Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002

organizzati per uscire in strada e portare avanti le nostre lotte contro questo governo che sta schiaccian- do il popolo. Non ci sono soluzioni qui per la gente comune: c’è soltan- to emarginazione, indipendente- mente da chi sia il presidente». Mi rivolgo alla persona che gli sta accanto: «E lei come si chiama?». - Mi chiamo Andrés. - E questa sigla che significa? - È il nome del movimento: “Movi- mento indipendente licenziati di- soccupati”, ma presto lo cambiere- mo, perché ci sono infiltrazioni di gruppi che utilizzano il nostro nome per fare cose strane. Quindi, fra po- co lo cambieremo. È unamisura ne- cessaria, perché qui ci sono persone prudenti che sono rimaste senza la- voro e sono scese in strada per re- clamare il giusto. - Da dove viene? - Dalla provincia di Buenos Aires. - Ha famiglia? - Certamente, come tutti i compagni che sono qui in piazza: tutti noi ab- biamo famiglia, una moglie e dei fi- gli da sfamare. «RUBA AL POVERO, PER DARE AL RICCO» A lato della piramide di Plaza de Mayo e a pochi passi dal palco dei manifestanti, un uomo in clergyman grigio, con una grossa croce ben in vista sul petto, segue con attenzione gli interventi degli oratori. Ci avvi- ciniamo con l’intenzione di fargli qualche domanda, ma lui stesso ci precede. «Carissimi, benvenuti inArgenti- na! La mia famiglia era di Bologna, In alto: Baldisseri, a fianco dei manifestanti. Sopra: un giovane «piquetero». Pagina accanto: poliziotti davanti all’entrata della cattedrale di Buenos Aires. Fame... Repressione... Impunità...

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