Missioni Consolata - Giugno 2002

MISSIONI CONSOLATA 7 GIUGNO 2002 tro, temendo forse uno scapaccione. Ma il sacerdote rispose: «Mariuccio, un giorno capirai che, grazie a Ge- sù, tutto è cambiato nella vita degli uomini. Si può persino suonare il piffe- ro, di notte e a torso nu- do, su una montagna co- perta di neve». «Nuova Colombia» Cari missionari, benché sia stato volonta- rio in Africa, oggi faccio parte dell’associazione Nuova Colombia , che ha come scopo di aiutare il paese nei diversi problemi che l’affliggono e che so- no: povertà (problema co- mune a tutti i paesi suda- mericani), coltivazione di coca e guerra civile. Vi chiedo cortesemente di dedicare un po’ di spazio alla nostra associazione. Nuova Colombia è ca- peggiata dall’avvocato Wainer. Al suo interno di- versi giuristi (tra cui il sot- toscritto) hanno contatti con il governo colombia- no per tutelare i diritti u- mani nell’attuale conflitto che vede opposti militari e paramilitari ai movimenti guerriglieri Farc e Eln . Si sta programmando anche una collaborazione con l’associazione conta- dina Arauca , per creare un allevamento di polli e maiali. Tale allevamento è una delle tante iniziative volte a sostituire la colti- vazione di coca, di cui i missionari della Consola- ta sono stati antesignani. Al progetto partecipano altre associazioni. avv. Alessio Anceschi Reggio Emilia Per maggiori informa- zioni su Nuova Colombia : -ancjos@tiscalinet.it - gtonti@comune.it - vburani@libero.it. - panepacelavoro@tin.it Tutti insieme! Caro padre direttore, solo in aprile mi è arrivata Missioni Consolata di feb- braio, mentre in marzo mi è giunta quella di dicem- bre. Ma non facciamo po- lemiche sulle poste... Ieri sera, domenica, mi sono dedicato a leggere la rivista, invece di guardare il «cassetto idiota» (così sembra che gli americani chiamino la tivù). Sono rimasto molto ma- le nel leggere tutte quelle lettere, piene di tracotan- za, cattiveria ed anche di insulti. Sono rimasto male soprattutto perché le lette- re provengono da credenti che si definiscono cattolici doc , che si vantano di ave- re fratelli e figli preti, e poi criticano perfino il pa- pa (quando egli parlava contro il comunismo, i mass media facevano da cassa di risonanza; ora che il papa giudica severa- mente il capitalismo, tutti zitti!). Mi viene in mente Gesù che diceva: «Lo so che sie- te stirpe di Abramo, ma intanto cercate di uccider- mi, perché la mia parola non trova posto in voi» ( Gv 8, 38 ). E lo hanno uc- ciso davvero. Caro direttore, mi ver- rebbe voglia di buttarmi nella mischia anch’io, ma dalla tua parte (e avrei tanti argomenti documen- tati). Però mi chiedo: è mai possibile che noi, cri- stiano-cattolici, ci scannia- mo a vicenda? Che cosa ci direbbe Gesù Cristo ve- dendoci così inviperiti gli uni contro gli altri? Inoltre mi dico: i fascisti di Mussolini (penso che fossero in buona fede, al- meno all’inizio) non sa- rebbero arrivati in fondo al baratro (dittatura e guerra), se si fossero fer- mati ad ascoltare anche quelli che non la pensava- no come loro... Se i papi si fermano a ragionare e a dire, per esempio, che la proprietà privata non è sempre una cosa sacra, perché anche noi, fedeli, non ci fermiamo per capi- re meglio i punti di vista dell’altro che si dichiara cristiano-cattolico? E pensare che parecchi politici, oggi, si ritengono eredi prioritari della «de- mocrazia cristiana», ma si comportano peggio di tut- ti gli altri. A me sembra che il lin- Lettera aperta all’Editrice missionaria italiana (Emi) I l pomodoro dei capora l i Leggo con molto interesse la rubrica «Il mondo in un libro», a cura di Benedetto Bellesi, dedicata alle pubblicazioni dell’Editrice missionaria italia- na (Emi). I libri sono uno strumento importante per far compiere un salto di qualità a chi accetta di impegnarsi per la costruzione di una società più cristiana e più umana. Apprezzo, in particolare, i libri che denunciano le ingiustizie e gli abusi nel- la produzione e nel commercio di beni, alimenta- ri e no, provenienti dai paesi del Sud del mondo e che invitano i consumatori a scelte responsabili quando fanno la spesa nei supermercati. Però mi domando: l’Emi ha la stessa attenzione al Sud d’Italia? Siamo sicuri che ananas, banane, cacao e caffè delle multinazionali debbano essere boicottati più dei pomodori e dei loro derivati pro- dotti nel nostro meridione? Non siete convinti anche voi che il latifondismo e il caporalato (che flagellano Campania, Puglia, Basilicata) siano da condannarsi almeno quanto i fazendeiros del Brasile e i loro squadroni della mor- te? Non credete che il consumatore coerente con la sua morale cristiana, prima di acquistare con- serve e passate di pomodoro, debba fare una ri- flessione sulle vittime dei caporali nel brindisino e nel napoletano, così come le fa sui lavoratori, sulle donne e sui bambini vittime della Nestlé, Chi- quita o Del Monte in Nigeria, Guatemala e Kenya? Dico la verità: dopo aver letto alcuni articoli e visto diversi filmati, non sono affatto sicura che certe pappe al pomodoro, così esaltate da alcuni vegetariani ed ambientalisti, siano innocue come una bistecca ricavata con i metodi rispettosi del- la tradizione agroalimentare nostrana. Insomma: dico NO all’ hamburger dei fast-food , condannato nei libri dell’Emi, ma dico NO anche al pomodoro dei caporali di Oria, Foggia e Sarno, che umiliano (e talvolta uccidono) le donne, avvelena- no i fiumi e sconvolgono l’assetto idrogeologico del territorio, creando i presupposti per nuove cala- mità, nuove stragi, nuove speculazioni da parte del- le organizzazioni di stampo mafioso. C HIARA B ARBADORO - F ANO (PS)

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