Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002

a Cordoba. Ho 10 figli e sia io sia mio marito siamo disoccupati. È u- na situazione molto critica». Da quanto tempo siete senza la- voro? «Mio marito da due anni. Io ho fatto qualche lavoretto. Ogni tan- to». E come riuscite a vivere? «Con gli aiuti di altra gente: a volte mia suo- cera, a volte i vicini. Ma, anche quando riceviamo del pane, non è mai sufficiente con 10 bambini». Cosa pensa di fare, Francisca? «Voglio continuare nella lotta. Spe- ro che questa ci aiuterà ad ottenere qualcosa o almeno ad avere un no- stro futuro». SCENDE IN CAMPO LA CLASSE MEDIA Quando si sono unite le ban- diere dei piqueteros con quelle dei cacerolazos ? Come sono nati i vio- lenti disordini del dicembre 2001? Il movimento dei piqueteros è nato e si è sviluppato tra la gente appar- tenente ai ceti so- ciali più bassi, quelli che l’ultima crisi ha portato a livelli di indigenza assoluta. Per anni la classe media (dipendenti statali, piccoli commercianti, professionisti) era rimasta a guardare, quasi indifferente ai problemi dei disoccupati. Fino al dicembre 2001 , quando le ultime decisioni del governo De la Rua (il corralito , in par- ticolare) le fanno rompere gli indugi. Il 12 dicembre in migliaia scendono per le strade bat- tendo sulle pentole da cuci- na. Le cacerolas , appunto. È una protesta originale che vuole dare la sveglia ai potenti e, al tempo stesso, ricordare a tutti che le pance sono vuote e lamisura colma. Il 18 il Fre- napo («Frente nacional contra la po- breza») diffonde il risultato di una consultazione popolare sull’intro- duzione di una indennità statale per affrontare la disoccupazione, la po- vertà e la recessione economica: ol- tre 3 milioni di argentini si esprimo- no a favore della proposta. Il 19 avvengono in tutto il paese numerosi saccheggi ai danni di ne- gozi, in particolare di alimentari, e- lettrodomestici e vestiti. Fa impres- sione vedere donne con i bimbi in braccio che entrano nei negozi mes- si a soqquadro e freneticamente riempiono le borse con pacchi di lat- te o di farina. Sette persone riman- gono uccise. La polizia fa sapere che, nella sola provincia di Buenos Aires, sono state tratte in arresto 2.213 persone, accusate di aver par- tecipato a saccheggi. Il 20, mentre si diffonde la notizia delle dimissioni di Domingo Caval- lo, la polizia federale comincia a lan- ciare lacrimogeni sui manifestanti riuniti (pacificamente) in Plaza de Mayo. È il caos. Nei disordini per- dono la vita almeno 5 persone. La sera arriva la rinuncia del presiden- te Fernando De la Rua, che lascia la Casa rosada con un elicottero (e un bel fardello di ignominia). UNITI, MA PER DOVE? In Plaza deMayo svetta un cartel- lone con una scritta: «Piquete y ca- cerola la lucha es una sola». La protesta delle pentole si è uni- ta a quella, più vecchia, dei piquete- ros . E il grido che ne esce è unico, forte e deciso: «Se vayan todos!». Che se ne vadano tutti! (Fine 3.a puntata - continua) Baratto Casa Rosada Proteste Argentini

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