Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002
32 LUG.AGO. 2002 CONSOLATA MI SS IONI Se la realtà supera la fantasia «A me gli occhi, ma anche i reni» In tutto il mondo si raccontano storie e leggende, dove i «cattivi» sono protagonisti. Ma sono soltanto storie? I pedofili non sono forse «orchi»? Gli acquirenti di organi non sono forse «cavaocchi»? E che dire dei «mercanti di carne umana»? Sì, spesso la realtà è molto più cruda della fantasia. di Guido Sattin A ntiche e nuove paure si me- scolano nella nostra vita, in- trecciando quanto ci raccon- tavano i nonni con quanto viviamo oggi. Gli «orchi» delle fiabe esistono realmente? Come terrorizzano la quotidianità del vivere? Come cer- chiamo di esorcizzarli ed allontanarli da noi e dai nostri bambini? Così come gli «orchi» sono frutto della nostra cultura, i «pishtacos» e, la loro più moderna versione, i «sa- ca-ojos» (letteralmente, «cava-oc- chi») sono frutto della cultura peru- viana. QUEI GIORNI A VILLA EL SALVADOR Villa El Salvador, martedì 29 e mercoledì 30 novembre 1988. Mi- gliaia di genitori di Villa e altri di- stretti popolari di Lima correvano disperati alle porte delle scuole per portare via i propri figli. I bambini piangevano, non com- prendendo il comportamento delle mamme, spaventate e urlanti. Erano apparsi i «sacaojos». Se- condo alcune versioni erano stranie- ri, secondo altre eranomedici. Quel- lo ritenuto certo era che questi indi- vidui giravano a bordo d’automobili sequestrando bambini per cavare lo- ro gli occhi e poi abbandonare le piccole vittime con il viso coperto, una busta di soldi e un messaggio di ringraziamento. Dovevo preoccuparmi? Io ero straniero ed ero medico. Di ritorno dall’ambulatorio, pas- sai con la mia piccola motocicletta davanti ad una scuola quando, sen- za sapere il perché, vidi un gruppo di madri agitare minacciosamente i pugni verso di me. Pur non capen- done il significato (in loco ero abba- stanza conosciuto), preferii tornare a casa. Qui cominciarono ad arrivare le notizie: «Hanno trovato un bambi- no senza gli occhi nel primo settore di Villa El Salvador! È figlio di un panettiere e lo hanno rapito da scuo- la!». E ancora: «Nella casa di un fa- legname, vicino alla chiesa, stanno vegliando un bambino trovato mor- to nella sabbia e senza occhi!». Le segnalazioni erano tutte molto precise, ma nessuno aveva visto i ca- si che raccontava. Il panico si era dif- fuso per tutta la città, come la piena di un fiume che, dopo aver rotto gli argini, invade ogni angolo delle cam- pagne. I genitori avevano assaltato le scuole pretendendo la restituzione dei loro bambini. Si organizzavano gruppi d’adulti per dare la caccia agli assassini, ai «sacaojos». Michel, il sindaco, per provare a smentire le segnalazioni, aveva in- viato delle automobili a cercare i presunti cadaverini mutilati. Anche Maria Elena, dirigente po- litica e leader popolare, era corsa al- la scuola a prendere i suoi due bam- bini, ed era venuta a casamia per ve- dere cosa fare. Dopo essersi calmata, ci raccontò: «Che strano! È come se i “pishta- cos” della sierra fossero scesi in città e qui avessero cercato i più deboli fra di noi per rubarci il poco che ci ri- mane: gli occhi dei nostri bambini». «Raccontami dei pishtacos , Maria Elena» chiesi io, molto incuriosito. «Dai racconti dei nostri nonni, so- no come te: con carnagione bianca e capelli biondi; girano nottetempo per rubare il grasso ai campesinos e portarlo via per muovere gli ingra- naggi della grande macchina Spa- gna. Questo raccontavano i nostri avi». L’aspetto inganna...
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