Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2002
MISSIONI CONSOLATA 13 LUG.AGO. 2002 I l signor Fedeli, senza lungaggini, in modo gentile e garbato, pone sul tappeto tre gravi problemi, im- portanti anche da un punto di vista missionario. Innanzitutto sul buddhismo da a- dottare, poi sull’ Antico Testamento da eliminare e sul peccato originale eventualmente da ridimensionare, per non cadere nel ridicolo. Viene pure da sorridere. Perché anche un incompe- tente di astronomia può ri- volgere a un astronomo di professione domande alle quali, per rispondere, occor- re avere studiato tutta una vi- ta. Alla stessa maniera che un tizio, premendo con un ditino il grilletto di una pi- stola, può ferire gravemente una persona; ma il chirurgo che lo opera deve mettere in atto tutta la sua scienza ed e- sperienza. I l buddhismo è la più inaf- ferrabile delle religioni u- niversali, se di religione si tratta. Non si può che rima- nere ammirati nel prendere contatto con le cosiddette quattro nobili verità (per eli- minare o sublimare il dolo- re), o con le tre gemme, con le cinque fascine, con gli ot- to sentieri (che convergono a tre impegni fondamentali: moralità, meditazione, com- passione), con i quattro pos- sibili stati mentali dell’uomo, che sono: bontà, compassio- ne, gioia, equanimità. La bontà che prova una madre verso il proprio figlio quan- do è piccolo, la sua compassione quando il figlio è ammalato, la sua gioia quando il figlio è ormai diven- tato un giovane gagliardo, l’equani- mità quando il figlio è cresciuto e ha messo su famiglia, ecc. ecc. Quindi, niente di male che un cat- tolico prenda conoscenza di qualco- sa (o qualcosa in più) del buddhi- smo, anche per abbellire con una piccola operazione di cosmesi il suo volto, proprio nel senso indicato dal signor Fedeli. Tanto per intenderci: ebrei, cristiani e musulmani potreb- bero, ad esempio, smettere un po’ di massacrare una moltitudine di a- gnelli in occasione delle loro festività religiose. Padre Ernesto Balducci si chiedeva se il Buddha non fosse l’al- tra parte di noi che abbiamo non so- lo dimenticato, ma represso (cfr. L’uomo planetario , 1985, p. 170). Tuttavia il cristianesimo non può essere messo in svendita, come una merce ormai avariata o fuori moda. Poiché anche nel buddhismo molte cose sfuggono di mano come an- guille (ad esempio, cosa succede do- po la morte?), la cosa da fare non è la «svendita», ma il confronto e il dialogo, per chi è in grado di affron- tarlo. Il cristianesimo, poi, è tutto in Cri- sto, che diceva: «Misericordia voglio e non sacrifici» (di animali viventi) ( Mt 9, 12-13 ; cfr. Os 6, 6 ). Oppure: «Siate misericordiosi come è miseri- cordioso il Padre vostro» ( Lc 6, 36 ). Inoltre il nome di Padre, che Gesù attribuisce a Dio, è la chiave e la sin- tesi di tutto il cristianesimo. Giovanni Battista intonava il Dies irae sul mondo presente; Gesù inve- ce annunciava che, dietro l’angolo, c’era un tempo di salvezza gioiosa, anche banchettando insieme agli e- marginati. C i si deve allontanare dall’ Antico Testamento , con il quale l’inse- gnamento di Cristo non ha alcun le- game? Un’operazione del genere è assolutamente impossibile; significherebbe la morte di entrambi; in ogni caso certa- mente del cristianesimo. Lo diceva già Gesù stesso al- la samaritana: «La salvezza viene dai giudei» ( Gv 4, 22 ). Paolo aggiunse che essi «possiedono l’adozione a fi- gli, la gloria, le alleanze, la le- gislazione, il culto, le pro- messe, i patriarchi; da essi proviene Cristo!» ( Rom 9, 4- 5 ). È più che ovvio che il Nuo- vo Testamento, a confronto con l’Antico, costituisca non un rigetto, ma un supera- mento e un perfezionamen- to, secondo la normale legge (anche religiosa) di un buon educatore che procede per gradi: «Né troppo; né trop- po presto; né tutto in una volta». Già nel secondo secolo, qualcuno aveva tentato di prendersela con l’Antico Te- stamento: Marcione, ad e- sempio, ma fu condannato. Verso il 170 d. C. aveva scrit- to un’opera dal titolo «Anti- tesi»: sono così grandi le dif- ferenze tra i due Testamenti che non possono stare insie- me e il Dio della giustizia non può stare insieme al Dio dell’a- more. Recentemente ci fu chi tentò di pa- ragonare SimoneWeil (1909-1943) a Marcione. Cosa assurda, anche se la Weil, nonostante fosse ebrea, pro- vasse un appassionato risentimento verso la religione dell’Antico Testa- mento, trovando che lo stoicismo greco era migliore; e scelse il cristia- nesimo. Ci fu pure qualche teorico africano (ma si tratta di un fenome- no marginale) che propone la cultu- ra africana (compresa la religione tradizionale) come sostituzione del- l’Antico Testamento. Posizioni incomposte. Gesù stes- Spettabile «Missioni Consolata», duemila anni or sono l’insegnamento di Gesù non aveva alcun precedente nell’a- rea del Mediterraneo. L’unica predicazione simile alle sue parole si può trovare nell’a- rea indiana dell’epoca, dove jainismo e buddhismo si erano diffusi da cinque seco- li. In particolare, dal secondo secolo a. C. si era andata differenziando la corrente del buddhismo detta «Mayana», che ave- va come insegnamento l’estinzione del desiderio e l’amore compassionevole ver- so tutti gli esseri senzienti, oltre all’aboli- zione di ogni tipo di casta e gerarchia. Alla luce di quanto sopra, la chiesa do- vrebbe: - allontanarsi dall’Antico Testamento, con cui l’insegnamento di Cristo non ha alcun legame, abbandonando il racconto della Genesi e la dottrina del peccato originale, oggetto di grandi perplessità nel mondo moderno; - riaccostarsi a quanto è oggi rimasto di buono del buddhismo, riponendo l’enfasi sull’amore compassionevole verso tutti gli esseri senzienti, dopo aver riconosciuto lo status di esseri senzienti a tutte le entità naturali. Un simile collegamento all’antico rende- rebbe la chiesa più «moderna». Albino Fedeli Roma
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