Missioni Consolata - Maggio 2002
MISSIONI CONSOLATA 9 MAGGIO 2002 tempi licenzia, non aper- tamente, ma con prepen- sionamenti, cassa integra- zione, mobilità e mancato rinnovo dei contratti ai se- mestrali. Quante situazio- ni gravi in questa parte d’Italia! C’è anche chi, sfi- duciato, si è tolto la vita per avere perso il posto di lavoro... Quando penso a- gli stipendi dei piloti di Formula uno (e dei calcia- tori) e al costo dei loro bolidi (che durano così poco), mi sento un pugno nello stomaco. La lettera della signora Teresa mi suggerisce l’in- terrogativo: è necessario essere nel benessere per, poi, aiutare i poveri sfrut- tati? Non è più giusto da- re a ciascuno il giusto gua- dagno e permettergli di terminare la carriera lavo- rativa? Quanto al parroco di Maranello, lodato dalla si- gnora, che conosco solo per il suono delle campa- ne, mi augurerei che non dimenticasse quanto scrit- to dal signor Rondina ( MC , aprile 2001). Giovanna Isacco Torino Più fiducia nel bene Le lettere di qualche ab- bonato sono come grida disperate: come se, dopo avere dato tutto, non si ri- cevesse nulla... Bisogna a- vere più fiducia nel fare il bene; credere che è l’unica soluzione per togliere le ingiustizie e creare una democrazia. «Non c’è be- ne che non si faccia!» dice uno scrittore tedesco. Solo con il buon esem- pio riusciremo ad educa- re; il resto lo dobbiamo accettare... Durante una predica ho sentito che un vero cattolico va contro corrente e io mi chiedo se abbiamo la forza necessa- ria... Vorrei che qualche lettore conoscesse i mis- sionari della Consolata un po’ più dal vero, per anda- re contro corrente. Flavio Azzolini Berlino (Germania) U na figlia mi ha suggerito l’abbo- namento alla vo- stra rivista. Ora vi dico grazie. Con i miei 85 anni, le re- lazioni si sono ridotte al- l’osso; mi resterebbe la te- levisione, ma sto imparan- do a farne a meno, tanto mi disgusta. Così il mio sguardo sul mondo passa attraverso la vostra bella rivista. Non sono andata molto a scuola (però ho fatto laureare i miei tre fi- gli); così apprezzo la sem- plicità con cui scrivete, le belle fotografie e, soprat- tutto, la carità con cui trat- tate tutti gli uomini e le donne del mondo. Un materno abbraccio a lei, caro direttore, e a tutta la redazione. Pia Montebelisciani Fermo (AP) Signora Pia, ricambia- mo confusi l’abbraccio... e riproduciamo in «ver- de» la sua lettera, perché ci carica di speranza. Da noi tutti grazie. IL BUON SAMARITANO NON È... COMUNISTA S u Missioni Consolata di gennaio 2002 leggo con amaro disappunto la lettera di G IANCARLO T ELLOLI , che strumentalizza in chiave marxista la pa- rabola del buon samaritano. Il direttore, sempre compiacente in questi casi, avrebbe dovuto avere il buon senso di non pubblicarla o farla seguire dal commento di un sacerdote preparato, che chiarisse la portata spirituale e temporale della parabola ben diversa da quanto scritto, che offende Nostro Si- gnore e ogni credente. Il signor Telloli ignora la storia (o finge di farlo). I comunisti Lenin, Stalin, Mao, Pol Pot, Milosevich... hanno tanto «amato» il prossimo da causare decine di milioni di vittime con i campi di concentramento e di «rieducazione» (iniziati da Lenin nel 1918, e con- tinuati da Stalin e da emulatori), lo sterminio di in- tere popolazioni, le fosse comuni, le deportazioni in Siberia (anche di sacerdoti e credenti), ecc. Esisto- no molteplici prove storiche inoppugnabili: basti pensare ad Arcipelago Gulag di A. Solzenicyn, alle opere dello studioso di statistica I. Kurgemov e ai documenti di molti altri. Mi fermo per non stimolare l’autoironia del di- rettore, che, alle domande dei lettori che inchioda- no vescovi, preti e fanatici o interessati esaltatori del marxismo, non risponde mai. Dove vuole arrivare? Ad una chiesa come quella di stato cinese o quella ortodossa di Mosca del pe- riodo comunista? Diventare così funzionari di par- tito e di chiesa con stipendio e pensione? Siamo in molti a sperare di meglio. Per la regola dell’alternanza, non sarebbe meglio che direttore e compagni lasciassero la redazione ad altri, per andare o ritornare nelle missioni? Con amore per la verità P IERO G ONELLA - T ORINO Al «buon samaritano... comunista» abbiamo rispo- sto su Missioni Consolata di aprile. Abbiamo riflettu- to un po’ sulla coerenza. Circa il nostro giudizio su Lenin, Stalin e Mao, for- se il lettore non ha avuto modo di leggere i nostri numeri monografici su Urss e Cina (ottobre 1988 e aprile 1981). Ci siamo pure ricordati di Pol Pot (a- prile 1983), dell’invasione sovietica dell’Afghanistan (dicembre 1989 e febbraio 2002) e dell’Est europeo (marzo 1990). Né abbiamo scordato Milosevich (lu- glio 1999). Ogni lettera (e sono tante) trova spazio , cui rispondiamo (talora) con poche righe. La ragione è semplice: lo spazio è ridotto e, pertanto, preferiamo lasciarlo il più possibile ai lettori, che tra l’altro dimo- strano di sapersi rispondere molto bene... Pienamente d’accordo sulla «regola dell’alternan- za»... E magari avessimo autoironia! Autoironia, che il martire inglese san Tommaso Moro (1477-1535), vittima del potere, chiedeva ogni giorno al Buon Dio come grazia.
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