Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002
MISSIONI CONSOLATA 7 LUG.AGO. 2002 IL BENE SENZA RUMORE di quattro generazioni insieme N ella quaresima di quest’anno i bambini e i ra- gazzi delle scuole elementari e medie di Corti Sant’Antonio in Costa Volpino hanno raccolto una somma, che intendono devolvere ai missionari. Di questi ragazzi, che frequentano la catechesi, non molti sanno dell’esistenza dei missionari della Con- solata; però ciò che conta è il messaggio che pro- viene dal loro cuore, diffuso anche con l’impegno generoso che hanno dimostrato. Non sempre ci rendiamo conto del sacrificio dei missionari, testimoni della fede, che offrono inte- ramente la vita per gli altri; ma siamo certi che la preghiera che innalziamo per essi sia la massima espressione della nostra soli- darietà; e, se talvolta ce ne dimenti- chiamo, i nostri don Gianfranco e don Endrio riaccendono la fiamma. La somma che inviamo serva a sostenere l’operato dei padri Ri- naldo Do (Congo) e Sandro More- schi (Kenya), che vivono realtà di- verse, ma entrambe difficili. Cari missionari, nelle vostre pre- ghiere alla Madonna Consolata ricor- datevi anche della comunità di Corti Sant’Antonio, perché sia sempre unita nella fede e nell’amore. L UIGI C OCCHETTI - C ORTI S ANT ’A NTONIO (BG) C ari missionari, siamo un gruppo di giovani dai 16 ai 25 anni. Tutti gli anni, nel mese di mag- gio, facciamo un pellegrinaggio in pullman ad un santuario che dista 10 chilometri da casa nostra... L’anno scorso, invece di prendere il pullman, siamo andati a piedi; inoltre abbiamo fatto pranzo al sac- co e non al solito ristorante. È stata un’esperienza bellissima, soprattutto perché, con i soldi risparmiati, abbiamo potuto a- dottare un bambino in Brasile. È stata pure una grande gioia aiutare chi è meno fortunato di noi. Alcuni ragazzi (che non si sono uniti a noi, ma sono andati in pullman pensando che si sarebbero stancati), vedendoci così felici, hanno deciso per il prossimo anno di fare con noi la stessa camminata. Facciamo conoscere l’esperienza ad altri giovani sperando che seguano il nostro semplice esempio. I L «G RUPPO G IOVANI » - B USSETO (PR) S iamo 10 anziani, abitanti in un paesino dell’alta Val Tidone. Da quando è venuto a trovarci un pa- dre missionario (che ci ha parlato del terzo mon- do), abbiamo sentito il desiderio di adottare a di- stanza un bambino; però non sapevamo come fare, perché la nostra pensione ci consente ben poco. Ma ecco che Tina Paulat, catechista dei nostri ni- poti (una santa donna!), ci ha dato un’idea: bere qualche caffè in meno e destinare gli euro rispar- miati al progetto dell’adozione. Da allora sono passati tre anni. Oggi siamo molto orgogliosi di quanto stiamo facendo. Senza atteg- giarci ad eroi, ci sentiamo di dire: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere». D IECI ANZIANI DI P IANELLO - V AL T IDONE (PC) S pettabile redazione, fino a qualche tempo fa, u- na volta alla settimana ci riunivamo per giocare a carte; e, fra una partita e l’altra, ci rimpinzavamo di torte e pasticcini, con l’immancabile spumante. Siamo un gruppetto di amiche di mezza età. Tempo fa la nipote di una di noi (missiona- ria in Africa) è ritornata al paese per un breve periodo di riposo. Una sera ci ha fatto vedere una videocassetta, che illustra la sua missione. Ve- dendo alcuni lebbrosi anziani che vivono in condizioni precarie (so- lo una ciotola di cibo al giorno), ci siamo sentite un po’ colpevoli. Pertanto abbiamo deciso di non mangiare più dolci (che ci fanno an- che male alla salute). Così, quando ci ritroviamo per la solita partita, ci accon- tentiamo di una tazza di caffè. I soldi (che prima spendavamo per i dolci) li mettiamo in un salvadanaio e, quando abbiamo raccolto una certa cifra, li spediamo a quei poveri lebbrosi. «L E AMICHE DELLA BRISCOLA » POST SCRIPTUM Non ci firmiamo, né riveliamo il nome del nostro paese, perché non vogliamo metterci in mostra e nemmeno farci intervistare da Emilio Fede. Quello ci farebbe una telenovela. Un «bravo» speciale alle «amiche della briscola», che rifuggono dai paparazzi della pubblicità. «Il bene va fatto bene, e senza rumore»: affermano da sempre i missionari della Consolata... Le lettere ci propongono modi semplici e concreti di fare il bene. È un bene che ci piace per tre ragioni: - coinvolge quattro generazioni (bambini, giovani, a- dulti, anziani); - supera il «privato» ed entra nel «pubblico»: cioè è fatto insieme; in altre parole (usando la celebre favola dello scrittore e politico irlandese Jonathan Swift), la generosità imprigiona il «mostro dell’indifferenza» con la strategia di «tanti esili fili»... che diventano una «rete» fitta e robusta; - c’è pure l’invito a fare altrettanto... Recita un noto principio etico-filosofico bonum dif- fusivum sui : il bene si propaga di per sé... e contagia.
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