Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002
D a Grand Béréby padre Zac- caria mi porta a Dianra, l’ul- timamissione affidata aimis- sionari della Consolata nell’estremo nord della Costa d’Avorio, oltre 700 chilometri dal litorale. Per 200 km la strada si snoda tra la fitta foresta tro- picale, finché sfocia gradualmente in larghe praterie, punteggiate da dira- dati alberi di alto fusto. CATTEDRALE NEL DESERTO Al confine tra foresta e savana, la strada si dilata fino ad avere otto cor- sie che immettono nella città di Ya- moussoukro (120 mila abitanti), co- struita in tempo di vacche grasse dal defunto presidenteHouphouët Boi- gny, per elevare il suo villaggio nata- le a capitale politica del paese. Ecco all’improvviso apparire la basilica della Madonna della Pace: «La San Pietro africana; la più grande catte- drale del mondo» nella mente del suddetto presidente. In effetti, essa è costruita «a im- magine» della basilica vaticana; in realtà è più piccola, anche se in fatto di dimensioni non scherza: l’area to- tale misura 30 mila mq e può conte- nere 7 mila persone. È costata oltre 200 milioni di lire italiane: una cifra enorme per un paese appena entra- to in una profonda crisi economica. L’idea fu molto criticata, più all’e- stero che nell’interno del paese in ve- rità. Il presidente si è sempre difeso dicendo di avere pagato di tasca sua. Le polemiche si sono riaccese quan- do Boigny ne fece dono al papa, che la consacrò di persona nel ’90. Per l’occhio occidentale, rimane la classica «cattedrale nel deserto»; ma per gli avoriani èmotivo di orgoglio, meta di turismo e pellegrinaggi. Le guide si affannano a sottolinea- re le somiglianze con la basilica ro- mana e perfino elementi di superio- rità. Lascio il cicerone africano e con- tinuo permio conto, soffermandomi ad ammirare i colori sfolgoranti del- le vetrate. Alla fine della visita provo un senso di piacevole ammirazione, aumentata dalla suggestione del tra- monto, quando il disco rosso del so- le circonda la cupola di un’aureola di autentico mistero. La scena fa dimenticare ogni pole- mica: in fondo, se ammiriamo le cat- tedrali medioevali dell’Europa, co- struite quando la gente tirava la cin- ghia piùdegli avoriani, perché questo angolo africano non dovrebbe avere qualcosa di bello da ammirare? Riprendiamo il viaggio e attraver- siamo la città. Su una collina troneg- gia il palazzo del parlamento, ma il resto delle case sono di modeste pro- porzioni. I viali che s’intersecano nell’abitato sono esageratamente lar- ghi, ma scarsamente frequentati, ec- cetto le strade di attraversamento. Fa un certo effetto vedere una mandria di bovini sfilare tranquillamente nel- la capitale, come in un qualsiasi vil- laggio di campagna. A notte fonda raggiungiamo la missione di Sakassou, accolti caloro- samente dai preti fidei donum di Bel- luno e abbracciati dai tre confratelli, venuti a prelevarmi e, al tempo stes- so, per confabulare con padre Zac- caria, loro superiore regionale. RITI DI BENVENUTO Il risveglio è avvolto da una nebbia fitta e appiccicosa, che sale da un grande lago artificiale. Ma, appena fuori della zona, la nebbia si dirada e un sole che spacca le pietre ci ac- compagna per tutto il viaggio: 100 km di asfalto, con fermata a Bouaké per le provviste, e altri 170 su terra battuta fino a destinazione. Appena entrati nel territorio della parrocchia, ci fermiamo nei villaggi più importanti, per salutare catechi- sti e leaders delle comunità. Ad ogni sosta si ripete il rito della nouvelle (notizia), già sperimentato nelle mis- sioni della costa, ma con qualche no- vità. Si inizia con calorose strette di mano, quindi ci si siede all’ombra di un albero; ed ecco arrivare una don- na con in mano dei bicchieri e una bottiglia d’acqua.Dopo chilometri di polvere, a 40 gradi all’ombra, nulla è più gradito di un bicchiere d’acqua. MISSIONI CONSOLATA 17 LUG.AGO. 2002 Tre giovani missionari della Consolata, Flavio Pante, lo spagnolo Ramon Lazaro e il kenyano Michael Wamunyu, hanno da poco preso in consegna la missione di Dianra, nel nord della Costa d’Avorio. Ristrettezze materiali e novità della lingua e cultura sono iniezioni di entusiasmo. testo e foto di Benedetto Bellesi A sinistra: anziano al telaio. A destra: basilica della Madonna della Pace a Yamoussoukro.
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