Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002
MISSIONI CONSOLATA 66 GENNAIO 1998 D alla lettura di Missioni Consolata di aprile (pag. 7,8,9) ho avuto la conferma che l’ostilità contro i comunisti è più viva che mai. È un atteggiamento che non posso condividere. Se un comunista tradisce Marx e cerca di imporre un modello di società basata sul culto della personalità del dittatore o una partitocrazia dove non solo si ne- ga Dio, ma non c’è neppure rispetto per la vita e la di- gnità umana, il cristiano ha il dovere di ribellarsi; ma, quando un comunista afferma principi retti e onesti, il cristiano non è un buon cristiano se snobba o con- testa codeste affermazioni in quanto pronunciate dal membro di un partito a lui non gradito. Vorrei citare a questo proposito l’intervento dell’o- norevole Diliberto il quale, durante il dibattito parla- mentare seguito al vile assassinio del prof. Marco Biagi, ha equiparato il terrorismo dei brigatisti a quel- lo che caratterizza certi rapporti di lavoro e si è spin- to ad affermare che «anche chi licenzia una persona senza giusto motivo commette violenza...». Condivido questa affermazione, perché la ritengo in linea con il vangelo e con la dottrina della chiesa. Se gli esperti, i tecnici, i consulenti, i supervisori che collaborano con il ministero del lavoro hanno un po’ di etica professionale e vogliono davvero far sì che il sacrificio del prof. Biagi non diventi un sacrificio inu- tile, si astengano dal collaborare con quelle che l’an- ti-lingua del capitalismo criminale chiama « riforme ». Abbiano invece il coraggio di replicare agli ultra-li- beristi che il vero nemico da battere non è il welfare , ma la sfrenata rincorsa al profitto finanziario , dove tutto diventa lecito perché non solo il lavoro vale più dell’uomo, ma il capitale vale più dell’azienda e spe- culare diventa più importante che produrre. In nome della competitività oggi si licenzia non per- ché si produce male o troppo o troppo poco, ma per- ché, se non si licenzia, il valore delle azioni quotate in borsa... non sale! Se invece si investono centinaia di milioni di euro per acquistare un Zidane o per «non lasciarsi scap- pare» un Vieri (o Ronaldo, Totti, Batistuta, Nesta, Shecchenko), allora la risposta positiva della borsa ar- riva. Marco Biagi sapeva queste cose fin troppo bene, perché era anche un appassionato di calcio (tutte le volte che il Bologna aveva impegni casalinghi, anda- va allo stadio assieme ai suoi due figli...), ma sapeva pure, da cristiano, che l’attaccamento allo sport si- gnifica disponibilità a lottare contro le intollerabili sperequazioni retributive che vigono tra una catego- ria e l’altra, tra una squadra e l’altra e, non di rado, tra giocatori che militano nella stessa squadra. Sapeva che il calcio non è solo serie A e conosceva il dram- matico fenomeno delle «morti bianche del pallone». Una semplice regola dell’economia dice: «Per ogni persona che percepisce un reddito che non produce, c’è almeno un’altra persona che produce un reddito che non percepisce». Se, per esempio, le gambe di certi calciatori della Juventus , la società di calcio più blasonata d’Italia, valgono tanti soldi (lo facevano amaramente notare alcuni anni fa i curatori di un reportage dal Kurdistan iracheno) è anche perché le gambe di un pastore kur- do, di una contadina cambogiana, di un bimbo so- ETICA ED ECONOMIA / A proposito di cristiani e comunisti È giusto scegliere tra lavoro e profitto? Perché chi desidera un posto sicuro e una retribuzione decorosa viene denigrato? Perché la flessibilità è un concetto sacro? Perché speculare è più importante che produrre? «Missioni Consolata» ospita le considerazioni di un suo vecchio abbonato, che (ancora una volta) faranno discutere. di Francesco Rondina Battitore libero PARLA CON COSCIENZA , MA SENZA GUARDARE IN FACCIA ALCUNO
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