Missioni Consolata - Giugno 2002

MISSIONI CONSOLATA 66 GIUGNO 2002 C aro direttore, le presento una te- stimonianza sulla Madonna Con- solata di Agnese Capello, mia cugi- na. Essa gradirebbe che fosse pub- blicata su una rivista con il nome «Consolata». Agnese mi ha chiesto di ritoccare lo scritto. Ma ho pensa- to che non sarà, certo, la forma a to- gliere interesse ad un testo già bel- lo, così come è nato da chi ha vissu- to la vicenda che racconta. M.P. Q UIRICO - T ORINO È con gioia che pubblichiamo la se- guente testimonianza proprio nel me- se della Consolata. Q uando una persona si ferma un tantino a meditare sul senso del- la vita, è facile che le vengano in mente alcuni particolari molto si- gnificativi. Un episodio che, iniziando dai no- stri vecchi, si è tramandato di padre in figlio riguarda un affresco, che si trova sulla facciata della nostra ca- sa in un paese della collina torinese. L’affresco rappresenta la Consolata e risale al 1856. Venne eseguito per un «voto», fatto alla Consolata in un momento penoso per la gente, quando serpeg- LA LUCE È RIMASTA NEI MIEI OCCHI giava un’epidemia che colpiva i bambini dai 13 anni in giù. Ne era- no già morti parecchi, e i genitori che vivevano nella casa avevano pro- messo alla Consolata che, se salva- va i loro numerosi bambini, s’impe- gnavano a far dipingere la sua effi- gie sul fronte della loro abitazione. Bisogna pure ricordare che, in tante case, la fede consisteva anche nel re- citare ogni sera il santo rosario. I genitori intensificarono le pre- ghiere finché, cessato il pericolo che durò parecchi mesi, esaudirono il lo- ro voto, perché tutti i bambini erano salvi. Fecero eseguire l’affresco, e continuarono a pregare e ringrazia- re la Madre Consolata mettendosi sotto la sua protezione, poiché quel- l’avvenimento fu considerato un mi- racolo. Il pittore che eseguì l’affresco fu un certo Nicolao Doria. Si presu- me che fosse un ligure. In quella ca- sa nacque pure Demetrio Casola (1851-1895), ricordato nelle enci- clopedie come pittore. Tutti i genitori, che si sono succe- duti nella casa nel corso degli anni, hanno sempre avuto una particola- re attenzione e il massimo riguardo verso la Madre di Dio, che era consi- derata una componente della fami- glia. La pittura è rimasta inalterata nei colori, pur essendo esposta alle intemperie. Anche i miei genitori abitarono nella casa. Nel 1956 (anno del cen- tenario dell’affresco) si prodigarono per festeggiare l’anniversario. Era prima del Concilio ecumenico Vati- cano II, e non si poteva celebrare la santa messa. Però ci fu una grande partecipazione di parenti e alcuni sacerdoti, con preghiere, canti ma- riani e il santo rosario. Terminate le funzioni, ci fu un bel rinfresco per tutti. Nel 2006 saranno 150 anni di «presenza materna» nella nostra casa. Per l’occasione, se Dio vorrà, ci sarà ancora un ricordo, perché è sempre bene lodare la nostra Madre Santissima Consolata. A GNESE C APELLO - T ORINO A lla Consolata sono riconoscente fino dall’infanzia. Nel maggio 1945 (era da poco finita la guerra) i miei genitori mi accompagnarono in treno da Bra (CN) a Torino al san- tuario della Consolata, per ringra- ziare la Madonna. Il viaggio fu av- venturoso, perché eravamo in un car- ro-bestiame, alla mercé del vento. Ricordo Torino con tanti cumuli di macerie, a causa dei bombardamen- ti subiti. Dunque la guerra era finita, ed io ne ero uscita miracolata. Lo scoppio di una granata mi aveva ferito il na- so, un orecchio e una gamba. Ma la pioggia di schegge non mi colpì gli occhi. Subito i miei genitori escla- marono: «Questo è un miracolo del- la Consolata!». Fede semplice e viva quella dei miei genitori, fede dettata da soffe- renza, senza perdere mai la fiducia in Maria, Madre nostra in tutte le o- re della vita. Così la luce è rimasta nei miei oc- chi. C ATERINA V IRANO - B RA (CN) È un’altra testimonianza che calza a pennello con il mese di giugno. An- che la signora Giovanna Castellano (di Torino) ringrazia pubblicamente la Consolata «per grazia ricevuta in fa- vore del figlio». La Consolata di Nicolao Doria, di cui scrive Agnese Capello. L’affresco è all’aperto. Qui appare in una cartolina del 1956, stampata in occasione del centenario del dipinto.

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