Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002
Quindi inizia lo scambio di saluti: - Qui niente di male. - Anche per noi niente di male. - Grazie a Dio sono qui e vi vedo. - Grazie a Dio, anche noi siamo qui e ti vediamo. Si prosegue con la «notizia» che, nel nostro caso, consiste nel dire la provenienza e scopo del viaggio. Il pezzo forte della nouvelle , natural- mente, è la spiegazione dellamia pre- senza. «L’ospite viene dall’Italia». I leaders saltano in piedi e mi stringo- no la mano dicendo: « Fo tama na » (benvenuto). Il padre continua: «È mio confratello, missionario come me». Nuove strette di mano condite di sorrisi. «Ha lavorato comemissio- nario in Sudafrica. È giornalista. Si fermerà alcuni giorni. Verrà a visitar- vi e fare qualche fotografia». A ogni mozzicone di notizia si ripetono sor- risi e strette di mano. Alla fine perdo il contodi quante voltemi alzo inpie- di per ricambiare i saluti, con un e- sercizio ginnico che rimette in sesto le ossa indolenzite dal viaggio. La «notizia» continua con la co- municazione di futuri incontri o la discussione di eventuali problemi della comunità. Esauriti gli argo- menti, padre Flavio dice: «Ora chie- diamo la strada». Non si tratta di domandare infor- mazioni sulla via per arrivare a casa, dal momento che di strada ce n’è una sola e i padri ormai la conosco- no troppo bene. Anche questa e- spressione fa parte del rituale di o- spitalità: chi riceve un visitatore si sente in qualche modo responsabile perché egli giunga sano e salvo a de- stinazione; per cui le ultime parole rituali sono sempre: «Buona strada! Cammina bene!». SPIRITI SFRATTATI Di fatto il viaggio procede bene, conditoda unamiriade di notizie. La missione di Dianra faceva parte del- la parrocchia di Mankono. Con due missionari, in un territorio vasto co- me una diocesi, era impossibile una evangelizzazione sistematica; perciò nel 2000 il territorio fudiviso inquat- tro; la parte settentrionale è stata af- fidata ai missionari della Consolata; quando sarà arrivato altropersonale, essi prenderanno in consegna anche quella confinante di Marandallah. Mentre passiamo accanto a Dian- ra Village, padre Ramonmi indica la chiesa, in bella posizione panorami- ca, su un’altura a ridosso dell’abita- to, e ne racconta la storia singolare: «I primi fedeli si radunavano nella scuola. Quando questa non fu più disponibile, chiesero al capo del vil- laggio di usare la collinetta. “Non sa- pete cosa chiedete: quel luogo è abi- tato da spiriti vendicativi, che spes- so bruciano il villaggio” disse il capo. Coperta da fitto sottobosco e gran- di alberi, la collina era ritenuta un luogo sacro e la gente vi si recava per pregare e offrire sacrifici a spiriti e antenati. Spesso, durante la stagione secca, la sterpaglia s’incendiava e il fuoco si propagava alle capanne cir- MISSIONI CONSOLATA 18 LUG.AGO. 2002 M A L I G H A N A GU INEA L I B E R I A BURK INA FASO C O S T A D ' A V O R I O Grand Béréby Sago ABIDJAN Odienné DIANRA Yamoussoukro Sakassou Bouaké Marandallah Mankono San Pedro
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