Missioni Consolata - Giugno 2002
MISSIONI CONSOLATA 20 GIUGNO 2002 P orto Alegre (Brasile). «Vorrei ricordare l’insegna- mento di un grande pensatore dell’antichità: se vuoi la pace nel mondo, devi prima metterla nelle tue idee; perché la pace sia nelle tue idee, deve esserci pace nella tua famiglia; perché la pace sia nella tua fa- miglia, ci deve essere pace nel tuo cuore». Adolfo Perez Esquivel, argentino, premio Nobel per la pace nel 1980, parla in una sala affollatissima al Forum mondiale di Porto Alegre. Al termine, il professore, na- to a Buenos Aires nel 1931, si intrattiene sul palco sot- toponendosi sorridente a flash, taccuini e registratori. Come descriverebbe la situazione dell’Argentina? «Siamo un paese potenzialmente ricco che ha dilapidato un patrimonio. Abbiamo un debito estero enorme, che non possiamo pagare, e la relazione matematica che ne viene fuori è: “più paghiamo, più dobbiamo pagare, me- no abbiamo”. Non siamo poveri, ma impoveriti. Non è possibile che in un paese grande produttore di a- limenti ci siano persone che muoiono di fame. Avevamo raggiunto un alto livello di educazione, invece ora ab- biamo molti analfabeti. Il 25% della popolazione è di- soccupata. È stata distrutta l’industria nazionale, la no- stra capacità produttiva. Questa è una violazione dei diritti umani, economici, so- ciali e culturali di tutto un popolo. Ma quello che succe- de ora in Argentina potrebbe succedere ovunque». Questa crisi mette a rischio la democrazia? «Il fatto è che in queste condizioni la democrazia non e- siste. Cosa significa democrazia? Votare? Dovrebbe si- gnificare diritti e uguaglianza per tutti e partecipazione sociale. Ma cosa può fare la gente quando c’è una fuga di capitali che io definisco terroristica e un governo che vuole sequestrare i risparmi del popolo?». Qual è l’origine della crisi? «L’origine di tutto è il modello neoliberista imposto dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dalla Banca mon- diale (Bm)». D’accordo. Ma come si spiega che il nuovo governo argentino sia subito corso a Washington, per chiede- re aiuti a quegli stessi soggetti? «È vero. Il governo da una parte ha imposto a noi argen- tini il “corralito”, congelando i soldi del popolo, e dal- l’altra è corso a chiedere prestiti a Washington. E non sapete a quali condizioni! La condizione del go- verno degli Stati Uniti e del Fmi per consegnare i fondi (che speriamo non consegni) è che l’Argentina voti con- tro Cuba nella Commissione Onu dei diritti umani a Gi- nevra (aprile 2002) (1). Questo fatto è di una immoralità totale, assoluta, inaccettabile. Ma c’è anche un’altra con- dizione, perché questi signori non si accontentano: sono molto esigenti. La seconda condizione è che l’Argentina entri nell’“Ac- cordo di libero commercio delle Americhe” (Alca)». Cosa comporterebbe questo passo? «Entrare nell’Alca significa che verranno distrutti gli ap- parati produttivi (o quello che ne resta) dei nostri paesi; salteranno tutti gli accordi regionali, come il Mercosur, il Patto Andino e quello dei Caraibi; e gli Stati Uniti a- L’ARGENTINA UCCISA DAL «TERRORISMO ECONOMICO» Il premio Nobel Adolfo Perez Esquivel «L’origine di tutto è il modello neoliberista».
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