Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002
MISSIONI CONSOLATA 6 LUG.AGO. 2002 Buona permanenza in... Kenya. Quando chiudo gli occhi, strade affollate di volti percorrono i miei ricordi. Odori densi, ban- carelle di legno scuro, frut- ti verde-arancio riposano sulla strada ad aspettare passaggi. Villaggi su villaggi lungo l’asfalto che corre verso nord, che apre paesaggi variegati, senza orizzonte, verdi, brulli, inaspettata- mente brulicanti di vita. Acacie maestose ristorano la vista di quell’Africa as- saporata sui libri di scuo- la. Quando popoli, lingue, colori si fondevano in un’unica figura, disegnan- do un continente tutto u- guale, senza voce. Ora l’Africa ha per me una voce. Volti diversi s’affacciano a raccontarmi la loro storia, le loro diver- se e infinite storie, ora si distinguono al mio udito lingue dai suoni variopin- ti. Riconosco le tracce di culture lontane, alterate, a volte lasciate da parte. O- ra vedo. Mi sembra di ve- dere. E così vado avanti in questa ricerca, in questo cammino da cui non rie- sco più a distogliermi. Nairobi, Sagana, Nanyuki, South Horr, il Turkana, Marsabit, nuova- mente Nairobi. Tutto si è aperto, mi ha ospitato, mi sono fatta ospitare, ho parlato con tutti, ho pian- to commossa mille volte. Ho visto dignità, fermez- za, donne dal volto since- ro, bambini veloci, vivaci, curiosi. Gentilezza. Ho sentito qualcosa di sacro tra le immondizie di Korogocho, una storia sa- cra di sofferenza, soprav- vivenza, ma anche di de- vozione, devozione verso un Dio che vive tra le pre- ghiere, le mani unite, il ri- spetto di chi lavora lì. Di chi non riesce più a torna- re. Di chi ama troppo e non riesce a dimenticare. Sono partita, ho impara- to, ho portato con me a ca- sa una strana discrezione. Leggera leggera l’Africa ri- torna in tutto ciò che fac- cio, provo, penso. Con discrezione. Mi sento più vicina a tutti, ai miei familiari, ai miei progetti, a tutto ciò cui giro intorno. Un’incre- dibile discrezione. Non posso descrivere in altro modo il mio rientro. E o- ra, ora mi preparo a ritor- nare. Seriamente. Ora voglio davvero la- vorare. Finirò i miei studi, lascerò la fanciullezza che ancora mi circonda e poi prenderò in mano le mie responsabilità. Discreta, attenta, sincera. Quando chiudo gli oc- chi... Preghiere su pre- ghiere. La distesa del Turkana. Il cielo giallastro di Nairobi. Nanyuki e tut- ti i suoi bambini. Io e la mia decisione. Grazie, grazie. Questo piccolo viaggio spero sia l’inizio di una vita intera. Giulia Cavallo Givoletto (TO) Giulia è stata in Kenya. Ha visitato pure le mis- sioni. E ci ha rivelato le sue emozioni. Ma anche gli impegni. Il tutto con stile intenso. Nel presente luglio e nel successivo agosto altri ragazzi e ragazze, altri uo- mini e donne stanno scrutando «il cielo gialla- stro di Nairobi» o «la di- stesa del Turkana». Altri raggiungeranno il Tanza- nia o il Brasile. A tutti l’augurio di buona per- manenza. E che bello sarebbe se, tornando a casa, tutti po- tessero dire «grazie, gra- zie»! E iniziare subito u- na vita diversa. Piccolo grande eroe Caro direttore, leggendo la sua rivista, che ricevo come membro del- l’associazione «Spazio a- perto» dell’università cat- tolica di Milano, ho rite- nuto che essa sia il luogo consono alla pubblicazio- ne dei miei scritti. Sono componimenti che credo possano dare un contribu- to ad una migliore com- prensione del messaggio di cui il suo giornale è por- tatore. Questi componimenti sono frutto della mia espe- rienza, nata con il proget- to «Adozioni a distanza» di qualche anno fa. Carla Radaelli Colico (LC) Carla, poiché ti impegni per uno «spazio aperto» a tutti, è dovere accogliere la tua richiesta. Per non parlare della validità del tuo messaggio. «Piccolo grande eroe / ogni giorno lotti per la strada / mendicando pane con umiltà / fuggendo / nascondendoti dietro gli angoli / con gli occhi lucidi / davanti all’ignoranza di chi ha / ma non sa donare / Piccolo grande eroe / non ti nascondere / ma sconvolgi il nostro superfluo / con la tua “povera” dignità / di uomo semplice». «Storielle» benvenute Caro direttore, innanzitutto mi congratu- lo per la sua ottima condu- zione professionale di Missioni Consolata . Senza entrare in lunghi dettagli, ritengo che i contenuti e- spressi, la presentazione fotografica, l’impaginatura e tutto il resto facciano della rivista una pubblica- zione di «classe». Abbiamo un legame co- mune con «la Consolata», che si perde nel passato, ma che si rifiuta di sparire dalla mente e dal cuore, nonostante il passare del tempo. Senza alcuna pretesa, continuerò a mandarle qualche «storiella» dal Kenya. La lunga perma- nenza nel paese mi ha messo in contatto con quasi tutti gli strati della società kenyana: dai ban-
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