Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002

tale epidemia: è stata ufficialmente dichiarata «stato di emergenza na- zionale». Ma negli ospedali gover- nativi non vi sono più posti letto. Quelli privati si sbarazzano dei pa- zienti, a meno che non siano in gra- do di pagare un prezzo esorbitante per una cura che non esiste. I dati uf- ficiali del 2001 dicono che inKenya, su una popolazione di circa 30 mi- lioni di persone, ne sono morte 250 mila. Il numero è molto più alto. Tra la gente comune raramente si parla di tale sindrome: significhe- rebbe un’implicita aberrazione ses- suale. Gli annunci per radio o sui giornali parlano di «lunga malattia coraggiosamente sopportata». In modo figurativo si usano frasi come slim o kauzi (magro come un filo), mikingo (lenta foratura) e altre colo- rite espressioni dei dialetti locali. «S ono venuta qui per dispe- razione - spiega Jane G. -. Nonmi piace quel che fac- cio, ma non ho altra scelta. Rischia- mo la vita senza nessun profitto». Tutte le donne che arrivano a Sal- gaà, sfidando un rischio così alto per un prezzo irrisorio (due-tre dollari, un vestito o un pezzo di stoffa), sono spinte da miseria e destituzione dal lavoro. Le statistiche, per quel che valgono, dicono che il redditomedio dei kenyani è di 290 dollari per anno, meno di un dollaro al giorno. L’e- splosione demografica continua; cre- sce il tasso di disoccupazione. Ultima nata in una famiglia nume- rosa, condannata fin dalla nascita a vivere nella miseria, Jane era rimasta orfana dei genitori quando frequen- tava la scuola media. Accolta dalla nonna, anch’essa povera in canna, ri- mase incinta a 17 anni e fu espulsa dalla scuola. Abbandonato il villag- gio natio, trovò rifugio e qualche la- voropressoun conventodi suore cat- toliche. A 19 anni è finita a Salgaà. Con la figlia di quattro anni, vive in una piccola baracca di legno. I muri della stanza sono coperti di vec- chi giornali, che servono a tenere fuori vento e pioggia. Una tendina divide la stanza in «soggiorno» e «ca- mera da letto». In un angolo sono ammucchiati gli utensili da cucina. Il focolare a legna si trova nel cortile. La stanza è mantenuta scrupolosa- mente pulita. La baracca di Jane è in un angolo del cortile, sul quale se ne affacciano altre 15. Vi è un rubinetto dell’acqua, che spesso non funziona; due cosid- dette docce e quattro latrine comu- ni sono in uno stato pauroso: il tutto per 30 persone. In una capanna di fango, dietro al Good Time Bar, troviamo Monica M., 32 anni, Aids all’ultimo stadio. Sta adagiata su un sofà mezzo scas- sato, la pelle giallastra, marcata da se- gni d’infezioni cutanee, il corpo de- perito. Da un anno soffre di polmo- nite e tubercolosi. Sembra arrivata a pochi giorni dalla morte. All’improvviso arriva Peter, fratel- lo di Monica. Insiste nel dire che la sorella soffre di tubercolosi e sta «mi- gliorando». Ma Jane, che mi accom- pagna, m’informa che Peter è appe- na ritornato dal villaggio natio, dove si era recato per informare la paren- tela dell’imminente trapassodella so- rella. Anche lui è disperato: ultimo a- dulto della famiglia rimasto in salute, deve provvedere a tutto; ma per le cure mediche non ci sono più soldi. DaMombasa al Congo e ritorno, i camionisti trasportano nel loro san- gue il morbo dell’Hiv e lo distribui- scono. Salgaà è diventato un ampli- ficatore della tragedia dell’Aids, che infetta circa il 14%della popolazio- ne kenyana. I n questa stagione non c’è il fan- go; ma il polverone pervade l’at- mosfera. La zona appare desola- ta come sempre e le storie di dispe- razione provocano un attacco di depressione. Neppure i verdi e fre- schi altipiani del Uasin Gishu rie- scono totalmente a far di- menticare le sordide realtà di Salgaà. MISSIONI CONSOLATA 30 LUG.AGO. 2002 Mc Mercatino del pesce. Bimba con la mamma sarta. Senza un lavoro, la donna rischia di ridursi a «mal partito».

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=