Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002
loro che devono entrare in chiesa. E inizia la festa, come solo gli afri- cani sanno fare. Vengono cantate tutte le parti possibili e immaginabi- li della messa. Sostenuta dal coro, la gente partecipa con tutto il proprio essere. Dall’altare si vede una marea di teste che si piegano a destra e a si- nistra, avanti e indietro con sincro- nia perfetta, accompagnando i mo- vimenti con battiti di mani e piedi, seguendo il ritmo di tamburi e xi- lofoni. Pur restando tra i banchi, nes- suno resta fermo, ma canto e danza s’intrecciano in un ritmo travolgen- te, che contagia vecchi e bambini. Lo scambio della pace è un’esplo- sione di fraternità: cantando e dan- zando, tutti stringono la mano a tut- ti, finché il celebrante, a fatica, ri- chiama al dovuto raccoglimento. Lamessa finisce dopomezzanotte, ma la gente continua la festa, cantan- do e danzando fino all’alba. Padre Michael ed io ci ritiriamo in due ca- panne, agli antipodi del villaggio, messe a disposizione dalla gente per farci riposare. Potremmo tornare a casa, ma da queste parti solo i malin- tenzionati viaggiano di notte. FRATERNITÀ La mattina di natale padre Flavio passa a prelevarmi e mi porta con sé a Biélou, uno dei quattro centri del- la parrocchia di Dianra. La cappella in muratura è molto grande e piena come un uovo. La messa si svolge come al solito: letture bilingue e canti e danze al rit- mo di xilofoni e tamburi indiavolati. Ma quando questi tacciono, qualche testa comincia a piegarsi sotto il peso del sonno: anche a Biélou la gente ha fatto la veglia, pregando, cantando e danzando tutta la notte. Alcuni cate- chisti passano tra i banchi e, con di- screti colpi di bacchetta, invitano a sollevare il capo e aprire gli occhi. Alla fine dellamessa il padre augu- ra a tutti buon natale, li ringrazia per la festosa partecipazione alla liturgia e chiama per nome tutte le comunità dei villaggi circostanti e le incoraggia a perseverare nella fede, come hanno dimostrato nel giorno di natale: al- cuni hanno fatto 40 km a piedi e me- ritano un caloroso battimano. Ma ce n’è anche per me: non con- tento di avermi presentato all’inizio della messa, padre Flavio invita la gente a darmi il benvenuto ufficiale: mi siedo davanti all’altare, su un bas- so scranno di legno, a pochi centi- metri dal pavimento, e tutti i presenti sfilano a stringermi la mano, ripe- tendo: « Fo tama na » (benvenuto). Dovendo alzare le braccia centinaia di volte, alla fine della cerimonia i muscoli sono indolenziti per l’inso- lito esercizio, ma il cuore è pieno di grata ammirazione. Ma le sorprese non sono finite. La comunità di Biélou ha preparato il pranzo per tutti i convenuti alla fe- sta di natale. Seduti all’ombra di due giganteschi alberi di mango, gli ospiti sono serviti per primi, perché possano al più presto riprendere la strada di ritorno e arrivare a casa prima del tramonto. I più lontani dovranno pernottare in qualche vil- laggio intermedio. Padre Flavio e io siamo serviti in casa del catechista. Un piatto di riso, una coscetta di pollo con relativa sal- sa e una gassosa è il nostro pranzo di natale. Eppure, l’ospitalità della gen- te, la condivisione della loro gioia, la testimonianza di fraternità e solida- rietà, nonostante la loro povertà, tan- to ricca di valori umani ed evangeli- ci, è un’esperienza indimenticabile, che fa toccare con mano il mistero del natale: Dio fatto uomo per insegnarci a vivere co- me fratelli veri. Mc Benvenuto ufficiale dalla comunità di Dianra (sotto) e bambina senufo (a destra).
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=