Missioni Consolata - Giugno 2002
MISSIONI CONSOLATA 6 GIUGNO 2002 Vincere l’integralismo Spettabile redazione, ho letto l’editoriale di gen- naio. Avete ragione: la guerra porta solo guerra... Ma, allora, dovremmo far- ci invadere e colonizzare senza reagire? Perché questo vogliono gli inte- gralisti: prima immigrare, poi il rispetto dei loro usi (il che comporterebbe, ad esempio, l’infibulazione) e, infine, imporsi (come fecero nel Medio Oriente secoli fa e come già fanno quelli che sputano sulla carta d’identità italiana o uccidono mogli e figlie perché si vestono come le nostre ragazze, cioè, se- condo loro, «da putta- ne»). Mauro Maverna via e-mail L’integralismo non si combatte né si vince op- ponendone un altro, ma con l’arma della ragione e «la giustizia dei fatti». In attesa della legge sull’immigrazione Caro direttore, gradirei alcuni chiarimenti sul vostro editoriale di marzo e, in modo partico- lare, sul secondo punto dove si parla delle politi- che migratorie. Certamente gli immigra- ti sono prima persone e poi «forza lavoro», ma in- tendo richiamare la sua at- tenzione perché sembra che nel nostro paese deb- ba entrare chiunque, an- che se non in regola. Perché la chiesa si batte solo ed esclusivamente per difendere i diritti degli extracomunitari e molto poco o niente per i giovani disoccupati italiani? Se- condo voi, il nostro gover- no non deve emanare del- le regole precise per rego- lare il fenomeno dell’immigrazione? Giorgio Gagliardo Roma L’editoriale di marzo fu sottoscritto da 150 mis- sionari/e di 16 istituti. In aprile, poi, abbiamo accennato al disegno di legge sull’immigrazione, approvato dal senato, che ha suscitato riserve anche nel cardinale Camillo Ruini. «In particolare - ha dichiarato l’11 marzo scorso il presidente della Conferenza episcopale i- taliana - risulta discutibile sia il collegare in modo troppo stretto e automa- tico il permesso di sog- giorno con il contratto di lavoro, sia il limitare seve- ramente le possibilità dei ricongiungimenti familia- ri»... fermi restando «la doverosa tutela della le- galità e il rispetto delle compatibilità nell’acco- glienza degli immigrati». Condividiamo questo giudizio. Il tema «lavoro giovani- le» è stato affrontato dai vescovi in almeno due si- gnificativi documenti: «E- vangelizzazione e testimo- nianza della carità» (1990) e «Comunicare il vangelo in un mondo che cambia» (2001). Quell’«insalata mista» Spettabile redazione, ho letto su Missioni Con- solata dello scorso dicem- bre di quel don Pietro che, se è vero, ha lasciato fare a due «bravi ragazzi» un presepio in cui hanno completamente falsato la santa verità dell’anniversa- rio della nascita di Gesù, dandogli come genitori Fatima e Francesco!!! Per piacere, i sacerdoti educhino i loro giovani parrocchiani a rispettare le verità del Nuovo Testa- mento, senza giocarci con cervellotici arrangiamenti. E, invece di benedire un buonismo di dialogo inter- religioso (di cui non com- pare traccia negli insegna- menti del divino maestro), propongano sì l’affetto verso i fratelli non cristia- ni, ma questo sia volto ad aprire i loro occhi alla ve- rità e non a fare «insalate miste» fra le religioni. O - lo ripeto - si è persa per strada la parola di Ge- sù «andate e predicate al mondo la buona novella»? Non mi pare che il Salva- tore abbia detto di dialo- gare coi sacerdoti di Iside e Osiride! Inoltre, nella bella pen- sata del presepio, c’è pure un errore storico: come può Fatima convertirsi al cristianesimo con Gesù ancora in culla e Maomet- to lontano 622 anni?... O volevano far nascere Gesù nel 2001 coi re magi in jeep ? Non si dica che certi at- teggiamenti sono pieni di buone intenzioni, perché si sa che di queste è lastri- cata la via dell’inferno. E se il re Davide danzava da- vanti all’arca dell’alleanza, non è una buona ragione per cantare al presepio fi- lastrocche da fiera paesa- na. Scherza coi fanti e la- scia stare i santi. dott. Benedetta Rossi Bologna Oggi, non raramente, il linguaggio è o astruso o volgare; nel primo caso ci rimette la comprensibilità e, nel secondo, la serietà. Però il problema di una comunicazione efficace ed incisiva «oggi» perdu- ra, specialmente quando si vuole trasmettere non solo «un» messaggio, ma «la» verità che libera, converte e consola. La questione coinvolse lo stesso Gesù. Egli, per essere convincente, ricor- se alle parabole, cioè ad esempi, immagini, allego- rie, non sempre ricondu- cibili a fatti accaduti. Ma l’ascoltatore gradiva e ca- piva le sue allusioni. Forse anche il presepio, con i suoi personaggi (ta- lora di fantasia), è una pa- rabola per i tempi moder- ni... Anni fa un bambino, Mariuccio, colpito da u- na statuina del presepio tradizionale allestito dal parroco, domandò: «Don Pietro, che ci fa in monta- gna il pifferaio, a piedi scalzi e in canottiera, nel buio e freddo della not- te?». Ciò detto, il bambi- no fece due passi indie-
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