Missioni Consolata - Giugno 2002

to sociale ed ambientale) ad una vi- sione integrata, multidisciplinare e complessa. In questo contesto l’am- biente non è più considerato un vin- colo o un aspetto marginale, ma di- venta parte integrante e strategica dello sviluppo. In un intreccio così complesso di componenti (economiche, ambien- tali e sociali), uno sviluppo sosteni- bile dovrebbe riconoscere l’impor- tanza di concetti come l’incertezza, il limite, e quindi la prudenza nel va- lutare le conseguenze sull’ambiente delle azioni umane, specialmente se numerose e concomitanti; dovreb- be ottimizzare l’uso delle risorse scarse del pianeta e ridurre inquina- mento e rifiuti prodotti, per garan- tire l’esistenza di tutti gli esseri vi- venti; dovrebbe mirare non solo al benessere economico ma anche e soprattutto al miglioramento della qualità della vita . Dato che ogni paese possiede pe- culiari caratteri sociali, ambientali ed economici, si dovrebbe abban- donare la «psicosi spaziale», ossia la presunzione, propria delle culture dominanti, di poter applicare ovun- que lo stesso modello di sviluppo. A livello pratico, però, lo «sviluppo sostenibile» rischia di essere solo u- na formula pubblicitaria; nel mo- mento in cui la definizione teorica deve essere tradotta a livello opera- tivo, interpretazioni molto diverse tra loro ne ostacolano la concreta realizzazione. L’IMPRONTA ECOLOGICA Come si accennava all’inizio, esi- stono strumenti, detti « indicatori », basati su principi fisici, biologici, matematici, statistici ecc..., in grado di misurare il livello di sostenibilità dello sviluppo. Gli indicatori rivela- no se stiamo migliorando le condi- zioni ambientali, sociali ed econo- miche del pianeta (o di una nazione, di una comunità...) o, al contrario, se le stiamo peggiorando. Uno stru- mento di calcolo potente dal punto di vista didattico (perché relativa- mente semplice e molto intuitivo) è quello dell’« impronta ecologica ». L’impronta ecologica stima, in et- tari, la superficie terrestre ed acqua- tica necessaria, da un lato, alla pro- duzione delle risorse naturali richie- ste dall’economia per la produzione di beni e, dall’altro, all’assorbimen- to dei rifiuti prodotti. È quindi possibile calcolare l’im- pronta ecologica di qualsiasi nazio- ne (popolazione, comunità o indivi- duo): essa rappresenterà l’area di terra produttiva e di acqua richiesta per produrre le risorse consumate da quella stessa nazione e per as- sorbire i rifiuti generati. Tale super- ficie viene stimata attraverso varie metodologie. Il metodo dell’impronta ecologi- ca si basa sulle seguenti considera- zioni: 1) ogni prodotto o servizio ha biso- gno di materiali ed energia prove- nienti dalla natura; 2) ogni bene genera scarti (nella pro- duzione, nell’uso, nello smalti- mento finale), e sono neces- sari sistemi ecologici che li assorbano; 3) tutti gli insediamenti a- bitativi e le infrastrutture occupano spazio, sot- traendo suolo agli ecosi- stemi naturali e alle loro funzioni. Per calcolare l’impronta ecologica, si valutano le ri- sorse naturali consumate per l’alimenta- zione, l’abitazio- ne, i trasporti, i beni di consumo e i servizi. I siste- mi ecologici pro- duttivi, dai quali provengono le ri- sorse, sono il suolo coltivabile, le zo- ne di pascolo, le foreste gestite, le fo- reste naturali, il suolo necessario al- la produzione di energia, gli am- bienti marini. L’impronta ecologica individuale, locale o nazionale di- pende da fattori come il reddito, i valori e i comportamenti personali, i modelli di consumo, le tecnologie usate. Dividendo le terre emerse e il ma- re biologicamente produttivo (12,6 miliardi di ettari, al 1996) per il nu- mero degli esseri umani (5,7 miliar- di, al 1996), si ottiene che ogni indi- viduo ha a disposizione circa 2,2 et- tari di territorio produttivo all’anno. Considerando che il 10-12%di spa- zio naturale dovrebbe rimanere in- tatto per conservare la biodiver- sità e i processi ecologici (i bio- logi suggeriscono il 25%!), l’impronta ecologica pro ca- pite diventa di 2 ettari ( 4 ). O- gni individuo, quindi, ha a di- sposizione circa 0,2 ettari di terreno agricolo, 0,8 ettari di terreno da pascolo, 0,6 ettari di foreste, 0,5 et-

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