Missioni Consolata - Giugno 2002
te, i governi non avrebbero potuto approfittarne. E invece, finché c’era da mangiare, nessuno si è interessa- to della situazione. E i signori depu- tati, senatori, presidenti hanno po- tuto governare per i loro interessi». La chiesa argentina che cosa fa? «La chiesa sta cercando delle solu- zioni attraverso la cosiddetta “mesa di dialogo”.Ma non si conclude nul- la, perché tutti si limitano a chiede- re sussidi. Come si fa a dare sussidi se nel paese non c’è più niente! L’u- nica soluzione per uscire dalla crisi sarebbe di ridare agli argentini il la- voro». Altrimenti la gente cerca di abbandonare il paese... «Se potessero - conferma France- sco -, in tanti scapperebbero. Io so- no tornato due volte in Italia, nel 1986 e nel 1994. L’ho trovata molto cambiata rispetto al 1948, anche se il paese non ha le risorse naturali dell’Argentina. Qui siamo appena in 36 milioni, ma per l’estensione po- tremmo essere in 150. Eppure sia- mo ridotti inmiseria. Il perché si do- vrebbe chiedere ai nostri politici, che sono... Ma lasciamo perdere; è inutile dire cose che tutti sanno». Ottant’anni, ma quanta grinta ha ancora in serbo quest’uomo! Anco- ra una domanda, Francesco: come vede il futuro dell’Argentina? «Ma quale futuro? Adesso non c’è futuro in questo paese. Con il 25% di disoccupazione e le fabbriche che non ci sono più, che futuro può esi- stere? Un paese che non produce e non ha commercio, che cosa può fa- re? Prova a domandare a questo ra- gazzo che futuro ha...». «È vero - risponde subito il giova- ne interpellato -: qui nessuno può a- vere un futuro e la gioventù meno ancora. Hanno venduto tutto». Sei uno studente?, chiedo. «No, in questo momento lavoro, ma non so per quanto tempo. Sono venuto a sostituire mia nonna nella fila». Il tuo nome? «Adrian». Grazie Francesco, buona fortuna Adrian. «PATACONES» Lascio la fila davanti al Banco Pia- no e, a piedi, mi incammino lungo Avenida Rivadavia. C’èmolta gente e si muove in fret- ta, proprio come avviene nella mag- gior parte delle città occidentali. Ma poi le difficoltà del presente torna- no a manifestarsi. Come in quegli avvisi appiccicati sulle vetrate dei negozi: «Confianza en el pais: acep- tamos patacones». Che sono i patacones ? Il nome è quasi onomatopeico ed evoca le pa- tacche, ovvero cose di nessun valo- re. I patacones tecnicamente sono dei «pagherò» emessi dalle tesorerie delle province argentine; in pratica, rappresentano la dimostrazione tan- gibile del fallimento dello stato. Come faceva quella famosa can- zone? «Non piangere Argentina...». (Fine 2.a puntata - continua) Baratto Casa Rosada Proteste Argentini Un esemplare di «patacon». Sotto: cartelli di «si vende».
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