Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002
il loro punto di riferimento. Oggi la piazza è invasa da disoc- cupati, gente di tutte le età rimasta senza lavoro o che mai ne ha avuto uno. Dal palco, posto sotto l’obeli- sco (la «Piramide deMayo»), si sgo- lano vari oratori, mentre tutt’attor- no la gente ascolta molto tranquilla, quasi fosse abituata a questo tipo di proteste. «Non ti sbagli - mi spiega Alba Piotto, giornalista del Clarín , il prin- cipale quotidiano del paese -. Tutte queste persone appartengono ai movimenti dei “piqueteros”, dive- nuti in pochi anni le organizzazioni popolari più conosciute e seguite». In Argentina, il termine piquetero è utilizzato per designare i disoccu- pati che fanno conoscere la propria condizione attraverso l’interruzione delle vie di comunicazione (all’ini- zio della protesta, la strada naziona- le «22»). La prima manifestazione dei piqueteros viene segnalata nel giugno del 1996, in piena epoca me- nemista , nella località di Cutral-Cò. Una siffatta modalità di protesta si diffonde rapidamente: nel 1998 viene interrotta una strada a setti- mana, nel 1999 una ogni giorno e mezzo, nel 2000 almeno una ogni giorno e nel 2001 una media di 4-5 strade al giorno. È questa una vera e propria trasformazione della prote- sta, che abbandona le mobilitazioni delle grandi organizzazioni sindaca- li per passare a quelle cresciute spontaneamente in seguito all’ag- gravarsi della crisi e al diffondersi del malcontento popolare. In parti- colare, i cittadini dei luoghi più lon- tani ed isolati individuano nella in- terruzione delle strade del paese l’u- nico modo per attirare l’attenzione delle autorità pubbliche. «Sono molti e ben organizzati - spiega Alba -, anche se non hanno un leader unico. Sono divisi in vari gruppi. Ad esempio, uno si chiama “Teresa Rodriguez”, in ricordo di u- na giovane donna che morì durante una protesta nella provincia di Neu- quén, in seguito alla repressione del- la polizia. Era il 12 aprile del 1997. Un altro gruppo prende il nome di “Anibal Veron”, un meccanico uc- ciso dalle forze dell’ordine a Salta il 10 novembre del 2000. Come si ve- de, la polizia argentina ha spesso u- sato le maniere forti contro i pique- teros ...». Forse anche per questo sulla Pla- za de Mayo è schierato un servizio d’ordine dei manifestanti, con tanto di bracciale di riconoscimento e u- na sorta di manganello in mano. Mi rivolgo a uno di loro: «Non temete che i vostri avversari ne approfittino per accu- sarvi di essere pronti... alla violenza?». «Ma se ho persino la bandiera su questo bastone! Non lo porto per usarlo. È come avere un grosso cane in una casa: anche se non fa niente, quelli che sono fuori sanno che c’è e portano rispetto. In- somma, noi difendiamo in questo modo le nostre famiglie che vengono fino qui con i bambini, le donne, gli an- ziani. Ma non siamo violen- ti noi! Siamo ben Un «piquetero», fotografato in Plaza de Mayo.
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