Missioni Consolata - Giugno 2002

(con prati quasi all’inglese, che de- clinano verso il Mediterraneo dalle spiagge selvagge) al deserto lunare ed impalpabile di Giudea e la de- pressione del Mar Morto». «Gli autori spaziano con le loro descrizioni: si passa da un ambiente rurale e quasi atavico, come quello nei libri di Shalev, al mondo urbano, suburbano e metropolitano in cui nuota Etgar Keret ; dalla periferia delle città alla vita di provincia in tante altre località, come quelle scel- te da Yehoshua per rappresentare Haifa, che sente i vizi e le virtù della città provinciale. Ci sono boschi, de- serti, mari. C’è una varietà di oriz- zonti che fa sì che le culture diverse, approdate in terra d’Israele, incon- trino quelle europee e quelle che stanno emergendo. Dorit Rabinyan, una delle scrittri- ci più rappresentative, ci trasporta in un Israele che proviene dall’ebrai- smo orientale, ma inserito in un con- testo islamico o arabo». «Questa letteratura - ha detto an- cora Loewenthal - ha la capacità di dilatare il paesaggio e farne vivere ogni sfumatura, offrendoci orizzon- ti geografici e dell’anima estrema- mente ampi». GUR : «LA MIA PATRIA NEL BENE E NEL MALE» Nata a Tel Aviv nel 1947, Batya Gur ha pubblica- to il suo primo ro- manzo poliziesco a 39 anni e non ama che i suoi scritti siano defi- niti «di evasio- ne». Gur abbraccia le teorie del poe- ta W.H. Holden, che dichiara: «Le persone leggono romanzi polizieschi non tanto per scoprire il “colpevo- le”, ma per rafforzare il loro senso di innocenza». Perciò «sappiamo che il romanzo poliziesco è tipico delle società coloniali con una mutua col- pevolezza nazionale». La scrittrice israeliana con molta franchezza dichiara: «Ho condotto un’esistenza parallela a quella dello stato d’Israele (creato nel 1948). So- no nata e cresciuta quando fu fon- dato e ho creduto nel suo “ben spe- rare” per offrire un “giusto focola- re” agli ebrei. Non posso dire di essere anti-sionista e non posso af- fermare che sia stato tutto un gran- de sbaglio o qualcosa del genere. Israele è la mia patria nel bene e nel male. Nella fase attuale sta più dal- la parte del male. Quando parlo di colpa nazionale, penso al fatto che si desiderava crea- re unmovimento socialista con idea- li di purezza per coltivare il suolo del- la “terra santa”, e iniziare una società giusta ed uguale. Questo è stato fat- to con così tanti peccati e così terri- bili eventi che non ha permesso a questa forma pura di vivere, a causa della colpa nazionale. Il mio romanzo poliziesco Omici- dio nel kibbutz , per esempio, è stato ambientato in questa società chiusa d’Israele per investigare su un delit- to. Il libro, scritto nel 1990-91, è emerso inconsciamente dal deside- 34 GIUGNO 2002 CONSOLATA MI SS IONI Gerusalemme: ebrei in preghiera o mentre leggono la torah (legge) davanti al «muro occidentale» o «muro del pianto».

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