Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002

Si tratta di una nativa fragilità o fi- nitezza umana che colpisce tutti, an- che se di per sé l’uomo è «un essere in relazione», destinato a convivere con la terra (da cui è tratto), con il giardino (che è chiamato a coltiva- re), con gli animali (ai quali dà un nome), con la donna (senza la quale è nulla); e anche con Dio (che gli dà l’esistenza), la cui presenza è simbo- leggiata dai due alberi, per ricordar- gli che non sta a lui decidere arbi- trariamente e a piacimento ciò che è bene e ciò che è male. Tutto ciò espresso in un lin- guaggio «simbolico» o «mitico», come u- na parabola da interpretare o un rebus. Per dire che si tratta di una rottura di un’ar- monia congenita e che la vita dell’uomo è an- che una lotta. La natura del peccato originale, sotto il rivesti- mento del racconto, mu- tuato da tradizioni anti- che e che la bibbia intende purifica- re, è stato espresso anche con un lin- guaggio «sapienziale». Ecco come lo presenta Isaia: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il be- ne, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in ama- ro...» (5, 20). In una parola, il peccato originale sarebbe la pretesa di voler essere pa- droni del bene e del male. Un atteg- giamento del genere è espresso mol- to chiaramente dal «figlio prodigo», che esige dal padre la parte di ere- dità che ancora non gli spetta, per farne ciò che più gli piace. Il pecca- to originale è Faust in compagnia del demoniaco e gaudente Mefistofele: questi non può fare che Mefistofele, mentre Faust può scegliere. Ma quale fatica! S’impone, comunque, una mode- razione di tono o almeno di rispetto verso coloro che accettano una dot- trina, senza essere creduloni o stu- pidi. Ricordando (se ciò può essere utile) che le traversie teologiche di Teilhard de Chardin ebbero inizio banalmente dall’avere egli scritto u- na breve «Nota» sul peccato origi- nale, su richiesta di un suo confra- tello e destinata solo a lui; poi, pas- sata di mano in mano, dopo tre anni finì a Roma, dando origine a tutti i suoi guai di «gesuita proibito». I GINO T UBALDO missionario teologo Pitture in Kenya: l’eden, Adamo ed Eva, Mosè salvato dalle acque, il passaggio degli ebrei del Mar Rosso, l’annunciazione a Maria. A destra: ceramiche buddhiste (Corea del Sud).

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