di arrosto! A Porto Alegre hanno venduto solo illusioni. Mi permetto di allegare un breve articolo che, nel dicembre scorso, ho inviato al mensile San Vin- cenzo di Torino sullo stesso argomento. Avete il co- raggio di pubblicarlo su Missioni Consolata ? G IANNI R OCCHIETTA - I VREA (TO) La sfida al nostro «coraggio» è ormai un luogo co- mune abusato... Al Forum sociale mondiale di Porto A- legre eravamo presenti con un redattore (Paolo Moiola) e un collaboratore (Marco Bello, già volontario in Bu- rundi e Haiti). Che abbiano riportato i contenuti in modo «fumoso»... passi. Ma che abbiano sprigionato «una nuvola atomica di fumo» ci pare francamente e- sagerato. Prima di pubblicare il testo del lettore, ricordiamo che il mensile «San Vincenzo» è dei padri vincenziani; si ispirano all’omonimo santo, che affermava: i poveri «sono i nostri signori e padroni». Scrive il signor Gianni Rocchietta: «D alla lettura degli articoli e delle lettere al direttore comparsi sui numeri di «San Vin- cenzo» e usciti dopo il G 8 di Genova e dopo l’11 settembre 2001, è emersa l’enorme gravità dei pro- blemi della società mondiale: 36 mila bambini muoiono di fame ogni giorno! Molti invocano «la sostituzione dell’attuale modello economico occi- dentale con uno alternativo che difenda i 2/3 della popolazione mondiale che vive in condizioni disu- mane». Le persone anziane come me o che conoscono la storia degli ultimi due secoli sanno che i filosofi K. Marx e F. Engels hanno pensato di distruggere tutti i difetti del capitalismo con una nuova dottrina e- conomico-sociale chiamata comunismo, che dal 1917 ad oggi è stata attuata in molti paesi dell’Eu- ropa, dell’Asia, dell’Africa e dell’America. Qual è stato il risultato? Anni fa a Parigi fu pubblicato un libro, frutto della collaborazione di una decina di giornalisti, che con un’analisi oggettiva ha denunciato che, dal 1917 al 1990, nei paesi comunisti sono morti 85- 100 milioni di persone per omicidi politici o per fame. Ahimé: si è passati dalla padella alla brace! La povertà investe gli stessi Stati Uniti, che hanno il reddito pro capite più alto del mondo: i vescovi hanno denunciato che 40 milioni di americani, su 280 milioni, non riescono a sbarcare il lunario. Pertanto la frase che ricorre sulla bocca dei vin- cenziani o dei cattolici in ge- nere «modificare l’attuale e- conomia in favore dei poveri» appare astratta, senza indica- zioni concrete e reali. E fra le centinaia di migliaia di persone che hanno manifestato al G8 di Genova o Seattle non se n’è trovata una che abbia saputo dire: «Io come singolo sono capace di combattere la povertà diventando datore di lavoro dei poveri», che sarebbe l’unica indicazione concreta e reale che forse risolverebbe alla radice il problema. Né il comunismo né il capitalismo sostengono che il singolo possa risolvere la povertà nel mondo. È il si- stema economico mondiale che viene sottoposto a giudizio, un sistema che genera... pochi ricchi sempre più ricchi e tantissimi poveri sempre più poveri, spe- cialmente nel sud del mondo. La povertà non è solo questione di posti lavorativi. Ricordando che molti poveri lavorano (e duramente), il problema investe le « condizioni generali di lavo- ro »: multinazionali, trattamento salariale, prezzi dei beni e servizi prodotti dagli stessi poveri, infortuni, salute, tutela dell’ambiente, formazione, famiglia, la- voro nero e sommerso, ecc. C aro direttore, dopo aver parlato con padre Got- tardo Pasqualetti (superiore dei missionari della Consolata in Italia), scrivo per manifestare la mia più completa adesione alla linea della rivista. Dire che non esiste guerra «giusta» è dire la ve- rità, e non essere «comunisti» o al soldo del nemi- co (detto fra noi: chi è il nemico?). Dire che la paz- zia suicida dei palestinesi è stata scatenata dalla pazzia terroristica di Ariel Sharon è dire la verità. Dire che gli iracheni sono affamati da un embar- go delinquenziale degli Stati Uniti e dei paesi della Nato è dire la verità. E così è per le azioni (da stato autoritario) della polizia a Genova e Napoli: aggre- dire e impaurire ragazzi e ragazze giovani, ingiuriar- li e picchiarli è un atto vergognoso e denunciarlo è dire la verità. Dire che la globalizzazione e il capita- lismo stanno portando nel mondo più fame e ingiu- stizia è dire la verità. Non demorda, direttore. Nostro Signore dice: «Il vostro parlare sia sì, sì... no, no». E ancora: «Beato chi ha sete di giustizia e verità». L UCIANO T EODOLI - R OMA A Roma (da dove scrive il lettore) abbiamo studiato filosofia e teologia. Numerosi professori, citando san Tommaso d’Aquino, ci ricordavano che nella storia non è mai esistito un sistema di pensiero completamente falso né uno totalmente vero. Ecco perché, a prescindere da ragioni religiose, sug- geriamo a tutti il rispetto dell’opinone altrui. Uno solo è veramente ed interamente giusto. NEMMENO UN BOCCONE DI ARROSTO!

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