Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002

di distanza, una o due volte all’anno. I primi incontri avvenivano in qual- che famiglia; poi nella scuola, finché nel 1989 fu costruita la cappella e, più tardi, la casetta per il prete di passaggio». «Siamo ancora agli inizi - continua padre Flavio -. Prima che alla nostra sistemazione, dobbiamo pensare a organizzare la vita cristiana delle co- munità, catechesi e catecumenati so- prattutto. Ma il problema è avere bravi catechisti. Per questo stiamo costruendo un piccolo centro, in cui accogliere e formare i leaders . Vo- gliamo cominciare dalla base, senza dare nulla per scontato, per progre- dire gradualmente con una forma- zione sistematica». «Siamo arrivati alla fine di maggio 2001- aggiunge padre Ramon -. Nei primi mesi abbiamo imparato la geo- grafia del luogo. Ora sappiamo che ci sono 75 villaggi, alcuni dei quali hanno visto il missionario per la pri- ma volta.Nei quattro centri più gran- di c’è la chiesa in muratura, con co- munità di un centinaio di fedeli, in maggioranza non ancora battezzati; in una trentina di villaggi il numero dei cristiani non supera la ventina e si radunano in cappelle di fango o sot- to gli alberi». I tremissionari parlano con l’entu- siasmo dei pionieri, mettendo in evi- denza speranze e difficoltà. «Rispet- to alle missioni del sud - dice padre Ramon - qui abbiamo un popolo so- lo: l’80%è senufo , con forte identità linguistica e culturale: dobbiamo im- parare una sola lingua» . «Che è mol- todifficile» aggiunge padreMichael. In realtà i senufo , 2 milioni circa, sono divisi in una trentina di gruppi linguistici che, in generale, s’inten- dono tra loro. Nella zona di Dianra ci sono 7 gruppi, con prevalenza dei batto ; ma la loro lingua è ancora in- tonsa: non esiste nulla di scritto. I- noltre, nell’insegnamento scolastico viene usato il francese; per cui gli stes- si senufo non sanno leggere il proprio idioma, eccetto pochi intraprenden- ti autodidatti. Tutti e tre i missionari si sono tuf- fati nello studio autodidatta della lin- gua e cultura locale: padre Michael comincia a capire e farsi capire a suf- ficienza; padreRamon lo segue a ruo- ta; padre Flavio riesce a leggere l’or- dinario della messa e a pronunciare le frasi convenzionali. È FESTA VERA «Di tutta la diocesi, noi siamo i pri- mi a usare il senufo nella liturgia» confessa padre Michael con un piz- zico d’orgoglio. Ma viene usato an- che il francese, poiché parte della co- munità è composta da famiglie di im- piegati nella fabbrica di cotone e funzionari governativi, provenienti da altre regioni dellaCosta d’Avorio. In chiesa, la domenica, i senufo si accomodano da una parte, i fran- cofoni dall’altra, non per ragioni et- niche, ma per motivi pratici: ogni gruppo ha la propria corale, con re- lativi tamburi, xilofoni e altri stru- menti musicali, ed esegue i canti nel proprio idioma. Letture, omelia e canti sono tutti ripetuti nelle due lin- gue. La messa dura almeno un paio d’ore, ma non ci si accorge. Ogni ce- lebrazione è indimenticabile, come la notte di natale, vissuta insieme a pa- dre Michael a Dianra Village. Fin dal tardo pomeriggio la gente comincia a gremire la collina dove sorge la cappella. Ai cristiani e cate- cumeni si è unita una folla di simpa- tizzanti e semplici curiosi. Alle 10 di notte inizia la celebrazione; ma i ca- techisti fanno fatica a selezionare co- MISSIONI CONSOLATA 20 LUG.AGO. 2002 I tre missionari di Dianra: Ramon parla con un catechista (a lato), Michael asperge i fedeli (sotto) e Flavio attinge acqua dal pozzo (in basso).

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