Missioni Consolata - Giugno 2002

MISSIONE A RISCHIO Stanziati lungo le terre bagnate dal Mare del Nord, tra gli stati attuali di Belgio e Danimarca, i frisoni appar- tenevano a una delle più fiere tribù germaniche. Gelosi della propria li- bertà, si opposero tenacemente pri- ma ai romani, poi all’espansione dei franchi. Pagani fino al midollo, rifiu- tavano ogni tentativo di civilizzazio- ne e cristianizzazione. Cominciarono i missionari franchi a evangelizzarli, alla fine del secolo VI , lasciando a Utrecht una chiesetta in onore di s. Martino. Pochi decen- ni dopo, riprovarono i santi Eligio e Amando, ma con scarsi risultati: i fri- soni non erano disposti ad accettare la croce da chi li voleva soggiogare con la lama della spada. I missionari anglosassoni, affini per stirpe, lingua e cultura, lontani da ambizioni politiche, ebbero mi- gliore accoglienza. Nel 678 il bene- dettino Vilfrido, vescovo di York, spinto dai venti sulla costa della Fri- siamentre era in viaggio versoRoma, fu benvenuto dal re Aldgiso e, du- rante l’inverno, predicò la fede cri- stiana, convertendomigliaia di friso- ni, a detta del venerabile Beda. Poco dopo, l’abate Egberto, irlan- dese di Ratmelsigi (oggi Mellifont), con alcuni compagni progettò l’e- vangelizzazione sistematica della Fri- sia; ma una violenta tempesta li ri- buttò in Irlanda. Ritentò Vigberto conuna impresa solitaria: per due an- ni percorse la regione sotto lo sguar- do sospettoso del pagano re Radbo- do, finché dovette tornare a casa. Nel 689 Pipino II di Heristal, mag- giordomo del regno franco, sotto- mise la parte occidentale della Frisia: l’abate Egberto colse l’occasione per attuare il suo progetto e organizzò una nuova spedizione missionaria, composta da 12monaci e guidata da Villibrordo: per quasi 50 anni egli percorse la Frisia, dando un aspetto cristiano alla regione, e passò alla sto- ria come «apostolo dei Paesi Bassi». MISSIONARIO PELLEGRINO Era nato nel 658 in Nortumbria, regno degli Angli, a nord del fiume Humber, da nobile famiglia sassone, convertita al cristianesimo nel 627 ( vedi riquadro accanto ). Il padre, san Vilgiso, rimasto vedovo quando Vil- librordo era ancora in fasce, vegliò sui primi passi del rampollo, finché, a sette anni, lo affidò ai benedettini di Ripon, perché avesse una buona e- ducazione; quindi si ritirò in solitu- dine su un promontorio del fiume Humber, dove, benpresto circonda- to da numerosi discepoli, edificò un monastero dedicato a sant’Andrea. Abate di Ripon era sanVilfrido, te- nace difensore dell’universalità ro- mana contro il particolarismo scoto- irlandese. Lo stesso anno in cui il pic- coloVillibrordo entrò aRipon (664), ebbe luogo la famosa conferenza di Whitby, in cui l’abate convinse il re Osvy ad adottare le tradizioni litur- giche di Roma ( vedi riquadro di pagi- na 58 ). Per 14 anni Villibrordo rimase al- la scuola di Vilfrido, ricevendone l’a- bito benedettino e respirando l’at- mosfera della cattolicità romana.Ma quando il maestro, eletto vescovo di York e consacrato in Francia, fu al- lontanato dalla diocesi (678), il gio- vanemonaco andò a perfezionare gli studi in Irlanda, nel monastero di Ratmelgisi, attratto dalla fama del- l’abate Egberto, rinomato maestro di vita spirituale di quei tempi. Villibrordo fu presto contagiato dal fervore missionario che regnava nel monastero, da dove partivano i «pellegrini per Cristo» per predicare il vangelo ai popoli pagani del conti- nente. Si faceva un gran parlare del- la Frisia, soprattutto, come terra pro- messa di apostolato e di martirio. E- gli ammirava le imprese di Egberto e Vigberto, ma ne vedeva pure i limiti, alla luce della concretezza benedetti- na succhiata alla scuola di Vilfrido. A 30 anni Villibrordo venne ordi- nato prete; a 33 fu scelto da Egberto per guidare una nuova spedizione tra i frisoni. Gli 11 compagni, di cui co- nosciamopochi nomi, non eranome- no focosi di lui: Evaldo il bianco ed Evaldo il nero (dal colore dei capel- li) finirono presto martiri per mano dei sassoni in Westfalia; nella stessa regione Suitberto fu trucidatodai bo- ructavi; Adalberto e Verenfrido e- vangelizzarono varie regioni della Frisia e morirono di morte naturale. MISSIONARIO... PAPALINO Lasciata l’Irlanda nel 690, la spe- dizione attraversò a piedi l’Inghil- terra, navigò verso il continente e ap- prodò alle foci del Reno. Villibrordo si premurò di raggiungere la corte di Pipino, per ossequiare il monarca e chiederne la protezione. Il giovane missionario si guadagnò senza fatica l’ammirazione del sovrano e l’ap- poggio della nobiltà franca. Per prudenza, i missionari si stabi- lirono ad Anversa, dentro il regno franco, accettando in dono la chiesa dei ss. Pietro e Paolo, fondata da s. Amando, e altri benefici ecclesiasti- ci; di qui cominciarono a estendere la loro azione nella regione di Utrecht. Villibrordo capì subito che nonpo- teva presentarsi ai frisoni nel nome dell’odiato dominatore, ma con le credenziali pontificie.Nel 692 si recò a Roma; papa Sergio I gli conferì di cuore il mandato di predicare il van- MISSIONI CONSOLATA 55 GIUGNO 2002 CONVERSIONE DEI NORTUMBRI È probabile che la famiglia di Villi- brordo fu convertita al cristianesi- mo nel 627, nella memorabile assem- blea dei notabili, convocata da Edvi- no, re di Nortumbria, in cui fu dipinta con tanta emozione l’angosciosa si- tuazione causata dall’ignoranza sull’o- rigine e destino della vita umana. Co- sì parlò uno dei consiglieri: «Quanto è grande, o re, l’incertezza nostra sul destino umano. Ascoltate! Nel cuor dell'inverno, siete seduti a ce- na in una sala ben riscaldata, attor- niati dai vostri guerrieri e ministri, e i paggi vi servono i piatti fumanti, men- tre fuori imperversa la tempesta: ed ecco un passero, intirizzito dal freddo, vola attraverso la sala, entrando da una porta per uscire dall'altra. Duran- te il breve momento che sta qui den- tro, l’uccellino si ripara dall'uragano invernale. Ma questo momento di se- renità, luce e calore dura appena un secondo. Ben presto il povero passero tutto smarrito, scompare ai vostri oc- chi e si sprofonda nelle gelide tenebre notturne dalle quali era venuto. Così ci appare la vita degli uomini quaggiù: un breve momento di luce e calore, nella piena ignoranza di ciò che la precede e di ciò che la segue. Per questo, se la dottrina cristiana ci apporta la certezza della nostra origi- ne e del nostro fine eterno, conviene abbracciarla senza esitare». Così fu deciso. Il giorno di pasqua del 627, il re Edvino, la corte e gran par- te del popolo furono battezzati da san Paolino, vescovo di York, in una chie- sa di legno fabbricata in fretta. Venerabile Beda

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