Missioni Consolata - Giugno 2002

U na canna di bambù che sorreg- ge una ciotola di riso: così i viet- namiti descrivono la forma del peri- metro della loro terra... Siamo, dun- que, in Vietnam. Da Katmandu ad Hanoi, capitale del paese, ci sono poche ore di volo. Durante il viaggio cerco di immagi- nare la prossima destinazione. Per me pensare al Vietnam è ricordare film di guerra, villaggi incendiati da bombe al napalm e il coraggio di un popolo. La guerra contro il dominio della Francia a Dien Bien Phu (1946-1954) e quella contro gli Sta- ti Uniti negli anni 1960-70 sono dif- ficili da dimenticare. Di tale passato sono visibili gli elmetti verdi e le di- vise militari che gli uomini ancora indossano. Della colonizzazione francese, al- lorché il Vietnam si chiamava Indo- cina, si trova traccia nell’architettu- ra delle case e nei caratteri dell’alfa- beto. Poiché la scrittura con ideogram- mi è stata sostituita dall’alfabeto la- tino, è possibile leggere i cartelli lun- go le strade... e capisco che com pho significa ristorante. Quando si leg- gono queste due parole, è assicura- ta una ciotola di riso o di noodle (spaghetti orientali). I compho sono tanti: un’insegna ben visibile, qual- che tavolino e sempre qualcuno che mangia. Insieme agli involtini vegetariani, e all’immancabile riso, ordino pata- tine fritte (unica pietanza di prove- nienza occidentale), ma senzamaio- nese o ketchup : ogni cibo si intinge nel chili o in una salsa di soia utiliz- zando bastoncini di legno... anche se per gli stranieri più imbranati arriva in soccorso una forchetta. D a Hanoi imbocchiamo la stata- le numero 6. Il primo tratto è asfaltato, ad una corsia e a doppio senso di circolazione. Mentre il pae- saggio, dalle dolci sfumature di ver- de e i grandi specchi d’acqua delle risaie in cui si riflette il cielo, è rilas- sante, la strada è alquanto ingrata. Dopo circa otto ore, siamo a Bac Ha, con la sensazione di essere stati velocemente «centrifugati» ad acqua fredda! Infatti la temperatura è sce- sa notevolmente e fa freddo; ma le stelle sono così tante e splendenti che ci riscaldano occhi e cuore. Abbiamo deciso di invertire l’iti- nerario abituale: siamo partiti per il nord per scendere verso ovest, per- ché a Bac Ha, prima tappa, si tiene alla domenica un mercato che riu- nisce numerosi abitanti della zona. Non vogliamo perderlo. Dalle montagne scende la gente, chiamata montagnard dai francesi; ha vestiti coloratissimi e porta in ger- le di bambù cibo, oggetti e animali domestici da vendere. Il mercato prende vita al mattino presto. Ognuno dispone la sua mer- canzia; gli animali vengono raduna- ti in un’area a parte; al centro, sotto un porticato, si imbandisce un ban- chetto a base di carne, sanguinaccio, verdura e riso. Il fumo dei fornelli si mischia a quello delle pipe ad acqua, da fumare collettivamente e da aspi- rare poco, per non tossire troppo! Nessuno parla inglese o francese, ma con gesti è possibile comunicare e contrattare il prezzo di ogni merce. L e tribù del Vietnam nordocci- dentale sono in maggioranza di origine cinese; hanno subìto diverse persecuzioni e, durante il dominio francese, furono espropriate del lo- ro territorio. Un tempo gli abitanti erano semi- nomadi, con un’agricoltura che si avvaleva di terreni montagnosi di- sboscati, bruciati e coltivati per un breve periodo; poi lo stato ha cerca- to di convincerli a scendere verso le pianure e a praticare un’attività se- dentaria. Oggi la popolazione vive i- solata e coltiva la terra, tenendo per sé la parte del raccolto necessaria al sostentamento; il resto è proprietà dello stato; alleva animali, costruisce case, fabbrica utensili e confeziona i capi di abbigliamento che indossa. I vietnamiti considerano «selvag- gi» i tribali, perché alle città preferi- scono le montagne, lontani dalla ci- vilizzazione... I tribali sono sempli- ci, schivi, riservati, avvolti in abiti sapientemente intessuti e decorati; custodiscono e si tramandano le tra- dizioni. Nei loro villaggi sembra che il tempo si sia fermato. Ma ecco il ri- tratto di Ho Chi Minh (l’anima del- la lotta contro gli Stati Uniti) o la fo- to sbiadita di un parente scomparso in guerra: ricordano che anche le tribù hanno partecipato alla storia del Vietnam. I l vietnamita è laborioso, pragma- tico, guarda al futuro con speran- za; è ricco di sole e acqua, di foreste e montagne coltivate come mosaici dalle morbide geometrie. È un con- tadino nascosto da un cono d’om- bra... Il Vietnamè pure il cimitero di Dien Bien Phu, con 2 mila lapidi senza nome. È un popolo che, nei grandi conflitti che agita- no il mondo, rimane al centro della vita. MISSIONI CONSOLATA 30 GIUGNO 2002 Vietnam / da Hanoi a Bac Ha TRIBÙ DI MONTAGNA (*) Alessandra Bocchi è laureata in filosofia. Al presente opera come consulente presso una «Web Agency» di Milano. Mc Venditore (Vietnam) Alessandra in Vietnam

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