Missioni Consolata - Giugno 2002

gelo in Frisia e nelle regioni circo- stanti, lo benedisse e lo rifornì di re- liquie e libri sacri. Tornato in sede, si rallegrò dei suc- cessi ottenuti dai compagni: nume- rosi battesimi di nobili, liberi conta- dini e servi. Si sentì il bisogno di un vescovo che amministrasse anche le cresime: fu scelto Suitberto, il più an- ziano del gruppo. Ma per mantene- re le distanze dalla politica, Villi- brordo non scomodò l’episcopato franco, ma inviò il candidato in In- ghilterra, perché fosse consacrato da Vilfrido di York. Pipino ci restò ma- le; soprattutto non poteva immagi- nare un vescovo senza diocesi, fatto solo per distribuire cresime e consa- crare altari e chiese. Il vescovo fu bandito dal regno merovingio e, per non perdere la protezione del maggiordomo, Villi- brordo dovette cedere. Suitberto se ne andò a evangelizzare la minusco- la etnia dei boructavi, in Westfalia, dove lavorò 24 anni, fino a quando i sassoni annientarono i suoi sforzi: gli sopravvisse il monastero di Kaiser- swerth, in un’isola del Reno di fron- te a Düsseldorf. Intanto il matrimonio tra Gri- moaldo, figlio di Pipino, e Teodolin- da, figlia di Radbodo, re dei frisoni, scongiurava ogni rischio di guerra, almeno per il momento, e apriva la strada per evangelizzare anche la parte settentrionale della Frisia. Il principe merovingio lanciò l’idea di erigere non una diocesi, ma una cir- coscrizione ecclesiastica che abbrac- ciasse tutta la Frisia e propose lo stes- so Villibrordo come arcivescovo. Villibrordo si recò di nuovo a Ro- ma e sottopose il progetto a papa Ser- gio, che il 21 novembre 695 lo con- sacrò vescovo e gli impose il pallium , simbolo dell’autorità metropolitana e di totale comunione con Roma. I- noltre, al bellicoso nome celtico (Vil- librordo significa: guerriero) il pon- tefice prepose quello più mite e pro- nunciabile di Clemente; dopo quel giorno, però, tale nome non fu quasi mai più menzionato. L’evento segnava il culmine della cattolicità: un papa di origine siria- ca, nel cuore della cristianità, confe- riva la pienezza del sacerdozio a un monaco anglo-sassone, mandato da un principe franco. TENTANDO IL COLPO GROSSO Nuovamente rifornito di reliquie, libri liturgici e paramenti sacri, Villi- brordo lasciò Roma in pieno inver- no, raggiunse Utrecht (696), sede della nuova arcidiocesi, e cominciò a organizzare materialmente la sede episcopale: costruì la cattedrale de- dicata a san Salvatore e l’episcopio; risollevò dalle macerie il santuariet- to di s. Martino; fondò la scuola per l’educazione dei giovani e la forma- zione del clero locale; organizzò in comunità i suoi collaboratori, me- scolando la regola benedettina con le tradizioni irlandesi; avviò la vita li- turgica con splendide celebrazioni religiose, alle quali i frisoni accorre- vano meravigliati. Uguale solennità veniva usata an- che fuori dei riti sacri. Sapeva che, con gente sensibile al prestigio della forza, il primo impatto era decisivo. Per questo cercava di impressionare i frisoni: si presentava loro come gran signore su una cavalcatura, con una croce d’oro inmano e circonda- to da scorta ugualmente a cavallo. In tal modo pensava di dimostrare l’i- nanità e impotenza degli idoli e l’on- nipotenza del Dio dei cristiani. Se tale bardatura aveva sulla gen- te semplice un certo effetto, i re pa- gani non facevano una grinza, come Radbodo, re dei frisoni rimasti indi- pendenti. Villibrordo sperava di fa- re il colpo grosso: convertire il capo, perché i sudditi lo seguissero inmas- sa alla fonte del battesimo. Era la strategia del tempo e aveva funzio- nato a meraviglia con i franchi, an- glosassoni e altri popoli barbari. Il re accolse il missionario, lo ascoltò, gli promise di non ostacolare il lavoro missionario tra i suoi sudditi, ma di abbracciare la religione dei franchi neppure parlarne. In pratica egli ri- mase ostile al cristianesimo fino alla sua morte (719). Con la stessa tattica Villibrordo tentò, inutilmente, di convertire le popolazioni dello Schleswig e Dani- marca: Ongendo, il re dei danesi, era «più crudele di ogni fiera e più duro di ogni pietra» racconta Alcuino. Tuttavia il vescovo fu accolto con ri- spetto e ottenne che 30 giovani lo se- guissero a Utrecht, per ricevere la formazione cristiana e tornare poi in patria ad annunciare il vangelo ai connazionali. LOTTA ALL’IDOLATRIA Contro l’idolatria Villibrordo non si accontentava delle parole, ma pas- sava spesso alla sfida aperta. Ritor- nando dalla Danimarca, approdò nell’isola di Helgoland, allora sotto il dominio di Radbodo. In attesa di venti propizi per riprendere il viag- gio, il vescovo cominciò a predicare il vangelo agli abitanti. C’era nell’i- sola una fonte dedicata al dio Fosite. Si diceva che, chiunque avesse rotto il silenzio mentre ne attingeva l’ac- qua o avesse osato toccare il bestia- me sacro alla divinità, sarebbe stato MISSIONI CONSOLATA 56 GIUGNO 2002 Chiesa conventuale celtica NORTUMBRIA A n g l o F R I S I A S A S S O N I A T U R I N G I A A S S I A S C O Z I A IRLANDA Reno Elba Senna Mosa Humber s a s s o n i D A N E S I WESTFALIA Parigi Ratmelsigi Jona York Ripon Canterbury Utrecht Heristal Anversa Kaiserswerth Colonia Echternach Treviri Helgoland Schleswig

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