Missioni Consolata - Giugno 2002
45 APRILE 1998 CONSOLATA MI SS IONI FINE DOSSIER IMMIGRAZIONE IN ITALIA IMMIGRATI, RI- Sfidando tanks e cecchini israe- liani, appostati chissà dove, inizia- no ad arrivare le prime donne. Pa- re che ci sia stata una sospensione del coprifuoco per alcune ore; ma cercare di entrare è ancora diffici- le e bisogna affidarsi alla sorte. Reada piange disperata su ciò che resta della sua casa: «Ci ho messo quasi vent’anni a costruirla e in un giorno gli israeliani l’hanno distrutta. Non ho più nulla. Non so dove sia mio marito; mio figlio è stato colpito da un cecchino e nes- suno ha potuto soccorrerlo. Credo che sia qui sotto da qualche parte. Io sono scappata con i miei due fi- gli più piccoli, ma adesso sono tor- nata e, anche se dovrò ricomincia- re da capo, ricostruirò tutto. I miei genitori sono dovuti scappare da Haifa nel 1948. Io, che sono nata qui da due profughi, dovrei forse andarmene per essere profuga una seconda volta? Quando me ne an- drò da Jenin è solo ed esclusiva- mente per tornare ad Haifa». Sembrano naufraghi. Si aggirano in lacrime cercando di ricordare dove fosse la loro casa; scavano a mani nude fra le macerie. «Qui c’e- ra la mia casa», dice una donna. Le macerie ricoprono, per quasi 3 me- tri, quello che una volta era il man- to stradale. «I soldati hanno sfondato la por- ta dei miei vicini. Questi, non aven- do via di uscita, si sono riparati in una stanza. Poco dopo i bulldozer l’hanno tirata giù; è lì che dovete cercare quelle cinque persone», ci racconta un’altra donna che si ri- tiene fortunata, perché è riuscita ad uscire in tempo dalla sua di casa. Seduto su un cumulo di macerie, Amhed sostiene che lì sotto ci sia- no due suoi amici: «Non cercate troppe fosse comuni. Il vero cimi- tero è Jenin». Un’altra donna: «Qui è passato il diavolo e, quan- do parlo di diavolo, parlo di Israe- le, dell’America e di tutto il mon- do». P uò anche essere vero che, co- me dice Sharon, il 50 per cen- to dei kamikaze palestinesi arrivasse da questa zona, ma da quello che vediamo non si è fatto assolutamente nulla per ridurre i morti civili. Non dovevano essere quelle che, con enfasi, si chiamano «operazio- ni chirurgiche»? Nelle strade e al- l’interno delle case rimaste in piedi tutto è stato demolito. Ovunque ci sono abiti, pentole, frigoriferi, gio- cattoli... Qui, con la morte, è arrivato an- che il disprezzo. 45 GIUGNO 2002 CONSOLATA MI SS IONI G I O R D A N I A L I B A N O S I R I A E G I T T O A R A B I A S A U D I T A G i o r d a n o M E D I T E R R A N E O Golfo di Aqaba Lago di Tiberiade Mar Morto Golan N e g e v I S R A E L E E Tel Aviv Aqaba Elat Amman Nazaret Nablus Ramallah GERUSALEMME Betlemme Hebron Gerico Gaza Jenin Ramallah: palestinesi Preghiera
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